Tutti contro SuperMario. Come sempre
Non ho mai fatto parte del partito della “critica a prescindere”, non sono mai stato un detrattore a tutti i costi. In nessun ambito, figuriamoci il calcio. Secondo me un calciatore va valutato innanzitutto per ciò che combina in campo. Poi è chiaro, anche i comportamenti al di fuori del rettangolo di gioco sono importanti. Ma il primo metro di giudizio deve essere il campo.
Ieri, durante l’intervallo di una partita della Viareggio Cup, ho assistito a una discussione tra più persone. Argomento: Mario Balotelli. “Se lo fanno tornare in Nazionale è la volta buona che non tifo più per l’Italia” affermava uno. “Hai ragione, quello lì ha fatto solo danni a giro per il mondo” ha sentenziato un altro. “Io lo farei andare a lavorare in fabbrica” ha chiosato un terzo esperto. Che Mario Balotelli sia personaggio discusso e discutibile non c’è dubbio. È stato lo stesso calciatore, in passato, con certi suoi atteggiamenti, ad auto-etichettarsi così. E che sia un talento inespresso, uno che aveva tutti i mezzi per sfondare e per diventare un campione, è verissimo. L’attaccante del Nizza fa probabilmente parte di quella schiera per i quali giocatori, una volta smesso con il calcio, diremmo “avrebbe potuto, ma…”. Ha quasi 28 anni ma di lui si ricordano più le scorribande extra calcistiche o gli scatti d’ira in campo che le giocate sopraffine. E lui ci ha messo sicuramente del suo.
Quando l’Italia lasciò miseramente il Mondiale 2014 al girone eliminatorio Balotelli finì per primo sul banco degli imputati. Anzi, diventò – insieme a Prandelli – l’unico capro espiatorio della debacle. Fu lasciato solo dai suoi stessi compagni (Buffon puntò il dito contro SuperMario dicendo “In campo si vede chi c’è. E chi non c’è non c’è”) e da quel momento non vide più la Nazionale. Di acqua sotto i ponti ne è passata tanta, da quell’estate. L’Italia ha fatto un buon Europeo ma è rimasta incredibilmente fuori da Russia 2018. Il centravanti cresciuto nell’Inter ha giocato nuovamente nel Milan, dopo essere transitato – con poche fortune – al Liverpool. E poi è sbarcato a Nizza, dove in due stagioni con la maglia rossonera ha totalizzato 29 reti su 43 incontri ufficiali. In Francia Balotelli si è ritrovato, diventando imprescindibile negli schemi della sua squadra. Siamo d’accordo: il Nizza non è una squadra di primo piano e il campionato francese forse non è all’altezza di quello italiano o inglese. Ma il cambio di passo di SuperMario è stato notevole.
Ora, io non so se Balotelli sia meritevole di una seconda chance con la maglia azzurra. Ci sono anche altri attaccanti (ad esempio Giovinco) che, pur segnando molto all’estero, non vengono presi in considerazione. E, volenti o nolenti, abbiamo ancora negli occhi le sue stupidate. Ma per una volta vogliamo lasciare la critica a tutti i costi? Per una volta, possiamo valutare Balotelli in base a quello che sta facendo sul campo? Qui non è un discorso di “Nazionale sì, Nazionale no”. A verificare se sia ancora utile alla causa azzurra ci penseranno Di Biagio e il suo successore sulla panchina. Noi italiani, in questo preciso istante, possiamo fare solo una cosa: mettere da parte la miopia di chi parte prevenuto ed esprimere un giudizio equilibrato, in base a ciò che fa sul campo. Non mi sembra un esercizio di così difficile sforzo.