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Tutte le facce del “vento olimpico”…

Immagine tratta dalla Pagina Ufficiale Facebook del Comitato Olimpico Nazionale Italiano

Una sola parola al comando. Ci perdonerà da Lassù una leggenda del giornalismo sportivo come Mario Ferretti per esserci appropriati della sua storica affermazione dedicata a Fausto Coppi. Ma, dopo una settimana di gare ai Giochi Olimpici Invernali di PyeongChang 2018, tra i tanti vocaboli pronunciati, scritti, letti, sussurrati, ve ne è uno che spicca di gran lunga. Ed è “vento”. Un primato dovuto alle diverse sfaccettature collegata a questa semplicissima ma variegata espressione di cinque lettere.

Innanzitutto, quella più comune. Il significato meteorologico di movimento d’aria atmosferica da una zona d’alta a bassa pressione. E che finora ha provocato lo sconvolgimento del programma dello sci alpino. Si è “salvata” solo la combinata maschile, mentre sono state rinviate sia lo slalom che il gigante femminile e la discesa femminile. Con il rischio che, se dovesse perdurare il vento nell’area di Jeongseon, alcuni titoli della disciplina Regina delle Olimpiadi Invernali potrebbero, clamorosamente e storicamente (sarebbe infatti la prima volta), non essere assegnati. Una situazione che potrebbe scatenare un vento di bufera nel Comitato Internazionale Olimpico. Perché nel caso – e sarebbe anche ora – la logistica e la fattibilità degli eventi sportivi potrebbero tornare a prevalere sui meri interessi economici nelle future assegnazioni della rassegna a cinque cerchi.

Poi, anche se sembra paradossale considerando che la temperatura media di PyeongChang in questi giorni oscilla tra i -15° e i -10°, il vento di disgelo che soffia tra le due Coree. La sfilata assieme nella cerimonia d’apertura, la Nazionale unica nel torneo di Hockey sul ghiaccio femminile, la stretta di mano tra il Presidente sudcoreano Moon Jae-in e la sorella del dittatore nordcoreano Kim Jong-un con l’invito di quest’ultima a visitare Pyongyang. Elementi positivi che spazzano via il vento di conflitti e di dolore che poteva divenire impetuoso da un momento all’altro. Con la speranza di ognuno che non si tratti solo di una flebile “brezza olimpica” ma un’infinita tramontana di pace.

Vento, come vento nuovo. Un vento che doveva scacciare lo “0” alla voce “ori” nel medagliere in casa Italia, secondo le intenzione del Presidente del Coni Giovanni Malagò. Ebbene, il vento nuovo sta spirando. Un vento proveniente dalla Valtellina. Là, dove Arianna Fontana è nata. Là, dove Arianna Fontana è cresciuta come atleta. Là, dove festeggerà l’oro olimpico vinto nei 500 metri. Un alloro che completa la collezione di un argento e quattro bronzi portati a casa tra Torino 2006, Vancouver 2010 e Sochi 2014.

Ma in generale, tutta la comitiva italiana è attraversata da un vento “a favore”. Oltre l’oro della Fontana, l’argento di Pellegrino nello sci di fondo sprint e il bronzo di Windisch nel biathlon. Malagò ci crede, l’obiettivo della doppia cifra in zona medaglie è possibile. Vero, queste sono le Olimpiadi della neve. Ma piano piano stanno diventando le Olimpiadi del vento. E allora, sia vento azzurro.