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Right here, right now: brividi e perplessità da Survivor Series

Uno dei quattro principali appuntamenti dell’annata è ormai agli archivi. Survivor Series lascia emozioni, brividi, alta qualità ma anche decisioni ben oltre il limite della comprensione, con conseguenti rimpianti e perplessità.

Lo Shield e il New Day hanno dato autentica battaglia, la conduzione arbitrale è stata piuttosto caotica con alcune situazioni meritevoli di una migliore gestione. I sei protagonisti sul ring hanno fatto partire il ppv al meglio, con alti ritmi, continui capovolgimenti di fronte, mosse a grosso impatto e acrobazie dietro l’angolo. Alla fine come da pronostico ha trionfato la stable da poco riassemblata, ma gli sconfitti non escono assolutamente ridimensionati, tutt’altro. The Miz vs Baron Corbin non è stato un match da mettere negli annali, in ogni caso capace di guadagnare una sufficienza abbondante, un po’ inattesa la sconfitta del membro dello show rosso.

La gestione del lupo solitario tra la clamorosa perdita della valigetta del money in the bank e la conquista del titolo degli Stati Uniti contro Aj Styles resta ancora un grosso enigma. Chissà se il successo alle Survivor Series possa rappresentare l’occasione per consolidare la posizione di un certo livello nel ranking interno. Applausi a scena aperta anche per la sfida tra i rispettivi campioni di coppia. Alla fine gli Usos sono riusciti a prevalere facendo ricorso alla caparbietà e alle tipiche mosse combinate dal paletto. Per il duo europeo un piccolo campanello d’allarme, in vista del probabilissimo ritorno di fiamma di Ambrose e Rollins a caccia della riconquista della cinture. Potenza, ritmo, dinamismo, pochi attimi di pausa all’interno di un match più che godibile.

Dopo i match femminili capaci complessivamente di offrire un buon prodotto, l’apice è stato raggiunto nella sfida tra i campioni massimi. Brock Lesnar, assoluto dominatore della prima parte del match, ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie per avere la meglio su AJ Styles, mai domo, capace di massimizzare ogni residua energia per rimettere in bilico una sfida apparentemente a senso unico. Il campione WWE è andato vicino al successo in un paio di occasioni, ma né le mosse aeree, né il tentativo di sottomettere la bestia gli hanno consentito di chiudere il match. L’assistito di Paul Heyman esce trionfatore anche dalle Survivor Series, standing – ovation per The Phenomenal, protagonista dell’ennesimo match da urlo.

Avendo assistito ad una card sicuramente degna di uno show di elevato livello, era davvero tanta l’attesa per il main event, il tipico match delle Survivor Series, grandi i protagonisti coinvolti tra il glorioso passato, le ambizioni del presente e la crescita in prospettiva. A mio parere invece è stata la grossa delusione dell’intero spettacolo. Cena e Orton, per differenti ragioni, hanno finito per recitare un ruolo da semplici comparse, Angle non potrà mai perdere il proprio genio tecnico ma non si può fare nulla contro una carta d’identità che parla fin troppo chiaro, HHH ha badato più alla forma che alla sostanza.

Era scontato pensare ad una nuova puntata della rivalità The Game vs il campione olimpico, sinceramente difficile da immaginare l’esito finale, nel quale lo show rosso resta in vantaggio di 3 uomini contro 1, senza contare il fatto che l’ultimo superstite di Smackdown portava il nome di Shane McMahon. HHH ha fatto fuori Angle prima colpendolo con il pedigree poi appoggiandogli sopra il capitano dello show rivale ai fini del conteggio. A quel punto un siparietto sicuramente evitabile con Strowman, destinato a prendersi tutti i meriti del trionfo targato Raw e a pushare l’ex membro della Wyatt Family. Non ci voleva senz’altro Einstein per organizzare un finale di maggiore interesse, pessima la gestione.

Ci si interroga adesso su quale ruolo la WWE desidera assegnare al mostro che cammina tra gli uomini, autentico mattatore del main event con le eliminazioni di Nakamura, Roode e Orton. L’unico a poter duellare fisicamente con Brock Lesnar, le recenti vittorie a Raw contro Ambrose e Rollins a consolidare un ruolo di primo piano, adesso un ppv da top star. Una nuova sfida per il titolo universale in vista? Macchè, al momento il futuro a breve termine gli riserva soltanto l’ennesima puntata dell’inutile rivalità con Kane. Lecito chiedersi il motivo. Domandare è lecito, rispondere è cortesia. Del resto gli errori gestionali sono sotto gli occhi di tutti, il caso di Jason Jordan è un altro esempio che meriterebbe delucidazioni.

Concludo facendo pubblicamente i complimenti a The Miz, il quale può davvero essere considerato con pieno merito un campione modello nel wrestling moderno. Un lottatore che si è fatto solo con origini lontane dalla disciplina, un’attitudine innata al microfono, un professionista esemplare destinato a migliorare sul ring giorno dopo giorno come testimoniato dall’ottima qualità di suoi numerosi match, compreso l’ultimo taping nel quale si è visto sottrarre il titolo intercontinentale da Roman Reigns. L’unico titolo mancante va ad arricchire la bacheca del mastino dello Shield.

Il marito di Marise in dolce attesa ha scritto la storia di quella cintura, ora è nuovamente atteso dai prestigiosi impegni cinematografici, in futuro nuovi obiettivi saranno alla portata, dentro e fuori dal ring. Un consiglio in vista della prossima edizione delle Series: evitiamo il conteggio aggiornato della sfida tra gli show al termine di match, era scontato che si arrivasse al 3-3 prima del main event. Lasciamo al pubblico almeno quel minimo di imprevedibilità, viviamo benissimo anche senza le grafiche del punteggio.