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Sport invernali, fine settimana positivo per i colori azzurri, ma il pensiero principale è per Elena Fanchini

Barsan ATTILA / Shutterstock.com

Manca meno di un mese all’atteso appuntamento olimpico di Pyeongchang e le indicazioni arrivate dall’ultimo fine settimana possono tranquillizzare i tantissimi tifosi italiani. Risultati brillanti sono arrivati dallo sci alpino, dal biathlon e dal fondo; per la squadra azzurra aumentano le speranze di medaglie, ma soprattutto la voglia di riportare l’oro che quattro anni fa a Sochi è mancato.

Tra i tanti sorrisi, però, spicca anche una lacrima. Purtroppo in Corea non ci sarà la sciatrice Elena Fanchini. La sua è un’assenza che va oltre l’aspetto sportivo, perché la discesista bresciana venerdì ha annunciato la necessità di interrompere l’attività agonistica per curarsi e vincere la sua gara contro una neoplasia di basso grado. Un fulmine a ciel sereno, anche se c’è ottimismo dietro a questa vicenda; la malattia si può curare, come ha confermato lo staff medico, ma resta pur sempre una notizia che lascia brividi, soprattutto in un gruppo affiatato e unito come quello dello sci alpino. Proprio in nome di questa compattezza e di questa forza c’è stata una orgogliosa reazione delle ragazze italiane, che sulle nevi austriache di Bad Kleinkircheim hanno dedicato alla sfortunata compagna una splendida doppietta. Sabato Federica Brignone ha vinto il Super G davanti alla svizzera Lara Gut, mentre oggi è arrivato uno storico podio tutto italiano con Sofia Goggia al suo terzo successo in carriera davanti alla Brignone e a Nadia Fanchini, sorella di Elena.

Venerdì invece è stata la giornata di Peter Fill. Il terzo posto ottenuto a Wengen gli ha permesso di aggiungere nella sua bacheca la Coppa del Mondo di combinata, precedendo il norvegese Jansrud di appena trenta punti. Un po’ di luce in una stagione che fin qui, Bormio a parte, non fatto brillare i nostri assi della velocità. La seconda metà di gennaio sarà fondamentale perché il programma prevede due piste sacre come la Streif e la Kandahar; da qui c’è da attendersi il riscatto italiano. Non dovrebbero esserci problemi per Innerhofer, protagonista di una brutta caduta sabato quando ha picchiato violentemente il ginocchio destro contro un muro di neve. Le immagini in diretta hanno fatto pensare al peggio, ma lo stesso atleta bolzanino ha rassicurato tutti sulle sue condizioni.

Il 2018 dello sci nordico si apre finalmente nel nome di Federico Pellegrino. Sul circuito cittadino di Dresda, nell’ex Germania orientale, il campione del mondo di sprint a Lahti ha vinto la sua prima prova stagionale, precedendo all’arrivo il norvegese Johannes Høsflot Klæbo, il talento scandinavo praticamente imprendibile dall’inizio dell’anno. Quella di Pellegrino è stata un capolavoro di tattica, perché l’azzurro ha studiato attentamente la semifinale e il quarto di finale, dove era stato battuto rispettivamente da Klæbo e dal francese Chanavat, e in finale ha saputo prendere le dovute contromisure, attaccando sulla salita finale e gestendo il vantaggio fino all’arrivo. Dresda però non si è conclusa qui, perché oggi Pellegrino, in coppia con Dietmar Nöckler, ha concesso il bis primeggiando nella prova sprint a squadre davanti a Svezia e Russia.

C’è poi il biathlon, un cantiere in continua evoluzione e costantemente in crescita sia nel femminile che nel maschile. Dorothea Wierer, l’atleta più attesa, aveva dato un buon segnale a Oberhof nel giorno dell’epifania e in questo fine settimana a Ruhpolding ha confermato le indicazioni con due splendidi risultati: prima ha vinto senza errori la 15 km davanti alla finlandese Makarainen in una giornata disastrosa per le tedesche; sabato invece un altro podio con il secondo posto della staffetta maschile davanti alle padrone di case, che stavolta hanno saputo rifarsi.