La lunga notte degli addii
La sgradevole notte di San Siro si riassume nel pianto di Buffon e negli sguardi tristi, tra il commosso e il costernato, di Barzagli e De Rossi. Simboli per anni dell’Italia calcistica, ultimi testimoni diretti del trionfo del 2006. E oggi al doloroso passo d’addio. Sognavano un altro finale, magari con le lacrime agli occhi dopo aver vissuto un Mondiale da protagonisti. E invece no, la storia è andata diversamente, rendendo amarissimo l’ultimo boccone inghiottito in azzurro. Da adesso in poi si guarderà al futuro, coi Donnarumma, Rugani e Verratti in rampa di lancio per prendere il loro posto. Ma non sarà facile. Perché quando sostituisci giocatori di questo calibro, che hanno resistito agli inganni del tempo, non basta la buona volontà. Questi ragazzi non si sono mai tirati indietro, mettendoci la faccia. Anche ieri che avrebbero voluto scappare via, nascosti dal cappuccio di una felpa o col capo chino di sa di aver deluso una nazione intera.
A guidare la difesa non ci sarà più capitan Buffon, 39 primavere, che a fine stagione appenderà gli scarpini al chiodo. La partecipazione alla Coppa del Mondo lo avrebbe eletto come Dio dell’Olimpo calcistico, unico ad avere giocato sei edizioni. Rimarrà fermo a quota cinque, come il messicano Carbajal e il tedesco Matthäus. E non potrà attaccare il primato di presenze internazionali detenuto di Ahmed Hassan, 184 apparizioni con la maglia dell’Egitto. Rimane probabilmente il migliore portiere italiano di tutti i tempi, colui che è parso un predestinato fin dall’esordio, quando con la maglia del Parma mise la museruola al Milan di Capello. E che ha saputo conservarsi nel tempo, accettando un anno in B e riscuotendo la stima praticamente di tutti i suoi colleghi.
Anche Daniele De Rossi merita un plauso per la sua esperienza in azzurro. Aveva iniziato nel 2004, appena 21enne, ripagando la fiducia del ct Lippi segnando all’esordio. Il gol è sempre stato un suo vizio: le ventuno reti realizzate lo hanno reso il centrocampista più prolifico della storia italiana. A differenza di Buffon e Barzagli, visse un Mondiale tedesco in chiaroscuro, vittima dell’espulsione rimediata contro gli Stati Uniti che gli era costata quattro turni di squalifica. Ma riuscì a rialzarsi giusto in tempo per trionfare, insieme agli altri, ponendo il suo sigillo con il terzo rigore della serie vincente. Anche Andrea Barzagli, classe ’81, dice addio alla Nazionale. Lo fa dopo un decennio giocato da protagonista. Dopo Germania 2006, vinta da comprimario, ha trovato nella Juve il definitivo trampolino di lancio, divenendo imprescindibile per tutti i commissari tecnici. Sembrava dovesse smettere dopo l’Europeo, poi ha trovato la forza per continuare a lottare anche agli ordini di Ventura.
Da domani si cambia. Si proverà a voltare pagina. Si proverà a cercare il Buffon, il De Rossi o il Barzagli del futuro. Gente che lotta sempre, che non tira mai indietro la gamba e soprattutto si prende le sue responsabilità. Sempre.