Right here, right now: Rumble da dimenticare. Takeover sempre over
Sono state giornate molto fitte a livello di wrestling targato WWE, si va spediti verso Wrestlemania. La Royal Rumble è ormai agli archivi, un appuntamento molto atteso e, a mio modesto parere, senz’altro deludente rispetto alle aspettative e alla fama di uno degli eventi principali di ogni annata, probabilmente il più prestigioso dopo lo show degli immortali.
Alcuni match già mal impostati (quando mai si era visto un match 2 vs 1 con in palio un titolo, ancora più grave se si tratta della cintura WWE…), lo slogan “ora o mai più” da me lanciato nel precedente editoriale è andato a farsi benedire con Strowman che domina ovunque ma non porta a casa l’unica cosa che conta, il titolo. Deludente anche la sfida per le cinture tag – team, ok l’infortunio di Jason Jordan, ma probabilmente i bookers avrebbero avuto tempo e modo per ideare qualcosa di più stuzzicante e sorprendente rispetto ad un handicap match.
La rissa reale a 30 uomini rappresenta da sempre il piatto principale della serata, invece non ha fatto altro che confermare il mediocre livello complessivo dello show. Pochi i colpi di scena (fatta eccezione per l’eliminazione di Rollins ad opera di Reigns), limitate le nuove storylines, altrettante le sorprese con Rey Mysterio unica gradita eccezione. Troppa gente di medio – basso livello, ingressi incomprensibili andati a bruciare spazi di rilievo a talenti in rampa di lancio, oppure a leggende meritevoli di una chance di un certo spessore, oltre al mancato premio per Finn Balor, il più meritevole ai fini del successo finale.
Avrebbe dovuto essere un contorno la Rumble femminile, anche se il posizionamento come main event era un chiaro segnale dell’importanza che la WWE desiderava assegnare al primo match nella storia dove erano coinvolte ben 30 volti della categoria femminile. Qui sì ci sono stati ritorni di un certo rilievo, un paio di duelli all’altezza della situazione sia tra protagoniste dell’attualità che in un confronto tra passato e presente. Magari niente di eccezionale per gli appassionati di vecchia mentalità che non attribuiscono il valore che merita alla divisione femminile, invece a mio parere tra i pochi motivi che hanno evitato un’insufficienza ben peggiore all’intero show.
A Raw The Miz ha prolungato la durata del suo ottavo regno da campione intercontinentale, difendendosi in qualsiasi modo dall’assalto di Roman Reigns. Decisiva la furbizia dell’Awesome nel capitalizzare al meglio le interferenze di Curtis Axel e Bo Dallas. The Mix è destinato a consolidare il suo ruolo di star di primissimo piano nello show principale, il Mastino potrebbe tornare a concentrare le proprie attenzioni verso la cintura massima, magari andando a staccare un pass per l’Elimination Chamber, perchè no.
Il match che ha strappato applausi a scena aperta nell’ultimo Raw è stato certamente quello femminile, con Sasha Banks che le ha provate tutte per porre fine all’imbattibilità di Asuka, andandoci vicina in diverse occasioni, ma la nipponica è riuscita a prevalere, proprio facendo leva sulle prese di sottomissione, l’arma più utilizzata alla quale si erano riposte le speranze della Boss. Nel frattempo Stephanie ha preannunciato l’organizzazione del primo Elimination Chamber femminile, una tipologia di match spesso cruento, nel quale il wrestling femminile dovrà dare l’ennesima prova di resistenza, resistenza al dolore e follia nell’andare oltre le umane possibilità.
A Smackdown piuttosto scontata da parte di Rusev l’acquisizione dello status di primo sfidante al titolo USA detenuto da Roode. Il Rusev Day sta spopolando in tutti gli States, talvolta ci risulta difficile comprendere le motivazioni che spingono il pubblico americano ad alimentare certi fenomeni mediatici, determinate mode nate quasi per caso ma destinate talvolta a cambiare le carriere di personaggi e ahimè atleti. Tornando al livello lottato si tratta di una sfida caratterizzata da grande equilibrio, nella quale l’esperienza, la capacità di sfruttare il minimo errore dell’avversario del campione in carica vanno ad affrontare la potenza e il raro dinamismo di un wrestler possente.
La delusione Rumble viene compensata eccome dallo straordinario prodotto garantito come sempre da NXT. Il Takeover Philadelphia ha offerto match di elevatissima qualità, il pubblico si è alzato più volte dalle sedie per attribuire grandi attestati di stima alle mosse acrobatiche, tecniche e talvolta violente messe a segno da protagonisti nel quadrato. Il match con regole estreme tra Aleister Black e Adam Cole è stato uno dei piatti forti della serata. A prescindere dalle interferenze degli altri membri dell’Undisputed Era e dei Sanity, la sfida è rimasta sui giusti binari, non venendo alterata alla radice. L’utilizzo di oggetti ha innalzato il livello di violenza e al tempo stesso dello spettacolo e in ogni incontro che passa ci convinciamo sempre più di aver trovato in Aleister Black un wrestler, un personaggio in grado davvero di spaccare anche negli show principali.
Non esce sicuramente ridimensionato Adam Cole, può fare strada, anche se probabilmente alcuni interventi, ad esempio a livello di potenziamento fisico, appaiono necessari. Era elevata l’attesa anche per la sfida con in palio il titolo NXT. Johnny Gargano ha fatto ricorso all’intero bagaglio di mosse a propria disposizione, alla fine Cien Almas ha avuto la meglio al termine di una sfida semplicemente sensazionale. Abbiamo ammirato lo spot di tecnica, acrobazia, continui capovolgimenti di fronte, prese di sottomissione. Il lottatore messicano ha dovuto applicare la finisher stavolta in sospensione sulle corde per chiudere definitivamente la sfida, andando oltre i limiti dopo che nemmeno l’interferenza di Zelina Vega si era rivelata determinante.
Concludo lasciando il giusto spazio al match andato in onda nell’ultimo taping di NXT per lo status di primo sfidante al titolo del Regno Unito. Tyler Bate e Roderick Strong si sono resi protagonisti di un match sensazionale, potenzialmente in grado di venir inserito tra i migliori match dell’annata. Qui il “This is awesome” era stragiustificato, ritmi elevatissimi, continue botte e risposte, ottime difese, immediati e nuovi attacchi per prevalere sull’avversario. Alla fine è uscito vincitore lo specialista degli spezzaschiena, desideroso di alzare al cielo una cintura dopo che i numerosi assalti al titolo NXT erano andati a vuoto, non riuscendo in passato ad aver la meglio prima su Roode, poi su McIntyre.
La vittoria di Strong ci consente inoltre di ammirare a breve un match inedito con Pete Dunne, da un certo punto di vista più fisico rispetto a Tyler Bate, sempre comunque protagonista a cinque stelle nelle sfide contro il campione in carica. Il nostro countdown è già partito, con ansia e la certezza di ammirare nuovamente un qualcosa di imperdibile.