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Russia 2018 – Non sappiamo come, Germania

Dopo il Belgio viene la Germania, seconda europea (esclusa l’ospitante) a qualificarsi per il Mondiale di Russia 2018. La data di formalizzazione è il 5 ottobre 2017, il giorno in cui i tedeschi battono l’Irlanda del Nord 3-1 e chiudono anche matematicamente il discorso. Non c’erano dubbi sui campioni del Mondo in carica, che in un girone dominato possono permettersi il lusso di sperimentare allo sfinimento.

Löw lavora in una fucina di talenti, per una Federazione calcistica appena uscita dalla vittoria di Mondiale, Confederations Cup ed Europeo under21. In ogni ruolo ha a disposizione due o tre uomini di altissimo livello e l’unico problema della vigilia potrebbe essere quello di lasciare a casa il calciatore sbagliato. Bel problema. Dieci vittorie su dieci partite durante le qualificazione, dal 2-1 alla Repubblica Ceca all’8-0 contro San Marino. Non sappiamo proprio come questa squadra non possa rivincere il Mondiale, non lo sappiamo proprio.

La concorrenza dei gironi UEFA non è certo come quella della Coppa del mondo, una volta superati i gruppi iniziano le sfide, quelle belle. Lì dovrà giocarsela questa squadra, che potrebbe forse peccare di inesperienza se Löw mantiene questa tendenza a ringiovanire. No, non lo farà. Se fosse utile alla causa convocherebbe di nuovo anche Klose. Il ringiovanimento è stato un processo estremamente oculato e intelligente, in Russia ci saranno tanti cambiamenti quanti sono quelli strettamente necessari. Insomma, nessun entusiasmo di tenera età, viene solo chi dimostra di reggere.

Durante il girone vanno in gol 21 giocatori (contro i 10, per esempio, dell’Italia sbandierata così sperimentale). I tedeschi si preparano al nuovo Mondiale provandole tutte, riesumando attaccanti messi in freezer dieci anni fa e buttando dentro baldi giovani soldatini. Sfugge sempre alla logica il signor Draxler, che ancora non rispecchia le aspettative, ma si sono visti più o meno tutti: questo perché c’era sempre la certezza della vittoria, sarà questione di mentalità o sarà che il calciatore medio tedesco farebbe invidia a qualsiasi nazionale avversaria.

E poi c’è quella Confederations Cup vinta, da cui si è ottenuto uno Stindl in formato Mondiale, un Goretzka tra i più forti nel suo reparto e un Emre Can pronto a prendersi anche il centrocampo della Germania. Poi ci sono le solite certezze, come Müller (il più prolifico nel girone di qualificazione al mondiale), Neuer e Kroos. Ci sono quelli che ritrovano la Nazionale come Rüdiger o quelli che pensavano di non arrivarci più come Sandro Wagner.

C’è un insieme di giocatori estremamente competitivi, giocatori della Bundesliga o delle migliori squadre europee. Ci sono le vittorie, con cui la Germania continua a dimostrare di essere ancora la migliore al mondo dopo quattro anni. C’è un’unione d’intenti che avvicina all’approssimazione di zero i rischi. Poi c’è il pallone, che rotolando decide chi vincerà a Russia 2018, ma i tedeschi lo rincorrono con la responsabilità dei campioni in carica.