Il Sass da Pigna (nella foto), forte d’artiglieria super segreto costruito tra le montagne del Passo del Gottardo, nel corso del secondo conflitto mondiale (e, in seguito, ammodernato per le esigenze dei conflitti moderni), era considerato imprendibile: come la difesa del Lugano dall’inizio del girone di ritorno. Neppure una rete subita dai bianconeri, nelle ultime quattro partite.
Per trovare una rete in trasferta subita dai ticinesi, dobbiamo addirittura tornare indietro sino alla 14/a giornata, a Thun: era il 5 novembre dello scorso anno. Insomma, nonostante quella bianconera non sia la difesa meno battuta del torneo, riuscire a rimanere così tante partite senza subire reti, in un torneo come quello elvetico (dove si segnano mediamente 3 gol a incontro, e dove il risultato è reti bianche è una rarità, tanto da essersi verificato finora in sole 4 occasioni) è senza dubbio un gran bel segnale.
Il resto è la conferma di quello che avevamo visto la scorsa settimana, ma con di fronte una squadra di qualità superiore, nonostante i problemi d’inserimento dei nuovi arrivati, che Yakin ha lamentato a fine partita, parlando con gli inviati del Blick. I ticinesi (che incontravano i tigurini per la quarta volta in stagione, tra campionato e Coppa), hanno saputo tenere agevolmente il campo nella prima parte dell’incontro, quando gli avversari hanno tentato di far loro male. Poi hanno alzato il baricentro del gioco, cercando degli spazi nello schieramento avversario: nella prima occasione, Mariani ha messo fuori. Nella seconda, con un’azione fotocopia, sempre ispirata da un Gerndt in momento di grazia, il centrocampista originario di Zurigo ha invece insaccato.
La ripresa ha mostrato una squadra quadrata, capace di difendersi con efficacia e di ripartire. I bianconeri sono mancati un pochino in fase di finalizzazione; tuttavia, come osservava Tami a fine partita, i ticinesi sono andati più vicino al secondo gol di quanto gli avversari al pareggio, concedendo pochissimo al Grasshopper; la circostanza è stata ammessa, a fine partita, anche dal tecnico dei tigurini, che non ha avuto molto da recriminare rispetto alla sconfitta.
Insomma, le prospettive future appaiono decisamente interessanti. Con l’innesto di Janko, nelle prossime settimane, il Lugano dovrebbe acquistare anche quella maggiore concretezza che, oggi, è il punto debole della compagine sottocenerina. Il torneo è ancora lungo, e i prossimi impegni saranno piuttosto complicati: la trasferta a San Gallo domenica prossima, con i Brodisti reduci dalla bella vittoria di Basilea (mancherà Sabbatini per squalifica), e poi la sfida casalinga alla lanciatissima capolista Young Boys, domenica 4 marzo. Certo, la squadra ticinese ha già dimostrato molto: tuttavia, queste due sfide (una trasferta su un campo difficile senza un giocatore chiave, e la sfida alla più forte e continua del campionato) daranno l’esatta misura di dove possono arrivare Tami e i suoi ragazzi.
Il tecnico, ieri sera, ha ipotizzato un cambio di modulo per poter consentire a Janko di sfruttare al meglio le proprie qualità, che sono il colpo di testa e la capacità di finalizzare le seconde palle: insomma, potremmo magari vedere il Lugano giocare con un 3-5-2, con gli esterni in gradi di mettere in area palloni importanti per il centravanti austriaco. Inoltre, una menzine speciale per Amuzie: il giovane nigeriano, in prestito dalla Sampdoria, nonostante l’inizio di stagione zoppicante, ieri sera ha fatto bene. Qualche sbavatura, certo (senza conseguenze grazie all’aiuto dei compagni), alle quali hanno fatto però da contraltare un paio di salvataggi notevoli a fine partita. Insomma, un’altra freccia all’arco del tecnico originario di Clusone.
Infine, le dolenti note: il pubblico. Francamente, pensiamo che sia davvero un peccato che venga così poca gente allo stadio. Il presidente Renzetti, a fine partita, ha così commentato: “La stadio non invoglia; inoltre, oggi alle 17, c’era anche il derby di basket Lugano-Massagno. Le alternative sono tante… però, credo siano anche scuse puerili. Il nostro obiettivo è vincere gli incontri, non riempire lo stadio: non possiamo fare di più per convincere la gente a venire a vedere le partite. I risultati? Sono i frutti del lavoro svolto dai ragazzi e da Tami, che è stato bravo anche a costruirsi lo staff, e della società che ha creduto in lui e nelle persone delle quali si è voluto circondare. Il primo obbiettivo è il mantenimento della categoria; però, ovviamente, non è vietato sognare.”