“Philly Special” è il nome della chiamata geniale scelta da Doug Pederson su un quarto e uno con trentaquattro secondi da gicoare nel secondo quarto che ha portato i Philadelphia Eagles ad andare all’intervallo in vantaggio di dieci punti. Ma “Philly Special” probabilmente diventerà l’emblema del primo Super Bowl vinto dalla città di Philadelphia, sarà la scritta che comparirà su molte magliette celebrative del successo. Questo perché riassume in due parole tutto quello che è successo nel Super Bowl LII, anzi tutto quello che è successo nella stagione degli Eagles.
Questa volta infatti non è riuscito il sorpasso all’ultima curva ai New England Patriots. Il destino era stato tremendamente beffardo l’anno scorso con gli Atlanta Falcons, scioltisi come neve al sole dopo essere stati in vantaggio di ventidue punti nel terzo quarto di gioco. Il copione sembrava poter essere lo stesso quest’anno, dopo che i Philadelphia Eagles si erano visti superare per la prima volta nella partita dopo il touchdown di Gronkowski nel quarto quarto.
La squadra di Doug Pederson però, a differenza dei Falcons, ha saputo reagire alla grande dimostrando quanta voglia aveva di portare il primo Super Bowl della storia in città. Ertz ha catturato il pallone del nuovo vantaggio di Philadelphia, mentre poi è stata la giocata di Graham a sigillare il successo degli Eagles. In una serata in cui le difese non sono sicuramente brillate e in uno dei rari esempi delle finali degli ultimi anni di finali in cui sono stati gli attacchi i protagonisti, è stato però il fumble provocato da un difensore a decidere le sorti dell’incontro. Continua così la maledizione dei Patriots contro le squadre della NFC East: tutte le sconfitte al Super Bowl sono infatti arrivate contro squadre di questa division (oltre a quest’ultima ci sono le due coi New York Giants).
È stata ovviamente la serata di gloria di Nick Foles, autore di tre touchdown e capace di lanciare per 373 yard senza subire un singolo sack (un intercetto ma non grave vista la posizione in campo). Incredibile la storia di questo quarterback di ventinove anni passato da fare la riserva di Carson Wentz a guidare gli Eagles alla conquista del Super Bowl. Foles era stato scelto al terzo giro del Draft 2012 da Philadelphia (iniziò come riserva di Vick) per poi lasciare la squadra nel 2014. Dopo essere stato ai Ramos e ai Chiefs, il 13 marzo 2017 ha scelto di tornare alla base come sostituto di Wentz. Sicuramente ha dimostrato una personalità importante sfoderando le due prestazioni migliori della sua carriera quando più contava: nella finale di Conference contro i Minnesota Vikings e questa notte contro i New England Patriots.
Foles è stato giustamente premiato come MVP del Super Bowl LII, ma parliamo anche di Pederson, capace di vincere tre partite contro pronostico nel playoff dimostrando di essere un grande allenatore. Geniale in tal senso la scelta (ribattezzata come detto in apertura “Philly Special”) di far lanciare il pallone da Burton a Foles, che ha così segnato touchdown sia da quarterback che da ricevitore. Ricordiamo che Pederson nove anni fa allenava al liceo e ora ha alzato al cielo il Vince Lombardi Trophy entrando nella storia della NFL. Fondamentali le sue scelte sui terzi down, convertiti dieci volte su sedici occasioni. E la sortie di Pederson collegata a quella di Foles è ancora più incredibile si ci si pensa. L’head coach degli Eagles infatti aveva vinto il Super Bowl XXXI come quarterback di riserva coi Green Bay Packers, poi quando era stato scelto da Andy Reid come allenatore dell’attacco dei Kansas City Chiefs insieme avevano scelto di chiamare Foles come quarterback dopo che Reid l’aveva scelto al draft del 2012 quando allenava Philadelphia. E il cerchio si è chiuso in questa stagione, con i due che hanno ritrovato la connessione giusta per costruire una strada magnifica in questi playoff.
Gli Eagles hanno vinto il primo Super Bowl della loro storia superando i pesantissimi infortuni di Wentz, Peters e Hicks, ma dimostrando di avere un sacco di frecce per il proprio arco. Per esempio le scelte in attacco, con la capacità di variare le giocate sul lato forte (quello destro) con quelle centrali o sul lato debole dove le corse di Ajayi e Blount hanno spesso fatto male a New England.
La notte del 4 febbraio verrà ricordata per sempre dai tifosi degli Eagles, che continueranno a festeggiare aspettando la consueta parata tra le vie della città. Pederson ha spesso rimarcato la forza e la coesione del gruppo, capace di fare la differenza oltre le capacità dei singoli. Ed è stato proprio questo spirito a dare la spinta decisiva a Philadelphia nel momento più complicato della partita con cinque minuti da giocare essendo per la prima volta in svantaggio.
Lurie, il proprietario della franchigia, ha dedicato il titolo ai tifosi, che hanno aspettato sessant’anni (l’ultimo titolo vinto non era ancora nell’era del Super Bowl) per avere in città il Vince Lombardi Trophy. La festa è pronta a scatenarsi a Broad Street, è tutto vero: Davide ha battuto Golia.