Il regolamento parla chiaro: quando si perdono quattro partite a tavolino per rinuncia, si è estromessi dal campionato. Ed è appunto ciò che è successo al Modena Calcio. Non sono bastati i 105 anni di storia e le 28 stagioni in Serie A per salvarlo. Il Modena stato radiato con effetto immediato dal giudice sportivo di C, Pasquale Marino, dopo che la squadra emiliana non ha preso parte al match contro il Santarcangelo. Gli ultimi tentativi di salvataggio non sono andati a buon fine e il girone B continuerà senza i canarini.
Peraltro non è una sorpresa. Già a ottobre le cose si erano messe male, con i calciatori che avevano scioperato per via delle inadempienze della società, che non pagava gli stipendi da mesi. L’ormai ex presidente Caliendo aveva accumulato debiti per cinque milioni di euro. Debiti contratti anche con il Comune, che aveva chiuso i cancelli dello Stadio Braglia, e che avevano dato vita all’inesorabile declino. Era entrato così in gioco Taddeo, ex patron del Varese, che aveva promesso di azzerare i debiti e soprattutto di pagare gli emolumenti di staff e squadra, ma non è riuscito ad adempiere nei tempi previsti.
A Modena i tifosi avevano inscenato già il funerale alla squadra, con tanto di bara gialloblù. E si continua a maledire l’avvento di Caliendo, divenuto proprietario del club nel 2013 attraverso il passaggio delle quote di maggioranza a una holding lussemburghese di cui era amministratore. Per la sua storia e per quel che ha dato, il Modena non si meritava tutto questo. Adesso, chiaramente, una volta presentata istanza di fallimento, i calciatori saranno svincolati e liberi di accasarsi altrove. Con grande mestizia, finisce qui l’avventura del Modena nel calcio italiano.