Che il calcio italiano stesse finendo giù in discarica ne siamo consapevoli tutti: siamo fuori dal mondiale, la Serie A non ha un presidente, la FIGC ce l’ha dimissionario, e via con discorsi che potrebbero scadere nel metaforico. La vicenda Donnarumma non ha fatto altro che evidenziare ancora una volta come il calcio di oggi sia totalmente paradossale: vestire la maglia del Milan, per un diciottenne, dovrebbe essere un sogno, a tratti un’utopia.
Per Gigio invece è una costrizione, un qualcosa che qualcuno evidentemente gli ha imposto. Sarà perché le cose non vanno bene, sarà perché in estate il Milan era la squadra regina sul mercato e le parti furono facilitate nel trovare un’intesa, sarà che adesso la possibilità di vedere i rossoneri in Champions la prossima stagione è lontana come gli anelli di Saturno, ma ecco che rispunta Raiola e accusa il Milan di aver fatto pressione sul suo assistito. Che per essere il portiere titolare becca sei milioni di euro all’anno, roba che i diciottenni comuni vedrebbero solo se il papà vince la Lotteria Italia. Ma Gigio non è un diciottenne comune: è un fenomeno tra i pali, sicuramente, ed è il futuro della nostra nazionale.