Per la quinta volta in carriera, Cristiano Ronaldo può sollevare al cielo il Pallone d’Oro come miglior calciatore dell’anno. La decisione dei giornalisti di France Football non ha riservato sorprese nemmeno questa volta, dando così continuità a quel botta e risposta ormai lungo 10 anni tra il portoghese e Lionel Messi, costretto ad accontentarsi della medaglia d’argento per il secondo anno di fila e a doversi vedere nuovamente agganciato dalla stella del Real Madrid nel record di Palloni d’Oro conquistati.
I numeri della scorsa stagione sono stati ancora una volta da brividi, soprattutto in quella Champions League vinta dalle Merengues per il secondo anno di fila proprio nel segno di CR7: 13 presenze e 12 reti, tra cui spiccano le 5 messe a segno tra andata e ritorno nella semifinale contro il Bayern Monaco e la doppietta nella finale che tanto ha fatto piangere i tifosi juventini. Qualche presenza in meno rispetto al passato in Liga, certamente, ma il dato di fatto è che quei 25 gol e 6 assist in 29 gare restano la principale miniera d’oro di un Real Madrid tornato a vincere la Liga dopo 5 anni di sofferente astinenza.
Da una postazione inedita come la Torre Eiffel e con la spettacolare cornice dei giochi di luce riprodotti su questa, le televisioni di tutto il mondo hanno visto comparire lentamente il vincitore del trofeo, in un clima di mitizzazione ormai sempre più di moda (e quasi esasperato) nel calcio. Ma questo premio, così ovvio dopo un’annata evidentemente segnata dalle giocate e dalla personalità del campione portoghese, arriva in uno dei momenti più delicati della carriera dell’ex Manchester United.
Perché se in Europa i suoi numeri restano ancora clamorosi (9 reti in tutte le partite dei gironi, primo giocatore della storia a segnare in tutte le 6 gare), molto meno evidente è stato il suo impatto in questo inizio di campionato, con il Real Madrid già quasi fuori dalla lotta titolo e che domani dovrà difendere il suo quarto posto in classifica con un Siviglia in ottima forma. Finora, solo 2 reti in 10 presenze, poche rispetto alle 13 in 14 presenze già messe a segno dal rivale e attualmente capolista in Liga Lionel Messi: una “crisi del gol” finita già sulle prime pagine di tutti i giornali e fonte di critiche che ultimamente hanno fatto sbottare lo stesso Cristiano Ronaldo, consapevole del suo momento negativo, ma mai intenzionato a farne un dramma.
Non è soltanto il portoghese ad essere in crisi nei Blancos, certo, ma dopo aver frantumato record stagione dopo stagione tra reti e assist non può non fare effetto vedere un giocatore così in questo stato di maggior debolezza e discontinuità: Cristiano Ronaldo deve comprendere questo stupore, così come il mondo del giornalismo deve cominciare a elaborare il fatto ineluttabile che a 32 anni non tutti gli ingranaggi possono funzionare alla perfezione come in passato e che un giorno persino questo modello di agonismo, dedizione, lavoro e talento sarà costretto a fermarsi.
Ma è dai momenti di difficoltà psicologica e fisica che Cristiano Ronaldo ha saputo tirare fuori spesso il meglio di sé, tornando a essere decisivo nel momento più importante della stagione per le sue squadre. Era accaduto anche lo scorso anno, assai travagliato per il fantasista portoghese: tanti infortuni lo avevano costretto a rimanere lontano dal terreno di gioco o a limitare le giocate, rendendolo meno efficace. Eppure, per paradosso, è stato proprio questo il momento in cui ci si è maggiormente resi conto della forza che ha reso il numero 7 portoghese un campione totale, a 360 gradi: una leadership sconfinata che permette al portoghese di essere presente in campo anche quando non è fisicamente al servizio dei compagni. Questa capacità di essere presenti in ogni momento della stagione di una squadra è ciò che rende grandi calciatori delle leggende: e proprio in questo modo, nell’arco di due mesi, quel giocatore che per molti sembrava ormai segnato verso un inevitabile declino ha conquistato Champions League con il Real Madrid ed Europei con il Portogallo, prima di riappropriarsi del Pallone d’Oro vinto da Messi l’anno prima.
Pur con un anno in più sulle spalle, oggi Cristiano Ronaldo sta provando a riprendere in mano le redini dei Blancos, così in difficoltà senza le giocate fenomenali del portoghese, esattamente come nel 2016. L’incoronazione di France Football arriva nel momento in cui è necessaria la svolta, ricordando al portoghese ciò che questa crisi realizzativa sembra aver improvvisamente cancellato: in questi ultimi due anni, il più forte al mondo, capace di guidare al successo uno dei club dalla storia più vincente di tutti, è stato proprio lui. Di obiettivi da conquistare ne restano ancora tanti: dalla Coppa del Mondo per club a un buon posizionamento in campionato e al sogno tripletta in Champions League, fino all’appuntamento dei Mondiali con il suo Portogallo che si presenta campione d’Europa in carica. Ecco perché la stagione di CR7 può ripartire da qui: da un sorriso e un Pallone d’Oro in mano sollevato dalla Torre Eiffel.