Dalla prima alla sesta. Sei cambi di rapporto, sei velocità diverse, sei protagonisti e sei chiavi di lettura.
1) La vendetta di Neuville. Se è vero che la vendetta migliore è un piatto che va servito freddo, allora quella di Thierry contro la sfortuna non poteva scegliere temperature più adatte. A poco più di un anno dal “suicidio sportivo” alla speciale di Karlstad 2 (meno di 2km di lunghezza) che gli costò la vittoria nel rally svedese la scorsa stagione, ecco una gara condotta sia con la solita e brillante spregiudicatezza, volante alla mano, ma anche con un’inaspettata ma accademica gestione mentale. Al comando per quasi tutto il weekend, settima vittoria in carriera, prima
stagionale oltre che prima in assoluto in terra scandinava. Ma soprattutto primo posto del mondiale conquistato e la convinzione che questa, necessariamente, sia la strada giusta per diventare grandi.
4) Toyota da rivedere. Dopo aver portato due auto sul podio finale di Montecarlo e considerando che esattamente un anno fa, in Svezia, Latvala conquistava la sua prima, e fin qui anche unica, vittoria al volante della Yaris WRC, era più che ragionevole attendersi qualcosa di più. Ed invece a consegnare gli unici sorrisi nel box giapponese ci ha pensato, inaspettatamente e soprattutto, Esapekka Lappi. Il giovane classe ’91 chiude in quarta posizione e si concede anche il lusso di battere tutti nella Power Stage finale. Tanak parte alla grande, vince complessivamente cinque speciali (tante quanto Neuville ndr), ma a causa di alcuni passaggi a vuoto non finisce oltre la nona posizione a quasi quattro minuti dal primo posto. Due gradini sopra, settimo, ecco un Latvala tornato mestamente nell’ombra dopo l’ottima gara d’esordio. Si aspettano,sicuramente, week end migliori.
5) Ogier sta a guardare. Per dare una dimensione, strettamente numerica, di quanto il Rally di Svezia rappresenti il peggior capitolo della storia d’amore fin qui vissuta tra il cinque volte iridato e M-Sport Team, basti calcolare che in poco più di un anno e un complessivo di quindici gare all’attivo questa è l’unica, ritiro in Finlandia a parte, in cui la Fiesta di Sebastien finisce oltre la quinta posizione. E soltanto il quinto rally, Finlandia compreso, in cui il campionissimo di Gap si accomoda fuori dal podio da quando è alla corte di Malcolm Wilson. Un passaggio a vuoto ed un
decimo posto possono succedere di tanto in tanto, per carità. Ed anche l’ottavo casella occupata dal compagno di team Suninen sottoscrive le difficoltà evidenziate, per tutta la squadra, dalla neve svedese. Il problema è che gli avversari quest’anno sembrano correre più del solito, e vedere
Ogier così lontano fa, naturalmente, un certo effetto.
6) Katsuta, garantisce Tommi. Pilota classe ’93 da tratti, sorrisi ed abitudini contagiosamente orientali. A far parlare in Svezia, però, è stato soprattutto il talento di questo giovane samurai delle quattro ruote su cui una leggenda come Tommi Makinen scommette da ormai un paio di stagioni. Dieci prove speciali vinte con la sua Ford Fiesta R5 su diciannove complessive, e primo posto finale nella tappa WRC 2 davanti al campione del mondo in carica Pontus Tidemand ed una schiera di Skoda Fabia. Il tutto gommato Pirelli. Mica male per il giovane Takamoto, al primo vero assolo importante della sua giovane carriera dopo il terzo posto, sempre WRC2, al Rally di Sardegna 2017 e qualche apparizione, al volante della Fiesta R2, anche sulle strade del Campionato Italiano. Il futuro è dalla sua e l’Italia, apparentemente, sembra portargli bene.