Russia 2018 – Svezia: in cauda venenum
In cauda venenum dicevano gli antichi romani. La presentazione della Svezia, infatti, arriva come ultima europea tra le 32 partecipanti ai mondiali di Russia della prossima estate. Una scelta non casuale, ma non certo una mancanza di rispetto: la nostra testata, infatti, ha sempre seguito da vicino il cammino della nazionale Blågul. Per questo motivo, per i nostri lettori, quella scandinava è una compagine conosciuta, e sulla quale non scriveremo molto altro di nuovo rispetto a ciò che abbiamo sostenuto in questi ultimi 15 mesi, dalll’eliminazione (per opera anche dell’Italia) dall’Europeo francese durante i gironi di qualificazione, fino al triplice fischio di lunedì sera a San Siro.
A questo punto, infatti, anzichè al passato, bisognerà guardare al futuro. In questo momento, c’è ovviamente grande euforia per questo inatteso risultato. Lo abbiamo scritto più volte: i principali commentatori svedesi parlavano di un progetto a lungo termine, che doveva portare a lottare per la qualificazione agli Europei del 2020. L’addio di Ibrahimović e di tutti i senatori della sua generazione (Källström, Olsson, Isaksson) era ritenuto un vuoto difficilmente colmabile, nonostante premesse, alle loro spalle, la generazione dei campioni d’Europa U21 del 2015.
Poi, la scelta del selezionatore. In diversi erano indicati come possibili candidati: da Andreas Alm, buon tecnico dalle tante soluzioni tattiche (non è una cosa scontata a queste latitudini, al rude Lennartsson, uomo di calcio conosciuto per la sua grinta. La scelta è poi caduta, come sappiamo, su “Janne” Andersson, l’allenatore che ha riportato sul tetto dell’Allsvenskan, dopo 26 anni, una squadra di grandi tradizioni (ma da tempo nell’ombra) come il Norrköping.
Andersson è un pragmatico, come abbiamo già avuto modo di scrivere in più occasioni: poche cose, ma fatte bene. Sa lavorare coi giovani (i ragazzi che hanno vinto con lui, che costituivano la spina dorsale dell’undici vincente del 2015, sono stati quasi tutti ceduti, a buon prezzo, a diverse compagini europee), ed è personaggio capace di tenere testa ai giornalisti: esempio è stata la conferenza stampa a San Siro, dove ha sgridato i colleghi italiani che parlavano davanti a lui, mentre lui stava rispondendo in lingua madre alle domande della stampa svedese.
Ma a parte questi siparietti (memorabile quando, con candore, tempo fa, ha rivelato di essere tra quelli che preferiscono usare i programmi specializzati della Rete, anzichè girare in lungo e in largo per l’Europa a vedere partite), è stato capace di resistere alle pressioni su chi voleva imporgli il blocco della U21 campione d’Europa, sulla scelta del capitano eccetera. Le sue conferenze stampa, insomma, non sono mai banali.
Il futuro, dicevamo. Janne ha, davanti a sè, un periodo esaltante e, anche, difficile. Le aspettative sono tante (si vedano le dichiarazioni di Lindelöf, Berg e Forsberg, giusto per dare un esempio) e lui dovrà essere bravo a gestirle. Il gruppo ha dimostrato di essere solido e unito: e questa, in fondo, è una delle chiavi del successo di una squadra che ha fatto vedere di non avere, tra le sue fila, dei grandi fuoriclasse.
In chiave avvenire, si parla, ovviamente, anche di un possibile ritorno di Ibrahimović in maglia gialloblù. Mino Raiola ha dichiarato “Lo porterei a piedi in Russia”, e i suoi vecchi compagni in Nazionale Källström e Olsson (oggi commentatori in televisione) hanno espresso giudizio favorevole a questa opzione. Ma non è un mistero che Zlatan abbia mollato la Nazionale non credendo possibile la sua qualificazione ai Mondiali. E questo, probabilmente, è il motivo per il quale Janne, secondo noi, non lo porterà con sé in Russia.
L’opinione pubblica del Paese scandinavo, sull’argomento, appare divisa (ma ci sarà tempo per parlarne), mentre la squadra ha già fatto sapere cosa ne pensa. Lustig, a chi glielo chiedeva, ha risposto seccamente (Fonte: fotbollskanalen) “Non saprei. Stai parlando per vendere giornali e fare dei clic, continua pure così” mentre Augustinsson è stato più diplomatico: “Per prima cosa, dovrebbe tornare, dopo aver detto di essersi ritirato. La prima parola deve venire da lui, e finché non lo fara, forse non bisognerebbe parlarne. Se accadrà, ne discuteremo.”
Janne, invece, è apparso più categorico (ma con la stampa italiana) quando è stata fatta questa ipotesi, arrabbiandosi anche un po’: “Non faccio paragoni su come era una volta. Quando Zlatan giocava, disponevamo di un elemento molto forte. Quando ha smesso, ho dovuto trovare un altro modo di giocare. Abbiamo una squadra che ha fatto una grande impresa, però si vorrebbe parlare di un giocatore che ha chiuso con noi un anno e mezzo fa. Parliamo dei ragazzi che hanno fatto questa grande cosa.”
Insomma, siamo certi che Janne non si piegherà ai desideri di parte dell’opinione pubblica e di Raiola. Diverso se, invece, dovesse fare delle valutazioni tecniche proprie. Ma, in ogni caso, tutto nel rispetto della forma: dovrà essere Ibra a chiedere. Si, probabilmente la foto di Andersson che ripulisce gli spogliatoi è stata un colpo di teatro. Ma questo è un uomo di carattere. E lo dimostrerà ancora.