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Un Lugano grintoso, ma serve maggiore precisione sottoporta

Tami, tecnico del Lugano, ieri, davanti ai taccuini dei giornalisti, al termine della partita in trasferta contro il Thun, ha detto: “I punti servono sempre: sarebbe stato meglio farne tre, ma anche uno va bene. Il campionato è ancora lunghissimo, avremo altri scontri diretti da giocare.” L’ultimo posto in classifica, quindi, preoccupa, ma fino a un certo punto, così come non rassicurava il trovarsi davanti al Lucerna al fischio d’inizio. Nelle dichiarazioni di fine partita, l’allenatore ticinese ha rimarcato che, alla fine di questo ciclo terribile (il campionato svizzero, come gli altri, si fermerà nel prossimo fine settimana a causa degli spareggi per l’accesso ai Mondiali di Russia2018), la squadra avrebbe potuto anche trovarsi in una situazione molto più difficile.

In classifica, in fondo, le cinque squadre che compongono la parte destra della graduatoria sono racchiuse in un fazzoletto di sole tre lunghezze. E questo, è un fatto oggettivo come l’attuale ultimo posto in classifica dei bianconeri ticinesi. Dopo la sosta, il Lugano affronterà, in trasferta, il San Gallo: la sorte, nelle partite che hanno visto contrapposte le due squadre, è stata finora benevola coi Brodisti, graziati dal maltempo, quest’estate in Ticino, quand’erano sotto di una rete all’intervallo. Diciamo, quindi, che i sottocenerini hanno un credito con la fortuna da riscuotere: e chissà che non accada, sabato prossimo, al kybunpark.

La partita di ieri ha mostrato due volti: un Lugano pregevole nella prima mezz’ora di gioco, dove è andato in gol nell’occasione tutto sommato meno eclatante (molto più nette quelle fallite da Mihajlović e Mariani), e più in difficoltà nella ripresa, quando fatica e acciacchi della partita di Coppa di giovedì sera, in Repubblica Ceca, si sono fatti sentire. Fino a quando Ledesma ha retto, i bianconeri hanno fatto una buona partita; quando l’ex capitano della Lazio ha iniziato, comprensibilmente, a mostrare la corda, la squadra ha perso qualcosa. L’italo argentino ha la sua dose di responsabilità sul gol del pareggio, anche se Golemić, alle sua spalle, avrebbe dovuto chiudere e Da Costa, soprattutto, non farsi sorprendere da un tiro teso, angolato, ma di quelli che di solito esaltano i portieri.

La sosta, anche a questo giro, giunge al momento giusto, per consentire il recupero fisico di diversi elementi, e smorzare un po’ l’eco delle diverse polemiche di questa settimana appena trascorsa. I tifosi sono divisi, anche se prevale, come giusto, l’affetto per la squadra. Sabbatini, ieri, a fine partita, ha parlato da capitano: “Noi pensiamo a far bene in campo, anche se ciò che è successo tra il mister e il presidente ci è dispiaciuto. Tuttavia, sono abituato a queste cose, anche se non possiamo far finta che non sia successo nulla. Noi vogliamo fare il bene del Lugano, e cercheremo di ottenere sempre risultati positivi. La partita di oggi? Creiamo tanto, ma davanti non riusciamo a concretizzare la grande mole di lavoro che facciamo, e questa cosa si era vista anche a Plzen giovedì sera. I rincalzi? Si tratta di giocatori, come Čulina, che non giocano una partita ufficiale da più di un anno: non possiamo chiedere loro più di quello che possono attualmente darci.”

Il capitano, anche se non ha ancora raggiunto i livelli dello scorso anno, appare in crescita. Per noi, resta un elemento imprescindibile, e un termometro della salute della squadra: non è un caso che la crescita delle sue prestazioni abbia portato a un miglioramento complessivo. Guardando i giocatori, ieri, fuori dallo spogliatoio, abbiamo inoltre avuto la sensazione di un gruppo unito e responsabilizzato, con voglia di fare bene, e coscienza dei propri mezzi.

Certo, c’è un Da Costa da recuperare, e si ha sempre la sensazione che manchi un terminale efficace di finalizzazione. Junior e Gerndt danno profondità e aprono spazi ma, a parte Mariani (che è comunque un centrocampista, anche se ha ritrovato lo spirito e la voglia di cercare la rete), manca l’uomo dell’ultimo tiro.

In sala stampa, ieri, si ragionava di come Spielmann e Rapp del Thun (squadra diretta concorrente quindi, senza scomodare le prime in classifica) abbiano segnato, da soli, più reti di tutto il Lugano. E questo, è un elemento imprescindibile. In conclusione, la squadra è viva, e gioca un buon calcio: sicuramente ha fatto meglio di Sion, Lucerna e Thun. Peccato che siano venuti solo 5 punti, al posto dei 9 che sarebbero stati meritati: oggi, avremmo un’altra classifica. Che adesso vale poco, che non va guardata: ma, che alla fine, sarà l’unica cosa che conterà davvero.