Gianluigi Quinzi, un giovane talento che non vuole rimanere tale: dopo la vittoria di Wimbledon juniores infatti il classe ’96 non ha più fatto altri acuti e dopo l’ingresso nel mondo dei professionisti la sua classifica parla di 306° posizione.
Il tennista marchigiano è stato da tutti definito come un predestinato: all’età di otto anni infatti era già stato scelto da Nick Bollettieri nella sua accademia e trionfa nel Little-Mo, prestigioso torneo juniores vinto anche da Roddick e Serena Williams. Nel 2012 conquista anche il Bonfiglio a Milano, ma negli slam non convince uscendo di scena precocemente.
Nel 2013 però la ruota comincia a girare nel verso giusto e, dopo aver guadagnato la prima posizione mondiale juniores, vince anche Wimbledon juniores, impresa riuscita prima d’ora soltanto a Narciso nel 1987. Il movimento tennistico italiano si esalta e si sfrega le mani per un talento che negli anni futuri potrà garantire sicuramente qualche successo che in campo maschile manca ormai da troppi anni.
Il passaggio al mondo dei professionisti è traumatico e gli scarsi risultati fanno piovere su Quinzi una marea di critiche e l’unico rimedio che il giovane prova a inventarsi è una serie di cambi di allenatore che lo destabilizzano ancora di più. Nel 2017 sceglie come coach Fabio Gorietti e i primi miglioramenti cominciano a intravedersi con qualche buon risultato raggiunto nei tornei Challenger e il best ranking di 226° posizione, oltre che la prima vittoria in una partita del circuito tennistico maggiore.
Partecipa e vince le qualificazioni per l’ATP Next Gen Finals e, in un girone tosto con Shapovalov, Chung e Rublev, non sfigura mettendo in mostra un ottimo tennis pur terminando a zero punti. Difficile pensare di fare meglio contro avversari già vincenti tra i “grandi”, ma Quinzi ha convinto tutti: con questo spirito il 2018 può essere l’anno della consacrazione con l’obiettivo di entrare in top 100.
I punti da migliorare sono il diritto, ancora troppo macchinoso in fase di apertura, e il servizio con il quale batte bene, ma non riesce a concludere a suo favore una buona percentuale di punti. Il rovescio a due mani è naturale ed è il suo miglior colpo, grazie al quale può svariare in diagonale per poi chiudere in lungolinea.
Molti giocatori della sua età sono già in pianta stabile nei tornei di prima fascia e Quinzi, che questi giocatori ha già sconfitto in fase juniores, vuole dimostrare a tutti e soprattutto a sé stesso che le forti aspettative su di lui erano ben riposte: è giunta l’ora di far sbocciare il vero talento.