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Russia 2018 – Obiettivo Corea del Sud: rotto della cuffia

All’ultima giornata del girone asiatico A i coreani sudano gelido. Dopo aver pareggiato 0-0 contro l’Iran già qualificatasi devono guardarsi dalla Siria, all’inseguimento di uno storico Mondiale (sogno destinato a spegnersi ai play-off). A un quarto d’ora dall’inizio della partita con l’Uzbekistan arriva la notizia che a Teheran i siriani sono in vantaggio, dunque perdere significherebbe andare ai play-off. I coreani ci provano in tutte le maniere ma non riescono ad andare oltre lo 0-0, che assieme al 2-2 fra Iran e Siria significa Russia 2018.

È un percorso difficile quello della Corea del Sud verso la conquista della fase finale del Mondiale: 4 vittorie, 3 pareggi e 3 sconfitte. La vera differenza la fa l’1-0 ai danni della Siria alla 7ª giornata, la differenza la fa il centrale difensivo Hong Jeong-ho con un tiro deciso dopo un parapiglia in area. Eccolo il gol che decide la qualificazione, anche se la Corea del Sud ancora non lo sa. È la rete che tuona: voi no e noi sì, confusione dopo l’angolo e lui la sbatte precisa e forte dall’altra parte. Le tigri pasticciano nelle ultime tre gare, perdono con il Qatar 3-2 (salta la panchina di Stielike ed entra Shin Tae-yong) e pareggiano a reti bianche le altre due, ma i cinque punti finali della Siria non bastano.

Aggrappati agli europei la Corea riesce a sfangarla e a riconfermarsi per il nono anno consecutivo alla Coppa del mondo, nonostante qualche fatica in più. Vale però la superiorità sulla trequarti, l’abilità tecnica del campione del Tottenham Son, di Koo, da un paio d’anni all’Augsburg, e dell’ala del Crystal Palace Yong, un tempo fedele servitore del Bolton. A sostegno c’è il mediano Sung Ki, ormai veterano dello Swansea e capitano della squadra nazionale.

Davanti più di un occhio va dato all’emergente Chan, attaccante dei Red Bull Salisburgo classe ’96, è il pezzo più pregiato assieme a Son in vista del Mondiale. È una seconda punta tecnicamente elevata e raramente cerca la profondità, ma è mostruoso nel venirsi a prendere il pallone fra le linee, il che lo rende un valore aggiunto al gioco coreano. Già, perché difficilmente nasce una punta di peso in Corea e allora è meglio agire con fraseggi al limite e inserimenti dalla trequarti (in qualche losco modo ci hanno fregato così nel 2002 e lo stile non è cambiato di una virgola).

I punti deboli della Corea? Molti, moltissimi alla vigilia del 2018. Una difesa senza la minima infarinatura extra-asiatica e un allenatore arrivato da due partite, dopo che il tedesco Stielike perse 3-2 in Qatar. Magari il nuovo commissario tecnico Shin Tae-yong farà rendere ancora meglio una squadra rapida e rognosa di natura, ma la Corea del Sud ha convinto poco in campo asiatico e il Mondiale è alle porte. Obiettivo: passare i gironi per il rotto della cuffia.

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Lorenzo David Salvadori