Quale organo dello sport mondiale può essere in miglior forma della FIFA? Certo, qualche grattacapo lo scandalo corruzione l’ha creato, ma essere il governo dello sport più praticato e seguito al Mondo garantisce grosse entrate e salute economica per affrontare qualsiasi vicissitudine.
Ieri si sono estratti i gironi per la fase finale della World Cup, ma la kermesse russa sarà imprevedibilmente il primo di due mondiali – le cui sedi sono state scelte ormai sette anni fa – estremamente complicati da un punto di vista economico, tanto da poter potenzialmente mettere in ginocchio il colosso di Zurigo, a dispetto delle nostre sicurezze.
La FIFA ha una struttura di partnership commerciali radicalmente stratificata. Al di sotto del primo livello costituito da otto slot ce n’è un secondo con altri sei sponsor. A chiudere il cerchio gli sponsor locali.
Attualmente, la proiezioni del ricavato da tali sponsorizzazioni in occasione della coppa del Mondo non può essere qualificato come positivo, almeno non quanto in passato (1 miliardo guadagnato dai mondiali sudafricani, più di uno e mezzo in Brasile). Questo perché questi sponsor stanno, in un modo o nell’altro, danneggiando il margine economico della manifestazione.
Degli otto sponsor principali – sono però sette al momento – due hanno dichiarato in un modo o nell’altro di non riconoscersi più nei valori della FIFA dopo lo scandalo di corruzione avvenuto nel 2015. Sono Coca-Cola e VISA. Li ha seguiti McDonald’s, di secondo livello.
Wanda, colosso cinese del turismo e padrone del 20% dell’Atletico Madrid con interessi anche nel nostro calcio, è stato il settimo acquirente del gruppo di sponsor principali.
A sei mesi dalla manifestazione, la FIFA ha uno slot vacante in questo primo gruppo – infatti il poster del mondiale è uscito con soli sette marchi – e metà dei suoi componenti sono in guerra aperta con l’organizzazione e tutt’altro che sicuri di voler protrarre la sponsorizzazione in futuro.
Per quanto riguarda gli sponsor locali, al momento la sola Alfa Bank, banca con sedi principalmente a Cipro e nelle repubbliche ex-sovietiche, è l’unico partner in questo gruppo. Secondo il New York Times, le aziende locali sono la prima fonte di pubblicità per il grande evento della prossima estate.
E a sei mesi dal torneo, mancano.
Vi posso assicurare per esperienza personale che sei mesi passano velocemente quando c’è da pensare, organizzare ed eseguire una campagna pubblicitaria. Sono quelli che un potenziale partner locale ha da oggi al fischio d’inizio della gara inaugurale per sfruttare il logo della manifestazione più importante dello sport mondiale.
I circa 40 milioni di euro che vengono persi dalla FIFA a causa dell’asta al ribasso per i diritti televisivi in Italia sono un’ulteriore stoccata alle possibilità di utile di Infantino e soci, benché assai contenuta in confronto alle cifre di cui abbiamo parlato finora. Negli Stati Uniti, l’altra grande squadra eliminata, i diritti erano già stati assegnati prima della tragica esclusione del soccer a stelle e strisce dalla manifestazione, per fortuna delle casse della FIFA.
Il grosso problema economico legato al mondiale russo è quindi più correlato all’instabilità delle sponsorizzazione piuttosto che alla riuscita vera e propria della manifestazione. Un’instabilità in questo caso del tutto corrispondente alla situazione economica russa, ovviamente in balia del prezzo altalenante del greggio e sulla quale non vi è eloquenza da parte dei media moscoviti.
Altri dettagli, riportati da Calcio e Finanza, gettano nuove ombre sul margine che è possibile ottenere da questa manifestazione. È notizia del 25 ottobre lo stanziamento di 600 milioni di euro da parte del governo russo – che chiaramente non ha detto a che cosa serviranno – per mettere a posto le ultime falle in vista del calcio d’inizio di fine giugno.
Inoltre, la categoria di biglietti riservati a prezzo agevolato ai tifosi russi, consta di esborsi ridicoli: 1280 rubli, cioè 18 euro. In Brasile era 90 euro. Agevolazione relazionata al periodo nero dell’economia interna russa, in caduta libera tra 2015 e 2016 e in lenta ripresa mentre leggete. Ulteriore causa del fatto che quegli sponsor locali, reduci da tre anni di vacche magrissime, non vogliano spendere per salire sul carro della FIFA World Cup.
Una coppa che, reduce dal crack di immagine del 2015, potrebbe non essere più la stessa. La scelta di organizzarla in due nazioni particolari come Russia e Qatar non potrebbe essere giunta in un momento meno opportuno. Infantino si trova nei poco invidiabili panni di colui che deve far quadrare i conti – e potrebbero non tornare – e di chi deve ripulire un’organizzazione fino a due anni fa marcia fino al midollo.
E per ora deve farlo senza sponsor e con all’orizzonte altri giganteschi pericoli di reputazione scatenati dalla polemica umanitaria sulla costruzione degli stadi qatarioti.
Dal dicembre 2010, mese in cui prematuramente Blatter decise di giocare i mondiali in Russia e Qatar, molto è cambiato per il calcio mondiale. La coppa del Mondo ha perso appeal e quindi spinta economica; il calcio è lo sport più praticato e amato, e questo non cambierà.
Dal prossimo quinquennio uscirà, però, irrimediabilmente ridimensionato.