Editoriali

Niente sessismo, siamo inglesi

Nel 1971 ebbe grande successo a teatro la commedia degli equivoci “Niente sesso, siamo inglesi” scritta da Marriott e Foot, dove una coppia di giovani sposi si trovava recapitata a casa per sbaglio del materiale pornografico, ordinato da una libreria erotica, per colpa di un indirizzo scritto male dal sonnolento titolare di una ditta di spedizioni. La commedia, portata in scena ininterrottamente nel West End dal 1971 al 1987 con il record di 6761 rappresentazioni consecutive, è uno tra i più duraturi successi nella storia del moderno teatro inglese e nel 1973 Cliff Owen ne diresse anche una divertente trasposizione cinematografica con Michael Bates e Ronnie Corbett. In Italia la commedia fu portata in scena, per tre stagioni consecutive, da Jonny Dorelli, Paolo Panelli, Bice Valori e Alida Chelli nella fortunata edizione di Garinei & Giovannini.

Questa commedia, vecchiotta ma sempre divertente, può aiutare ad entrare nel giusto ordine di idee per capire che putiferio è scoppiato in Inghilterra dopo la nomina di Phil Neville, 41enne fratello maggiore di Gary ed ex colonna del Manchester United, a nuovo commissario tecnico dell’Inghilterra femminile. Phil, che ha preso il posto del tecnico Mark Sampson, esonerato lo scorso 20 settembre, ha firmato fino al 2021 ed ha annunciato la nuova svolta della sua carriera (dopo le non brillantissime parentesi a Manchester e Valencia) su Twitter: “Con grande orgoglio e onore vi annuncio che sono stato nominato allenatore delle Leonesse. Non c’è onore più grande che rappresentare il tuo paese e per me sarà privilegio farlo.”

Cosa è successo subito dopo? È successo che Neville non ha nemmeno avuto il tempo di sedersi sulla panchina che ha dovuto subito chiedere scusa. E per quale motivo? Per il semplice fatto che qualcuno ha tirato fuori un suo vecchio tweet risalente al 2012 in cui affermava che le donne “sono troppo impegnate a preparare la colazione, occuparsi dei figli e rifare i letti” per leggere i suoi post. E non sarebbe il solo, visto che durante uno scambio con sua sorella Tracey ha rimarcato come “voi donne vogliate l’uguaglianza solo finché non si tratta di tirare fuori il portafoglio #ipocrite” e nel 2011 abbia scritto “Sono finalmente rilassato, ho appena picchiato mia moglie! Ora mi sento meglio!”.

Inutile dire che in men che non si dica è partito un attacco cammellato al nuovo CT da parte delle associazioni per la tutela del calcio femminile britannico. L’associazione “Kick It Out“, impegnata nella lotta alle discriminazioni, ha chiesto alla Football Association di prendere un provvedimento disciplinare nei suoi confronti interrogandosi sull’opportunità di puntare su un allenatore che non ha nessuna esperienza di calcio femminile mentre la Women’s Sport Trust si è detta delusa davanti all’apparente mancanza di trasparenza nel processo che ha portato all’ingaggio di Neville. C’è stata una dura presa di posizione anche da parte dell’associazione “Women In Football” che ha definito la scelta del nuovo CT “un calcio sui denti” considerando che nel calcio professionistico britannico le donne rappresentano solo il 17% degli allenatori.

E pensare che per la successione a Sampson, che ha fatto così bene portando l’Inghilterra al terzo posto ai Mondiali del 2015 in Canada e alla semifinale agli scorsi Europei in Olanda, originariamente c’era una lista di candidati, maschi e donne, in cui c’erano nomi di provata esperienza nel calcio femminile. Quella lista però si è decimata nel corso del tempo, con Laura Harvey, ex manager dell’Arsenal Ladies, che è volata in America dagli Utah Royals, John Herdman, ex tecnico inglese del Canada femminile, che è andato ad allenare la nazionale maschile e Mo Marley, che si è trovata in carica ad interim dopo le dimissioni di Sampson, che ha deciso di autoeliminarsi dalla competizione.

Al di là dei rumors che parlano di una decisione presa dai vertici della FA durante una cena di Natale tra un drink e l’altro, lascia di stucco come la Federcalcio inglese sapesse di questi tweets (secondo quanto riportato alla BBC) e, una volta scoperti, abbia lasciato Neville da solo ad affrontare la tempesta senza offrire adeguato riparo al suo nuovo allenatore, completamente senza difese e senza nessuna strategia difensiva. Phil a quel punto ha deciso di affidare a Twitter la sua personale risposta: “Tali commenti non riflettono in modo vero e genuino la mia persona e le mie convinzioni. Sono pienamente consapevole delle mie responsabilità come ct della nazionale inglese femminile e sono immensamente orgoglioso e onorato di questo incarico. Ora guardo al futuro e lavorerò instancabilmente per contribuire al successo del team.”

Sul caso è intervenuto alla fine anche il ministro dello Sport inglese, Tracey Crouch, con il commento che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe mettere fine a tutto: “È giusto che Phil Neville si sia scusato per le sue osservazioni sconsiderate e storicamente superate: il sessismo di qualsiasi tipo non deve essere tollerato.” C’è anche da dire che Neville non è un sessista, visto che è sempre stato in prima linea per supportare il lavoro della sorella gemella Tracey Neville, prima giocatrice e poi allenatrice della Nazionale inglese di netball, e di sua moglie Julie, una scrittrice di libri sulla corretta alimentazione. Molte figure nel mondo del calcio maschile e femminile hanno poi affermato in privato che non hanno nulla contro di lui e che possono perdonargli una serie di tweets scritti anni fa e di cui si è scusato, anzi augurandogli buona fortuna per questa sua nuova parte di carriera.

Allora dove sta il problema? Molto probabilmente è in seno alla FA. Già qualche mese fa nacque una lunga e dolorosa controversia dopo il licenziamento di Sampson, accusato di “comportamento inappropriato e inaccettabile” quando era allenatore della Bristol Academy nel 2014 (si parla di relazioni con alcune giocatrici) e di accuse di discriminazioni razziale verso le giocatrici Eniola Aluko e Drew Spence. La cosa strana è che la FA continua a ripetere che le dimissioni non sono legate a queste due indagini ma il 18 ottobre 2017 si è scusata con le due giocatrici per il presunto comportamento del suo allenatore nonostante un’investigazione indipendente, condotta da Katharine Newton per conto della stessa FA, abbia sollevato Sampson da ogni accusa. Anche il tirare fuori alcuni tweets di sei anni fa sembra una mossa premeditata, un aspettare al varco la Federazione per colpirla al momento opportuno, visto che le accuse non sono arrivate nemmeno 24 ore dopo la nomina. Un vecchio detto diceva “c’è del marcio in Danimarca“: probabilmente bisognerebbe guardare anche oltre Manica.

Published by
Stefano Pellone