“Strade Bianche” 2018, edizione numero 12. Ordine d’arrivo: Benoot, Bardet, Van Aert, Valverde, Visconti, Power, Štybar, Sagan, Serry, Mühlberger. L’appassionato di ciclismo che per suoi motivi non ha potuto assistere alla gara, dà un’occhiata veloce alla “top 10” e pensa: “Ok, ci sono tutti i favoriti della viglia. Benoot è una mezza sorpresa ma è uno che ci sta, dato che è un passistone adatto a questa corsa. Van Aert, il Campione del Mondo di ciclocross, poteva essere protagonista e lo è stato. Valverde e Visconti sono due cagnacci che non mollano mai su ogni terreno. Štybar e Sagan sempre presenti anche se lontani dal vincitore…“. Poi cambia la pagina web, ma dopo un secondo torna indietro. “Aspetta, fammi controllare. Ma ho letto bene?”, si interroga lo stupito appassionato. “Bardet secondo? Che cosa ci fa Bardet al secondo posto di una “Strade Bianche””?, pensa.
Eh sì, perché la vera sorpresa della corsa degli sterrati senesi disputatasi sabato scorso è il 27enne francese che tutti conoscono per le sue abilità di grande scalatore (e di spericolato discesista), ma certo fisicamente parlando poco propenso nel pedalare di pura potenza come si dovrebbe fare quando si conduce la bicicletta fuori dall’asfalto. Poi però pensi al Tour de France, la corsa dove Bardet ha già lasciato il segno con tre successi parziali e due podi con il 2/o posto nel 2016 e il 3/o nel 2017. E pensi che la “Grande Boucle” edizione 2018 presenta la 9/a tappa, la Arras-Roubaix di 154 chilometri. Una frazione che, in onore alla sua città d’arrivo tempio della classica ciclistica più difficile del calendario (tant’è vero che è soprannominata l'”Inferno del Nord”) presenta ben 21,7 chilometri di pavè. 21,7 chilometri dove non si pedalerà sull’asfalto ma su pietre. Pietre portatrici di polvere se vi sarà il sole, distributrici di fango se pioverà. Pietre dove inevitabilmente il gruppo si spaccherà, con gli specialisti che meneranno a tutta e i meno avvezzi che cercheranno solamente di rimanere in sella. I minuti voleranno quanto e più di un tappone alpino e pirenaico e qualcuno dei “big” lì lascerà i sogni di gloria. Il buon Bardet lo sa bene. E quindi ieri ha già dato un saggio di come si sia migliorato nel “fuoristrada”. Nel 2014, Nibali costrui la vittoria del suo Tour proprio sul pavé. Bardet ieri ha fatto capire come abbia tutta l’intenzione di imitarlo.