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ESCLUSIVA – I nuovi talenti: Stefano Casarotto

Dopo Lorenzo De Grazia del Teramo e Stefano Antezza del Renate, ecco un nuovo talento del girone B di Serie C. Si tratta di Stefano Casarotto, giocatore classe 1996 del Mestre.

Come i due colleghi che lo hanno preceduto, anche Casarotto è un centrocampista. Ma soprattutto, è un esordiente assoluto in Serie C che però sta già dimostrando di aver ben assorbito il salto nel cosiddetto “calcio che conta”. Lo dimostrano le 13 presenze fin qui collezionate con gli arancioneri di mister Zironelli, impreziosite da un assist, quello per il gol di Spagnoli nel match interno perso contro il Renate per 2-1.

Ciao Stefano. Parlaci un po’ di te. Descrivi i passi fondamentali della tua carriera e le tue caratteristiche tecnico-tattiche.
Ciao. Beh, io sono sempre stato un amante del calcio fin da piccolo, anche grazie a uno zio che è stato calciatore. Pensa che andavo a dormire con il pallone. Ho iniziato a 5 anni con il Borbiago, poi nella mia trafila sono stato a Marcon e poi a Venezia. In Laguna ho giocato per 2 anni, poi sono andato via a causa di incomprensioni con i tecnici. Sono approdato a Mestre nell’Altobello e lì ho fatto sia la categoria dei giovanissimi che quella degli allievi. Poi, il passaggio alla juniores dell’Union Pro Mogliano. E con quella compagine ho fatto il mio esordio, a 16 anni, in prima squadra nel campionato di Promozione. In quella stagione, conclusa con la promozione in Eccellenza, ho messo a referto 8 presenze. Rimango all’Union Pro in Eccellenza e rivinciamo il campionato, approdando in Serie D, dove resto una stagione. Nell’estate del 2015 passo al Mestre. Ci piazziamo a metà classifica il primo anno, mentre la scorsa stagione vinciamo il campionato. Tatticamente sono una mezzala, un centrocampista che tecnicamente privilegia la parte destra del campo. Sono un destro naturale, infatti.

Quali sono stati gli allenatori fondamentali per la tua crescita?
Beh, inizio a nominare Fabio Natale, il tecnico che ho avuto all’Altobello e che mi ha aiutato molto, soprattutto a livello morale quando ho lasciato il Venezia. Poi ovviamente Francesco Feltrin, il tecnico che ho avuto per 4 stagioni all’Union Pro Mogliano che mi ha insegnato molto sia a livello calcistico sia a livello umano. E il mio allenatore attuale, Mauro Zironelli. Mi trovo benissimo con il mister perché fa un calcio che mi piace, un calcio dove sono protagonisti gli scambi con la palla a terra. Io sono sempre a sua disposizione e con lui non ho mai avuto alcun tipo di incomprensione.

Come hai vissuto a livello personale l’impatto del salto di categoria dalla Serie D alla Serie C?
Il salto di categoria si sente soprattutto a livello fisico. In ogni partita, il ritmo di gioco è molto più elevato e intenso rispetto a quello della Serie D. Per assorbire tutto questo, bisogna allenarsi molto e bene. Ed è quello che sto cercando di fare.

Il tuo contratto con il Mestre è in scadenza a giugno. Hai già in programma un incontro con la società per discutere del rinnovo?
No, ancora troppo presto. Adesso penso solo ad allenarmi e a fare bene. Poi ci sarà tempo per parlare del rinnovo.

Il Mestre ha conservato grossomodo l’intelaiatura della scorsa stagione ma da neopromossa si sta ben disimpegnando in campionato. Quanto è importante avere una struttura di gioco ben collaudata in una squadra di calcio?
Sicuramente è importante. Noi come squadra ci siamo meritati sul campo il diritto di giocare in Serie C e il conoscerci è un grosso vantaggio. E poi l’aggiunta di elementi d’esperienza ha sicuramente agevolato il processo di crescita della squadra.

Come, ad esempio, Neto Pereira.
Certo. Neto Pereira è un uomo di esperienza, abituato anche a giocare in Serie B. Sta trasmettendo a noi giovani tutta la sua esperienza e questo ci sta aiutando molto nel crescere a livello di fiducia e a livello morale.

Dove vuole arrivare questo Mestre?
Il Mestre è al primo anno tra i professionisti, quindi l’obiettivo è la salvezza. Poi vedremo se possiamo aspirare a qualcosina di più.

Come magari affrontare il Venezia. Lo sogni un derby con i lagunari in Serie B? E, in generale, la tifoseria mestrina vi rende partecipi della rivalità col Venezia?
E come si potrebbe non sognare un derby col Venezia? Però, restiamo con i piedi per terra. Capisco la rivalità tra i tifosi, sebbene negli ultimi tempi sia meno accesa di prima, ma ora noi non possiamo certo pensare a una squadra che sta in una categoria superiore.

Torniamo a te. A che giocatore ti ispiri?
La mia fonte di ispirazione è Alessandro Del Piero. Lo so, non giocava nel mio stesso ruolo, ma l’ho sempre visto come modello sia come calciatore che come persona. Non ho invece modelli particolari da seguire tra i centrocampisti.

Dove vorresti arrivare? Qual è la tua massima ambizione?
La risposta più scontata è il più lontano possibile. Realisticamente, penso solo ad allenarmi stagione dopo stagione e a fare più presenze possibili.

La scelta del numero 7?
Molto semplice. L’ho scelto perché è il numero con il quale ho vinto lo scorso campionato e quindi ho voluto “riconfermarlo”.

Tornando al campionato, quale squadra reputi sia la favorita per la promozione nel tuo girone?
Tra quelle che ho affrontato, mi ha colpito molto il Pordenone. Una squadra molto organizzata, che gioca un calcio fatto di passaggi palla a terra come piace a me. Già da un paio di anni puntano alla promozione e per me sono i favoriti.

Pordenone che ha stupito tutta Italia in Coppa contro l’Inter. C’è un pizzico di orgoglio da calciatore di Serie C per l’impresa – al netto di quanto accaduto ai rigori – dei ramarri a San Siro?
Beh, sicuramente sì. Provi un po’ di orgoglio nel vedere che chi hai affrontato da avversario, vada in casa della capolista della Serie A (sebbene abbiano giocato le seconde linee) e se la giochi, senza difendersi e senza buttare un pallone.

E il Padova?
Il Padova è una bella squadra, costruita per vincere. Ma, ripeto, il Pordenone mi ha impressionato di più.