Dopo Lorenzo De Grazia del Teramo, Stefano Antezza del Renate , Stefano Casarotto del Mestre e Davide Mondonico dell’AlbinoLeffe, il girone B di Serie B concede il pokerissimo con Filippo Lorenzo Sgarbi del Südtirol.
Nato a Varese il 29 dicembre 1997, Sgarbi è un difensore alla sua prima esperienza in un campionato professionistico dopo aver svolto la trafila delle giovanili con l’Inter (e una breve parentesi nel Vicenza). Centrale molto potente fisicamente ma dotato di una buona tecnica, ha collezionato finora 24 presenze con gli altoatesini di mister Paolo Zanetti.
Ciao Filippo. Innanzitutto presentati. Quali sono le tue caratteristiche tecniche e tattiche?
Ciao. Beh, sono un difensore centrale alto 1,91 m per 83 kg di peso. Il mio piede preferito è il destro. Considerate le mie caratteristiche fisiche, il gioco aereo è il mio punto di forza. Però allo stesso tempo sono veloce e non ho difficoltà ad arrivare sulle palle lunghe. Me la cavo discretamente anche nell’impostare il gioco da dietro, lanciando per i terzini o con passaggi filtranti per le mezzali. Ora sto giocando come libero in una difesa a tre. Ho il compito di coprire i miei compagni di reparto impegnati in marcatura e di impostare la trama di gioco.
Ora quindi stai giocando in una difesa a tre? Hai anche giocato in una difesa a quattro? E se sì, quali differenze hai trovato?
Nel corso della mia carriera ho anche giocato a quattro come centrale destro, anche se in qualche occasione ho giocato anche da mancino in una difesa a quattro e non è stato un problema. Penso non ci siano tante differenze tra una difesa a tre e una difesa a quattro. Basta adattarsi.
Si tratta della tua prima esperienza in un campionato professionistico. Che differenze stai notando con il settore giovanile?
Prima di tutto, la serietà dell’impegno. In un settore giovanile si è più spensierati e non si ha la pressione del risultato a tutti i costi. Nel calcio professionistico, invece, il risultato conta e bisogna essere concentrati anche sui dettagli. Ci si allena di più. Ad esempio, io svolgo 2 allenamenti di più a settimana rispetto al settore giovanile. Poi, nel settore giovanile il gruppo è formato da coetanei che hanno più o meno le stesse abitudini. In una squadra professionistica, ti ritrovi a confrontarti con un gruppo formato da gente più esperta. Vi sono differenze di età e di stili di vita e non è facile ambientarsi subito.
Quali allenatori sono stati importanti in questa prima parte della tua carriera?
Innanzitutto, Marco Gaburro che mi ha allenato la scorsa stagione alla Caronnese e mi ha aiutato molto a crescere calcisticamente. E poi il mio tecnico attuale Paolo Zanetti, che mi sta dando fiducia e mi sta dando tanti consigli. Lo devo ringraziare molto per questo.
A proposito di mister Zanetti. Si tratta di un tecnico che ha incominciato da poco questa carriera. La scarsa esperienza da questo punto di vista può essere uno svantaggio?
Il mister ha giocato per tanti anni in Serie A ad alti livelli. Non è assolutamente uno svantaggio la scarsa esperienza in panchina, anzi. Lui sa benissimo come gestire uno spogliatoio e sa quello che facciamo. Dal punto di vista tattico, prepara le partite alla perfezione, studiando gli avversari e lavorando tantissimo sulle giocate.
Sei cresciuto nel settore giovanile dell’Inter. Hai mai avuto occasioni di allenarti con la Prima Squadra? E, se sì, chi ti ha impressionato di più?
Sì, in qualche occasione mi sono allenato con la Prima Squadra. Mi ha impressionato Guarin per lo strapotere fisico. Mentre nel mio ruolo mi ha impressionato Vidić. Vero, nel momento dell’Inter era nella fase finale della sua carriera, ma ho potuto ammirare la sua esperienza e il suo saper difendere era di una caratura superiore.
A quale difensore attuale ti ispiri?
Mi piace molto Manolas della Roma. Si tratta di un difensore moderno e veloce e mi piacerebbe diventare come lui. Mi ci rivedo tanto.
Qual è il sogno da realizzare in carriera e qual è invece l’obiettivo più immediatamente realizzabile?
Per quanto riguarda la seconda parte della domanda, io lavoro anno per anno. La stagione scorsa ero in Serie D, adesso sono in C, mi piacerebbe proseguire la scalata e il prossimo anno ritrovarmi in Serie B. Come sogno, spero di giocare con la Nazionale il Mondiale in Qatar nel 2022. Cercherò di impegnarmi anno dopo anno. Se non dovessi farcela, perlomeno non avrò rimpianti.
C’e qualche elemento della tua squadra già pronto per il salto di categoria?
Faccio il nome di Martin Erlic, è un difensore del 1998. Ed è molto bravo. Ha tutte le potenzialità e le possibilità per salire di categoria.
L’obiettivo di quest’anno del Südtirol? Playoff e poi?
Beh, centriamoli prima i playoff. La classifica è corta, non sarà facile. Poi, una volta arrivati ce la giocheremo con le altre. Siamo organizzati, difficile che una squadra ci metta sotto.
Come vi state preparando fisicamente alla fase post-campionato?
Noi stiamo lavorando molto e siamo abituati a lavorare tanto dal punto di vista fisico, infatti non abbiamo mai avuto infortunati. Nell’ultimo mese abbiamo avuto due settimane di sosta e abbiamo caricato molto in questo periodo. Ci stiamo preparando in maniera da stare bene durante i playoff.
Il Padova è già in Serie B o la Reggiana può riaprire i giochi?
Teoricamente, la Reggiana potrebbe combattere con il Padova ma i punti di distacco sono tanti e gli emiliani hanno perso un’occasione di ridurre le distanze in questo week-end pareggiando. Sarà solo questione di tempo e il Padova porterà a casa la promozione.
Quale squadra ti ha più impressionato?
All’andata, la Reggiana ci ha messo in difficoltà, soprattutto a livello di gioco. Al ritorno, mi ha ben impressionato anche la Feralpisalò.
Quale attaccante ti ha invece messo più in difficoltà?
In generale, sono stati gli attaccanti del Padova. Nella gara che abbiamo pareggiato 1-1 contro di loro, in mezza occasione hanno segnato. Contro di loro c’è voluta più concentrazione e attenzione.
Torniamo a parlare di te. Hai scelto il numero 2 per qualche motivazione particolare?
Capisco che in generale è un numero più da “terzino” che da centrale. Mi piaceva, era libero e me lo sono preso, ma senza alcuna motivazione particolare.
Come ti trovi a Bolzano? I tifosi sono vicini alla squadra?
Mi trovo molto bene a Bolzano. L’ambiente è organizzato, i servizi sono ottimali. Abbiamo un centro sportivo al top. I tifosi ci tengono molto alla squadra. Certo, non siamo ai livelli come numero di persone di Reggiana, Triestina e Vicenza ma sono passionali.
E come va col tedesco?
Su quello sono un po’ in difficoltà. Anche i miei compagni fanno fatica (ride, ndr).
Domenica scorsa col Renate hai sfiorato quella che sarebbe stata la tua prima rete da professionista. Ti pesa il fatto di essere ancora “a secco” e hai già pensato come esultare quando segnerai il tuo primo gol?
So di dover lavorare sotto questo punto di vista perché segnare aiuta anche un difensore a farsi conoscere. Non ho un’esultanza nel cassetto, penso che improvviserò. Però già posso dire fin da ora ce dedicherò il gol alla mia famiglia, che mi supporta fin dall’inizio della mia carriera e viene spesso a vedermi giocare.