Pierluigi Tami e il Lugano che rinasce
Lo ammettiamo: siamo degli ammiratori di Pierluigi Tami. Sarà perché è nativo di Clusone, dove andavamo in vacanza da bambini coi nonni materni; sarà perché ha rispetto del lavoro altrui e dei ruoli, a differenza di alcuni suoi predecessori, anche celeberrimi. O forse, perché senza alzare la voce, senza usare turpiloquio, ha saputo parlare chiaro, difendere il proprio lavoro e la sua squadra in modo incisivo: cosa che altri passati prima di lui, magari più famosi o più abili a padroneggiare i media, non avevano saputo (o voluto?) fare nel recente passato della squadra bianconera.
Intendiamoci: la stagione è ancora lunghissima e, mai come quest’anno, il campionato svizzero (e la Coppa) si annunciano avvincenti e incerti sino alla fine. Quindi, l’essersi schiodati dall’ultimo posto in classifica, ai danni del Sion (travolto 5-1 a Basilea ieri sera), è risultato quanto mai provvisorio. Basti pensare che, nel prossimo turno, a Cornaredo, arriverà lo Young Boys, capoclassifica e, soprattutto, squadra forte e quadrata, contro la quale sarà difficile fare risultato. Però, queste prime 15 giornate hanno dimostrato che non esistono, nel massimo torneo elvetico di calcio, compagini imbattibili. Quindi, domenica prossima, alle 16.00, i bianconeri scenderanno in campo sereni, e con la voglia, dopo quasi un mese dalla loro ultima apparizione in Ticino, di regalare ai propri tifosi un pomeriggio ricco di emozioni.
Tami, dicevamo. Ieri, i suoi ragazzi si sono presentati al cospetto della quarta in classifica, davanti a diecimila spettatori, con il piglio di chi voleva uscire dal kybunpark con un risultato positivo. I sottocenerini, nella prima frazione, nonostante il maggiore possesso palla degli avversari, hanno saputo limitare le incursioni della loro prima linea, che pure è formata da giocatori di qualità. Schierare, all’ultimo istante, il portiere Kiassumbua, al posto di un evidentemente ancora frastornato Da Costa, è stato un gesto di coraggio da parte del tecnico ticinese: se fosse accaduto qualcosa, le polemiche sarebbero state roventi. Invece, a fine partita, anche il presidente Renzetti (che ha giocato da portiere in gioventù), ha fatto i complimenti all’estremo difensore africano, li ha fatti a se stesso per averlo portato sulle rive del Ceresio (ovviamente…) e, indirettamente, al tecnico che lo ha messo in campo in un confronto così delicato.
La partita si è messa su binari positivi per i sottocenerini anche nella ripresa, anche se sembrava che il pallone, in porta, non ci volesse entrare. Tami, allora, ha fatto la mossa che si è rivelata vincente: ha tolto Ledesma, un po’ sottotono e anche ammonito, facendo scalare Piccinocchi al suo posto, mandando in campo Bottani per aiutare Gerndt a dare profondità e a creare spazi per gli inserimenti. Contini, che pure è uno dei tecnici più preparati del torneo, non ha trovato subito la contromossa. E così, da un’incursione sulla fascia sinistra è nata la punzione che ha portato al gol Sabbatini mentre Mariani, 11′ più tardi, ha mandato in porta Junior in un’azione quasi fotocopia di quella che, qualche mese fa, aveva condannato alla sconfitta casalinga contro i Brodisti la squadra bianconera.
A fine partita, il tecnico dei sangallesi ha masticato amaro, rivendicando un possibile calcio di rigore per i suoi nella prima frazione. Tuttavia, è vero anche che, questa volta, il suo dirimpettaio ha indovinato la sostituzione, e giocato una partita tatticamente ottima. Ora, i luganesi avranno, giovedì, l’impegno di Europa League a Lucerna contro gli israeliani dell’Hapoel Beer Sheva: partita difficile, certo, ma stimolante. Del resto, anche lo Young Boys si giocherà, a Belgrado contro il Partizan, una grossa fetta delle speranze di qualificazione alla fase successiva: domenica, quindi, nessuna delle due compagini potrà avere un vantaggio sull’altra.
Insomma, questi quaranta giorni infuocati (con 8 incontri da giocare in 3 competizioni differenti) sono iniziati, per i ticinesi, nel migliore dei modi. A guidarli, il sorriso, la calma (assolutamente non remissiva) e la filosofia di lavoro del tecnico originario di Clusone, che allena i giocatori che gli sono stati affidati, non richiede altro (perlomeno in pubblico), e guarda avanti con serenità. Non sappiamo come finirà la stagione, vista l’incertezza e la qualità delle rose delle altre squadre (chi avrebbe detto di vedere il Sion ultimo, quest’estate?). Siamo però sicuri che Tami saprà ottenere il massimo dai suoi, e che il gruppo si è compattato dietro l’allenatore e il suo staff. Se poi gli altri saranno più bravi, complimenti a loro.