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Top Class – Hamšik cavalca la slavina, Milinković offre grappa al rifugio

L’emergenza maltempo (che ancora dà lustro al flagello Burian) doveva mettere a dura prova contese e giocate. Torino a parte, previsioni saltate. Il vento gelido delle steppe russe congela la vanità di Zapata a Marassi mentre a Sassuolo mette in ghiaccio il successo laziale soffiando talento serbo-brasiliano. Transitando per la Capitale, coglie dunque impreparati trasporti e romanisti: lo scavo di Calabria ad Alisson è un traforo rossonero nel massiccio giallorosso, che pone Di Francesco sull’orlo di un precipizio e Gattuso all’alba di un nuovo inizio.

‘Buriando sfilando’. La morsa del gelo imbianca Napoli stendendo un “white carpet” alla troupe sarriana di ritorno da Cagliari. In passerella capitan Hamšik, bizzarro ambasciatore dell’intero undici che ha partecipato al tre a zero. La slavina parte da lontano (Reina e dintorni), prende velocità a centrocampo sul “rotondo” controllo volante di Mertens – aggancio uncinato e no look di spalle – e infine travolge gli avversari sul triangolo aperto (con Insigne) e chiuso all’incrocio da Hamšik: ‘fare diplomatico’ per lo slovacco, dall’interno sinistro tagliente come il ghiaccio.

‘Buriando al rifugio’. A Sassuolo il vento degli Urali spira talento multietnico dal dialetto “skills e tricks”. Gli assist di Felipe Anderson sono due palle di neve avvelenate di magia verde-oro mentre il piazzato di Milinković-Savić sa di grappa pregiata da sorseggiare in ritirata: il destro a giro dal limite – benché manchi l’incrocio perfetto – è invecchiato in botte di legno, con gradazione che stordisce Consigli.

‘Buriando si impara’. A non dar retta all’inganno della balistica ma a prestar fede alle parole; quelle di Zapata, al caldo negli spogliatoi di Marassi dopo Sampdoria-Udinese (2-1): “era un cross per Quagliarella”. Le basse temperature congelano il siero delle vanità, in circolo nella progressione della punta colombiana, e fissano la realtà tecnica. Il coast to coast attraversa i due poli: lo slancio dell’ultimo allungo è tanto concreto nel tocco sulla sfera, quanto ‘astratto’ il sinistro che la manda all’incrocio.