Partito con grandi ambizioni, con i preliminari di Europa League da giocare e il sogno di contendere, ai rivali del Basilea, il primo posto in campionato, il Sion di Constantin si ritrova invece, dopo tre giornate del girone di ritorno, all’ultimo posto in graduatoria: 17 punti, 7 di distacco dal Thun al nono posto e, dopo la sconfitta di sabato a Lugano, con il non invidiabile filotto di 5 partite perse consecutive.
L’arrivo, in panchina, la scorsa settimana, dell’esperto Maurizio Jacobacci, buon conoscitore del calcio svizzero, non ha dato, finora (e, del resto, probabilmente non poteva), la scossa necessaria. Davanti ai nostri occhi, sabato sera, ha giocato una squadra con individualità non banali (Angha migliore in campo per i vallesani secondo noi, con Cümart dietro che ha sbagliato pochi palloni, anche se non è riuscito a chiudere con efficacia in occasione dell’azione che ha portato al gol, risultato decisivo, di Gerndt). Tuttavia, attualmente, come si dice, il gruppo sembra essere ancora “senza un’anima.”
Il lavoro, per il nuovo tecnico Jacobacci, è complesso. Quella che serve ai biancorossi è, prima di tutto, un’idea di gioco. Si è passati da Tramezzani, italianista e difensivista, a Gabri, di scuola catalana e, di conseguenza, più portato al possesso palla. Serve, ora, trovare un modulo che consenta alla squadra di ritrovare fiducia e, soprattutto risultati: davanti, infatti, le altre corrono. A parte il San Gallo, che deve registrare la difesa, ma che appare tutto sommato solido e con un buon tasso qualitativo, e il Losanna che, dalla ripresa, non hanno raccolto neppure un punto (ma con i romandi che appaiono attrezzati per fare un buon girone di ritorno, non appena Celestini avrà inserito i nuovi arrivati), Grasshopper, Thun (e, soprattutto, Lucerna e Lugano) hanno mosso la classifica.
Vero che, in Svizzera, c’è molto equilibrio, e con un mese positivo le cose possono cambiare: tuttavia, la stagione del Sion assomiglia, in modo preoccupante, a quella dello Zurigo del 2015/16. L’epilogo (ce lo ricordiamo tutti) fu la retrocessione della squadra tigurina la quale, in estate, aveva disputato i preliminari di Europa League, proprio come i vallesani quest’anno. Coincidenze, certo: però, la situazione della squadra biancorossa è oggettivamente difficile. Più che altro, manca la squadra predestinata, come poteva esserlo il Vaduz lo scorso anno.
Molto francamente, abbiamo meno dubbi sulla squadra che vincerà il campionato, rispetto a quella che retrocederà. Continuiamo, nonostante tutto, a pensare che i vallesani abbiano la possibilità di riprendersi, facendo un filotto di risultati favorevoli che permetterebbe loro di risalire la graduatoria: ci sono ancora 45 punti in palio, in fondo. Se dovesse accadere, e se il Sion rientrerà in gruppo, la retrocessione si deciderà sul filo di lana: e domenica, il derby al Tourbillon con il Losanna è l’occasione giusta per ripartire, per stimoli e ambiente. Se ciò dovesse avvenire, dal Lugano in giù, potrebbe toccare a chiunque.
Per Jacobacci sarà veramente dura risalire la china. Il tecnico italiano, sabato sera, al Blick, dopo la partita con il Lugano, ha dichiarato: “La squadra non è mai stata scoraggiata, e ha lottato fino in fondo per ottenere il risultato positivo, e abbiamo preso il gol per una palla persa malamente a centrocampo. C’è un fallo da rigore su Adryan? Non saprei dirlo, da dov’ero io non si vede bene. Ho visto un gruppo che ha lavorato e corso, ma che non è stato in grado di concludere pericolosamente, anche se i giocatori cercano di aiutarsi a vicenda. Ora, bisognerà recuperare convinzione e fiducia nei propri mezzi.”
Il presidente Constantin è preoccupato. Gravato da una squalifica per i fatti di Cornaredo, nel girone d’andata, il massimo dirigente vallesano ha seguito comunque la squadra in Ticino, stando ovviamente lontano dallo stadio. “La speranza? Cos’è? No, non ho più speranza” ha dichiarato, nei giorni scorsi, sempre al Blick. “La prima parte di stagione è stata pessima. La seconda migliore, ma insufficiente a livello di risultati. Purtroppo perdiamo spesso di misura: è accaduto in quattro delle ultime partite. Senza di me allo stadio, finiremo per retrocedere. Mi auguro un giudizio sospensivo da parte del Tribunale sportivo internazionale. Se ottenessi l’effetto sospensivo della mia squalifica, qualcosa potrebbe cambiare.” ha poi aggiunto, per poi concludere: “I numeri sono evidenti. Quando sono allo stadio, la squadra gioca con più grinta.”