Ciro il Grande
Ventitré gol in ventitré partite di campionato giocate potrebbero bastare a spiegare quella che è la miglior stagione della carriera di Ciro Immobile, considerando anche che un certo Lionel Messi ne ha segnati finora ventidue. Influenza che l’attaccante di Torre Annunziata ha sul collettivo e sul gioco della Lazio va oltre alla vena realizzativa. Ci sono infatti anche rigori guadagnati e trasformati, espulsioni procurate, un ritrovato altruismo e una leadership importante. Il tutto in piena simbiosi con un allenatore, Simone Inzaghi, che ha saputo metterlo nelle condizioni perfette per rendere al meglio.
L’ultimo italiano a vincere la Scarpa d’Oro fu Francesco Totti, quando realizzò ventisei gol nella Roma. Da quel momento in poi i numeri si sono impennati, basti vedere come nelle ultime tre stagioni Ronaldo, Suárez e Messi l’abbiano vinta rispettivamente con quarantotto, quaranta e trentasette reti. Già il fatto di essere in lotta con questi fenomeni è quindi un grande traguardo.
Consideriamo anche che prendendo in esame tutte le competizioni la media di immobile rimane invariata: sono infatti trentadue gol in altrettante partite, per una media che si conferma essere di una rete a incontro.
Oltre che tecnicamente, nelle ultime due stagioni il salto di qualità di Immobile è stato evidente sia dal punto di vista mentale che da quello fisico. Per la prima volta il centravanti della Lazio ha infatti trovato stabilità giocando per la seconda stagione consecutiva con la stessa maglia. Questo gli ha dato più responsabilità, portandolo a diventare uno degli uomini spogliatoio tra i biancocelesti. A ventotto anni Immobile ha capito di dover rappresentare una squadra importante diventando un faro nella corsa nella qualificazione in Champions League in campionato e in quella verso la conquista dell’Europa League.
Quest’anno Immobile ha più libertà di spaziare sul fronte offensivo e in campo aperto riesce a essere devastante per le difese avversarie scegliendo sempre i tempi giusti per inserirsi, con o senza pallone. Nel rapporto con lo spazio,l’attaccante campano è il miglior attaccante della Serie A perché riesce a capire come correre e come concludere quando ancora deve ricevere il passaggio o il lancio del centrocampista (spesso uno tra Milinković-Savić, Luis Alberto e ora anche Felipe Anderson). Questa qualità gli consente spesso di bruciare il diretto avversario, cosa successa anche giovedì in Europa League contro i malcapitati difensori dell’FCSB. E tutto questo anche grazie a una strapotere fisico mai avuto prima d’ora in questi termini.
Chiudiamo facendo un excursus storico su un omonimo dell’attaccante laziale. Parliamo infatti di Ciro il Grande, che fu fondatore del primo grande impero persiano e, grazie a numerose conquiste, gettò le basi per quello che diventerà uno dei più vasti regni della storia. La sua caratteristica migliore fu quella di saper cogliere il momento giusto per agire facendo la scelta migliore. Come l’imperatore persiano, ora Immobile è nel miglior momento della sua carriera e possiamo dire che con la Lazio abbia fatto la scelta giusta. Per sancire la costruzione di una grande “dinastia” biancoceleste e completare il paragone con il suo celebre omonimo non resta che realizzare l’obiettivo: riportare i capitolini in Champions League.