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Pastore, non mago

L’Inter non sa più vincere. In poco tempo è passata da possibile pretendente allo scudetto a semplice partecipante alla lotta Champions. È vero che a inizio campionato l’obiettivo minimo era il raggiungimento delle prime quattro posizioni, ma l’andamento delle ultime sette partite non può soddisfare l’ambiente nerazzurro. In particolare il 2018, avaro di vittorie, è stato alquanto deludente e rischia di far entrare gli uomini di Spalletti in un vortice impronosticabile qualche settimana fa.

Per cercare nuova linfa la dirigenza si è fiondata sul mercato. Prima ha acquisito il difensore argentino Lisandro López dal Benfica, andando a rimpolpare un reparto che necessitava di un intervento, almeno dal punto di vista numerico. Al di là delle qualità del giocatore – che scopriremo solo vivendo, come diceva Battisti – un centrale serviva ed è stato preso. Poi, dopo aver prestato il deludente João Mário al West Ham, ha piazzato il colpo Rafinha. Talento puro, canterano del Barcellona, e quindi una garanzia tecnica di livello (anche se reduce da un pesante infortunio). Starà a Spalletti capire dove il calciatore si adatta meglio, visto che può sostanzialmente giocare in tutte le zone del centrocampo, trequarti compresa. Il piede educato del brasiliano potrebbero far dedurre un suo impiego proprio alle spalle di Icardi, visto che in quella zona agisce prevalentemente Borja Valero, centrocampista affidabile e completo ma non certo un suggeritore classico.

Ma il mercato è in pieno sviluppo e negli ultimi giorni una nuova telenovela ha acchiappato le attenzioni dei tifosi nerazzurri. L’Inter fa sul serio per Javier Pastore, trequartista puro che non sta trovando molto spazio nel Paris Saint-Germain. La tecnica dell’argentino è indubbia e la sua voglia di tornare nel calcio italiano da protagonista potrebbero fare la differenza. Ma al netto di tutto questo, all’Inter serve davvero uno come Pastore? Se valutiamo l’aspetto tecnico non ci sono dubbi, la risposta è sì. Quando una squadra vuole rafforzarsi a gennaio lo deve fare con calciatori che spostano gli equilibri. E l’ex Palermo è uno di questi. In Serie A, campionato che conosce benissimo, ritroverebbe quello smalto scalfito dalle panchine parigine. Ma c’è un però. Pastore è un calciatore non molto duttile, in sostanza la sua unica posizione sarebbe quella di trequartista centrale. Bisognerebbe intanto capire il suo grado di compatibilità con Candreva e Perišić. Ci vorrebbe una sorta di schermo dietro ai tre, in grado di rintuzzare i pericoli dovuti allo sbilanciamento. In sostanza, ci vorrebbe una mediana più “cattiva”, composta da un duo più rognoso rispetto a Vecino e allo stesso Valero. E poi l’acquisto di Rafinha, uno che sulla trequarti ci potrebbe giocare, rappresenterebbe una sorta di “doppione”.

Insomma, i problemi dell’Inter non derivano unicamente dalla difficoltà di rifornire Icardi. Sono soprattutto a livello mentale. Altrimenti non si spiega l’involuzione di una squadra che, dopo aver fatto sognare in grande, ora è costretta a raccogliere le briciole di quattro pareggi consecutivi. Spalletti ha un buon materiale a disposizione – forse non al pari di Juve e Napoli – quella che in gergo si dice “una rosa competitiva”. Pastore ovviamente la arricchirebbe ma non porta con sé la bacchetta magica di un prestigiatore. Il suo arrivo non può risolvere tutti i mali. Purtroppo nell’ambiente nerazzurro si tende spesso a volgersi al calciomercato come áncora di salvezza, ma secondo noi è altrove che l’allenatore dovrebbe prestare attenzione. In particolare, all’aspetto psicologico, visto che l’Inter sembra essere entrata in un vero e proprio tunnel.