Nuoti con rabbia verso la luce, là, in alto. Ti manca il respiro ma sono bracciate di speranza, ampie, aggressive. Senti il pelo dell’acqua che finalmentea ti sfiora la testa, e allora chiudi gli occhi, pensi che fra poco tornerai a ridare sollievo ai polmoni.
Invece no. Invece, qualcosa ti afferra le caviglie e ti trascina giu.
Di nuovo. Giù, dov’eri prima, o addirittura più in basso.
Ora, qualcuno alzi la mano e mi dica che non è così che si sente Faouzi Ghoulam, appresa la notizia del nuovo infortunio allo stesso ginocchio. Il legamento crociato prima; la rotula adesso, e chissà quanto tempo dovrà aspettare prima di tornare a giocare. La sensazione, che è più una paura per lui e per i tifosi del Napoli, è che il 2018 sia bello che andato, e gli azzurri dovranno chiudere questa stagione – a caccia di un scudetto che manca da 18 anni – senza un elemento ritenuto fondamentale da Sarri.
La vicenda di Ghoulam, a dire il vero, fa riflettere. Fa pensare che ci son cose che nel calcio sono possibili, altre plausibili, alcune inaspettate. Proviamo a spiegare.
A Napoli, quanto successo a Milik sembrava essere una parentesi nera nel consueto susseguirsi di eventi, positivi e/o negativi che fossero. L’attaccante – infortunatosi due volte nel giro di neanche un anno solare, rompendosi prima un crociato poi l’altro – ha lasciato gli azzurri senza una risorsa preziosa, con Sarri che è riuscito a fare di necessità virtù trasformando Mertens in un attaccante dinamico, incisivo, a tratti infallibile, esaltandone le gesta, il talento, sviluppandone le capacità offensive. Il tecnico dei partenopei si è dimostrato (si sta dimostrando) un problem solver applicato al calcio, e chissà se con un Milik in più il rendimento dell’attacco azzurro sarebbe stato lo stesso. Non possiamo saperlo: magari peggiore, magari migliore. Chi lo sa. La realtà dei fatti ci mostra solo un lato del dado delle possibilità, e di certo, con il tridente “leggero” il Napoli vola. Di conseguenza, perlomeno sotto quell’aspetto, tanti baci appassionati alla Sfortuna. La quale, come nelle migliori partite a scacchi, riflette e aspetta, fredda, il suo turno. Una Dea bendata, sì, ma quando vuole lei: ci sono situazioni in cui sembri togliersela di proposito la benda, e provare a rendere diversi la vita, il gioco, gli amori, i dolori. Avete presente la carta “incognita” del Monopoli? Ecco, diciamo che nella vita vera, chi le stabilisce potrebbe assumere i tratti dolci e graziosi della (S)Fortuna.
Ghoulam. Uno degli “insostituibili”, uno di quelli che i meccanismi sarriani li consoce a memoria. Rotto, quasi recuperato, rotto di nuovo. Ed è un colpo doloroso per Sarri, forse ancor più doloroso rispetto all’eventuale notizia dell’infortunio di un elemento diverso della rosa. Perché, in tal caso, sarebbe stato, se non prevedibile, preventivabile: si gioca a calcio, ci si allena, è possibile che uno dei calciatori si faccia male. Ma chi si è già fatto male, e anche pesantemente, una volta, lo si considera inconsciamente immune da ricadute, e sappiamo benissimo che nel calcio non è così (abbiamo detto di Milik, ma pensiamo a Florenzi, Strootman, Falcao, Perin, Ronaldo, e la lista è bella lunga). È un equilibrio mentale che all’improvviso si rompe: sei sulla via del recupero, la parte del cervello che si occupa del “processo di negazione” ti dice che il peggio è alle spalle e che davanti a te hai solo campi verdi e voglia di correre, di stoppare il pallone, calciarlo, segnare. Equilibrio che si infrange sul dolore fisico, e lascia il fianco scoperto alla realtà dei fatti: il nuovo crack di Ghoulam. Che per quanto statisticamente possibile in egual misura a qualsiasi infortunio di qualsiasi altro calciatore, mentalmente era… lontano. Per lui, per Sarri, per i tifosi azzurri. E di conseguenza, per loro è decisamente dura da mandare giù.
Di contorno, ma si entrerebbe in un altro discorso, sarebbe da analizzare i perché di tutti questi infortuni, di tutte queste ricadute, nel calcio. Limitiamoci ad affermare che è molto probabile che la folle corsa al recupero abbia pesanti responsabilità.
Giù di nuovo, Ghoulam. In profondità. La luce, a galla, è di nuovo fioca e lontana. Ora, c’è solo da sperare, e convincersi, che nei polmoni ci sia ancora fiato sufficiente per ritornare su.