Primo Piano

Caro Vegni, ti saresti dovuto “Vueltizzare”…

Poche, ma interminabili ore. Quelle in cui la partenza israeliana del Giro d’Italia 2018, presentato mercoledì a Milano, è stata fortemente in bilico. Il governo dello Stato ebraico non ha gradito la denominazione Jerusalem West – Jerusalem West della 1/a tappa, la cronometro individuale di 9,7 chilometri che aprirà i giochi della 101/a edizione della Corsa Rosa, il prossimo 4 maggio. Il perché sta tutto in quel punto cardinale “West”, ossia “Ovest”. La precisazione della zona geografica della Città santa nella quale si snoderà la prova contro il tempo è – hanno pensato molti esponenti del governo israeliano – un implicito riconoscimento dell’esistenza di due Gerusalemme. Una “Ovest” e una “Est”. Quest’ultima da sempre considerata dal popolo palestinese la capitale del proprio futuro Stato.

Impossibile per Israele tacere davanti a questa dicitura. “Gerusalemme è la capitale unica di Israele, non esistono Est e Ovest“, hanno tuonato Miri Regev e Yariv Lenin, rispettivamente ministri dello Sport e della Cultura del governo israeliano presieduto da Benjamin Netanyahu. Aggiungendo “o la dicitura Ovest sparisce o spariscono i finanziamenti governativi per la grande partenza del Giro“. Detto (minacciato), fatto. RCS Sport, organizzatrice del Giro d’Italia, ha obbedito e la 1/a tappa è tornata a essere semplicemente Jerusalem – Jerusalem.

Peccato, perché comunque la sensazione di aver perso un’occasione permane. Senza paura di sfociare nella retorica, uno dei grandi meriti dello sport è quello di unire le divisioni. Cioè fare da collante, ma senza nascondere la polvere sotto il tappeto. E allora come si sarebbe potuto fare? Noi non siamo nessuno, ma un piccolo consiglio a Mauro Vegni, direttore del Giro d’Italia, lo diamo. Perché non si è preso spunto dalla Vuelta a España? La corsa iberica fa “impazzire” i giornalisti di tutto il mondo in quanto ha diciture di tappe interminabili, poiché non si vogliono solo enfatizzare i luoghi di partenza e di arrivo delle frazioni ma anche le loro caratteristiche. E allora, tra i tanti esempi, nel 2017 abbiamo avuto la 17/a tappa, la Villadiego – Los Machucos/Monumento Vaca Pasiega. Poi nel 2016, la 20/a tappa, la Benidorm – Alto de Aitana/Escuadron Ejército del Aire. Nel 2015, la 9/a tappa, la Torrevieja – Cumbre del Sol/Benitatxell. E così via. Sarebbe stato bello che la 1/a tappa fosse stata denominata Jerusalem, City of Peaceful CoexistenceJerusalem, City of Peaceful Coexistence. Cioè, Gerusalemme, Città della Coesistenza Pacifica. E nessuno si sarebbe potuto lamentare di nulla. Sebbene la voglia di aggiungere alla parola Coexistence un’ulteriore dicitura: between two populations (fra due popoli), sarebbe potuto essere un richiamo della foresta al quale difficilmente si sarebbe potuto sfuggire. A condizione di avere un po’ di giusto e sano coraggio, che va al di là delle mere logiche economiche. Vero, direttore?