Dalla prima alla sesta. Sei cambi di rapporto, sei velocità diverse, sei protagonisti e sei
chiavi di lettura.
1) Vettel. Vittoria numero cinque di una stagione, numeri alla mano, ben al di sopra comunque vada della sufficienza scolastica. Ammesso che lo sport ne concepisca una. Un digiuno da gradino più alto del podio che durava dal 30 luglio, dal Gp D’Ungheria, nel mezzo tre mesi abbondanti in cui il Mondiale è scivolato via irrimediabilmente. Ad Interlagos, malgrado la mancata pole, Sebastian è stato perfetto. Infilando Bottas in avvio e diventando imprendibile per tutti. Consolazione? Solo ulteriore convinzione che, mezzi alla mano, non si è secondi a nessuno.
2) Hamilton. Passata la sbornia post quarto titolo mondiale, Lewis si concede un errore grossolano in qualifica che lo costringe ad una partenza in ritardo e ad un week end all’inseguimento. Una rimonta pazzesca che lo porta a pochi centimetri dal podio, con un macchina mostruosa agevolata da una spensierata interpretazione della unit, con la mente libera di chi sa perfettamente che il più è fatto ed ora, beato lui, può bastare divertirsi e divertire.
3) Raikkonen. Il week end brillante della Ferrari trova richiami anche nella prestazione del finlandese, al settimo podio stagionale e al terzo terzo posto consecutivo. L’elemento di analisi rimane un altro, trattandosi dell’unico pilota tra i Top Six a secco di vittorie, dimostrandosi scudiero costante ed affidabile, ma drasticamente a corto, in questa fase della sua vita sportiva, di spunti necessari per provare a ritrovarsi davanti a tutti.
4) Bottas. Terza pole position in stagione, nel sabato in cui in Mercedes ci si dimentica di Hamilton per destinare attenzioni ed applausi verso di lui. La domenica la musica cambia quasi subito, con Valtteri infilato da Vettel e Lewis entusiasmante a suon di sorpassi. Il secondo posto non gli toglie necessariamente il sorriso, ma la sensazione anche in questo caso, come per Raikkonen, è che manca ancora qualcosa.
5) Le Red Bull. Da Suzuka Ricciardo è praticamente scomparso. Fuori ad Austin prima e in Messico poi, testacoda in partenza sotto il sole del Brasile. Alla fine chiude sesto grazie alla seconda rimonta, per numero di sorpassi ed importanza, di questo fine settimana. Meglio di lui, ancora una volta, il collega Verstappen, che al contrario di Dani nelle ultime uscite sembra aver trovato una costanza fino a questo momento schiacciata dall’istinto a volte, troppo, esagerato. Quinto posto per Max, e l’idea che la strada imboccata rimanga quella giusta.
6) Massa. Ritirarsi due volte nella stessa carriera rimane un privilegio per pochi. Farlo, ad un anno di distanza, in due circostanze diverse davanti al proprio pubblico restringe ancor di più la cerchia. Ultima (bis) ad Interlagos per Felipe che saluta, ringrazia e si congeda con tanto di figlioletto sotto braccio. Ribaltoni questa volta, a differenza di dodici mesi fa, non dovrebbero esserci, e il suo settimo posto finale rimane tutto sommato una discreta chiusura di sipario su una carriera brillante, beffarda (Mondiale sfumato nel 2008 ndr) ma sempre vissuta col sorriso. Mancherà.