Editoriali

Qualche dubbio sulla grande sfida

È un normale venerdì mattina, la Coppa Italia…Ce la siamo levata di torno, siamo pronti al ritorno del campionato. E la Serie A torna col botto, con quel Napoli-Juventus ormai diventata una classica del nostro calcio. Sia nel senso novecentesco del termine (ossia, sfida tra scudettate) sia in quello più attuale: si affrontano al San Paolo due tra le top del nostro campionato, che ci rappresentano – bene? Male? – in Champions League e si sono giocate il tricolore negli ultimi anni.

Ora, focus sulle parole che ho scritto in corsivo: quante top abbiamo in Italia? Quanto ci stanno mettendo Milan e compagnia a riprendersi? L’Inter, seconda a 2 punti dal Napoli, può davvero essere il terzo che gode tra due litiganti?
Da questa e le prossime giornate arriveranno le risposte. O almeno alcune, con una Juventus che perderebbe troppo terreno in caso di sconfitta e un Napoli ora ingolosito dalla grande cornice di pubblico, il bagno di folla, il calore. Eccetera.

Eccetera: il colpo d’occhio del San Paolo per il Napoli di Sarri mi rimane un po’ indigesto. Mi spiego: possono vantare gli azzurri una militanza ad altissimi livelli tanto lunga da giustificare i pienoni solo contro la Juve e la Roma? Perché il Napoli – 2 coppe europee in bacheca in 90 anni di storia – non riempie il suo stadio in tutte le partite di Champions League? Perché c’è fame di stadio solo in queste grandi occasioni? Cosa non stiamo capendo, cosa ci sfugge?

Ho un po’ di fastidio, da osservatore non coinvolto dal tifo per l’una o per l’altra contendente, per l’autoproclamato miglior gioco d’Europa, o per la retorica dell’allenatore Sarri cresciuto in provincia. Che bene il caffè durante l’allenamento, riceve complimenti (?) da tutti (?) i colleghi. Polemizza sulle condizioni del campo, gli orari delle partite e così via. Cose e polemiche che a un Mazzarri o un Benítez (l’ultimo ad aver portato titoli ai partenopei) non perdonavamo, mentre a Sarri sì. Intendiamoci: ottimo allenatore, bel gioco, ma serve il salto di qualità. E servirebbero un 1% in più di umiltà e concretezza, delle volte.

La Juventus, in tutto ciò, può pure pensare al colpaccio. Proprio perché, paradossalmente, i 6 titoli vinti consecutivamente le tolgono un po’ di pressione di dosso. Non crolla il mondo, per una realtà consolidata come quella bianconera, se per una volta festeggiano gli altri; altri che, ammettiamolo, la pressione la sentiranno: dietro l’angolo il mantra del quanto mi ricapita? vista l’incapacità di lottare per il campionato sul lungo periodo oltre che sul breve, o di maturare e consacrarsi in Europa. Questa Juve bistrattata e snobbata, meno rullo compressore di prima eppure lì a 4 punti, procedendo a luci spente.

Comunque vada, la speranza è che sia una bella partita. Che veleni e tensioni non la rovinino, soprattutto nel giorno di un triste (per noi italiani) sorteggio mondiale senza la Nazionale. Insigne e Dybala, le stelle della Serie A 2017-2018, ci regali uno spettacolo che ci faccia dimenticare le recenti delusioni.

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Matteo Portoghese