È con una limpida giornata autunnale, neppure troppo fredda, che Firenze saluta il ritorno, ormai d’abitudine, del rugby internazionale sul manto verde dell’Artemio Franchi. Lo stadio è meno gremito che in altre circostanze, complice una congiuntura non favorevole e il ruolino di marcia che vede l’Italrugby in debito di soddisfazioni: ci vorrebbe un successo per risollevare il morale d’un movimento da tempo alla ricerca di sé. Sugli spalti, non pochi gli argentini d’Italia, parafrasando un verso di Ivano Fossati. “Ma quanti cognomi argentini ci sono qua?”, ghigna beffardo un tano di ritorno (tano è l’abbreviazione di italianos, per i cugini transoceanici), cogliendo non poco nel segno d’una sfida che è una sorta di derby latino.
Un derby che, ahinoi, vede premiata la ragion pratica sudamericana: dimostrando una notevole e inconsueta pazienza, Nicolás Sánchez e compagni fanno loro il match allungando nel secondo tempo, al termine di una partita condotta con la solita furia e un pizzico di criterio in più del solito. 15-31, giusto, anche se punitivo per l’ovale tricolore.
Conor O’Shea conferma in blocco il XV vittorioso a Catania contro Fiji sette giorni fa, limitando i cambiamenti alla panchina, dove al posto di Marco Lazzaroni e Ugo Gori vanno a sedersi Federico Ruzza e Tito Tebaldi. Interessante apertura di fiducia al gruppo, nell’intenzione dichiarata di fare squadra: a presidiare mediana e centro, il “blocco Zebre” formato dal quartetto Violi–Canna–Castello–Boni, e quello trevigiano concentrato nel pack, con sei uomini su otto e le eccezioni di capitan Parisse (cap 128 per lui) e Lovotti, altro zebrato.
I Pumas arrivano in Toscana assai affamati: sette sconfitte in serie (12 negli ultimi 13 incontri, giocati tutti però con squadre di altissimo livello). Quattro cambi rispetto al match contro l’Inghilterra: Daniel Huevo Hourcade deve rinunciare a uno dei suoi uomini più in forma, Tomas Lezana, rientrato a casa per questioni familiari; al “suo” numero 8, Juan Manuel Leguizamón supportato, in terza linea, da Pablo Matera e Marcos Kremer, classe ’97 assai interessante. All’apertura, Nicolás Sánchez sostituisce Juan Martin Hernàndez, con Matías Moroni e Ramiro Moyano (centro e ala) che lasciano il posto, rispettivamente, a Matías Orlando e Sebastian Cancelliere, quest’ultimo alla prima presenza da titolare l’esordio di una settimana fa contro l’Inghilterra. Confermati gli altri, con capitan Creevy che festeggia le 70 presenze in albiceleste.
Il tempo di fischiare l’inizio e un errore in ricezione di Castello consente ai Pumas d’esercitare una pressione nei 22 metri azzurri, situazione comunque controllata da Parisse e compagni. È subito battaglia di trincea, a suon di touche e mischie, con una bella iniziativa di Sarto, imbeccato da Canna, che permette di guadagnar campo e rovesciare le posizioni. All’11’, primo fallo italiano: Hernández, temporaneamente subentrato a Sánchez, trova i pali dalla sinistra. Fortuna che gli azzurri inducono subito gli avversari al primo errore e con Canna ristabiliscono l’equilibrio.
Italia è volitiva, ma i Pumas mordono, specie in difesa e, quando servirebbe l’ultimo spunto per bucarli, qualcosa sembra incepparsi. Come al 18′: bella touche trovata nei 22 biancocelesti, i nostri s’avvicinanno al fondo avversario, ma una maldestra ricezione di Sarto vanifica, con un avanti, una situazione favorevole. Ci aiuta l’Albiceleste, con un calcio fotocopia del precedente: Carletto ha il piede caldo e ci porta avanti.
L’Italia prende coraggio e sembra in grado di far male, ma gli argentini son tosti e non regalano niente, specie in copertura. È dopo una bella azione italiana che gli uomini di Hourcade ci fanno male: prima s’avvicinano alla marcatura con capitan Creevy, placcato a un millimetro dalla linea, e poi passano al 28′ con Cancelliere, che chiude una lunga serie di fasi con un’azione personale; fortuna che Sánchez, rientrato, non ci castiga ulteriormente. Subito reagisce Azzurra, che sembra aver bisogno d’essere colpita per morsicare: tanto la via della meta è tortuosa quanto i sudamericani inclini al fallo e, così, ecco il terzo calcio, identico, per Canna e un nuovo vantaggio casalingo. Qualche scaramuccia supplementare senza esito e via, al riposo, sul 9-8: ma i ragazzi di O’Shea sono attaccati al match.
Si riparte in sordina e, come nel primo tempo, serve ancora che gli argentini vadano a segno con un calcio centrale di Sánchez per innescare la pronta reazione dei nostri: altro colpo di piede per Canna, e di nuovo il vantaggio di misura è ristabilito. Ma è un peccato, perché l’avanzamento del XV azzurri era stato impressionante e avrebbe dovuto essere meglio capitalizzato. La stanchezza si fa sentire, e la touche sudamericana, solitamente efficace, inizia a sbagliare, senza che Parisse e compagni se ne giovino più di tanto. E, così, si continua di calci in calci: Sánchez riporta i suoi avanti e Violi, buona la sua prova, s’inventa un drop da posizione centrale a seguito di una bell’affondo a sinistra da parte del subentrato Ghiraldini.
Nuovamente sotto, O’Shea tenta la scossa, e mette dentro Tebaldi a dare imprevedibilità all’azione per un match che sembra invece impantanarsi. L’Italia non ci sta e ci prova, ma i Pumas sono arcigni dietro e sempre insidiosi quando provano ad affondare: per nostra fortuna lo fanno, spesso, perdendo lucidità e cercando la soluzione personale. Spingono, però, e paiono averne di più, così, al 69′, un altro affondo albiceleste consente la seconda meta dell’incontro: Kremer schiaccia a terra sulla destra e Sánchez corona per il +9 che porta gli ospiti sopra il break.
È nel peggiore dei modi che entriamo negli ultimi 10′, spesso cruciali per la nazionale azzurra: gli argentini ci credono, ma non sfruttano le frequenti smagliature della nostra difesa. Appena recuperano un filo di lucidità, infatti, ci castigano di nuovo: è il 78′ e a seguito di un elaborato attacco biancoceleste, ecco che Tuculet bagna con una meta la presenza numero 50 nei Pumas. Sánchez, di lì a poco nominato Man of the Match (questo vizio di assegnare il premio, già di per sé discutibile per un gioco di squadra, a partita in corso è qualcosa che non riusciremo mai a comprendere) impreziosisce ulteriormente una prestazione più che lodevole. Il passivo è sin troppo pesante per i ragazzi di O’Shea, ma è pur vero che l’ultimo quarto d’ora ha visto una sola squadra in campo.
Il Franchi, sportivo come mai accade quando vi si gioca a pallone, si scioglie in un bell’applauso, ma il pensiero che, tra sette giorni, a Padova, ci tocchi incontrare il Sudafrica rischia di togliere il sonno a Parisse e compagni.
ITALIA-ARGENTINA 15-31 (9-8)
Italia: Hayward, Sarto (50′ Minozzi), Boni, Castello, Bellini, Canna (70′ McKinley), Violi (59′ Tebaldi), Parisse (c), Steyn, Minto (62′ Licata), Budd (70′ Ruzza), Fuser, Ferrari (59′ Chistolini), Bigi (41′ Ghiraldini; 73′ Bigi), Lovotti (50′ Zani). A disp.: Ghiraldini, Zani, Chistolini, Ruzza, Licara, Tebaldi, McKinley, Minozzi . CT: Conor O’Shea.
Argentina: Tuculet, Cancelliere, Orlando (57′ Moroni), González Iglesias, Boffelli, N. Sánchez (9′ temp. Hernández; 15′ N. Sánchez), Landajo (59′ Bertranou), Leguizamón (57′ Macome), Kremer, Matera, Lavanini, Alemanno (50′ Petti), Tetaz Chaparro (63′ Pieretto), Creevy (c) (59′ Montoya), Garcia Botta (43′ Noguera). A disp.: Montoya, Noguera, Pieretto, Petti, Macome, Bertranou, Hernández, Moroni. All.: Daniel Hourcade.
Arbitro: Jaco Peyper (Sudafrica). Giudici di linea: Glen Jackson (Nuova Zelanda), Pierre Broussett (Francia). TMO: Brian MacNeice (Irlanda).
Marcatori: 11’ calcio piazzato Hernández (A); 13’ calcio piazzato Canna (I); 21’ calcio piazzato Canna (I); 28′ meta Cancelliere (A); 32’ calcio piazzato Canna (I); 46’ calcio piazzato N. Sánchez (A); 48’ calcio piazzato Canna (I); 54’ calcio piazzato N. Sánchez (A); 57′ drop Violi (I); 59’ calcio piazzato N. Sánchez (A); 69’ meta Kremer (A), trasformazione N. Sánchez (A); 77’ meta Kremer (A), trasformazione N. Sánchez (A).