Home » Cagliari, la cura López sembra funzionare

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Archiviata la dodicesima giornata, con il campionato di Serie A che è quasi a un terzo del suo percorso, in casa Cagliari è tempo di un primo parziale bilancio. All’orizzonte, due settimane di pausa (ci sarà da guadagnarsi un posto ai Mondiali dell’anno prossimo), che consentiranno a López di lavorare col gruppo, mentre e a noi offrono l’occasione per riflettere sull’avvio burrascoso dei rossoblù. Dodici giornate in cui è successo un po’ di tutto: dall’inaugurazione della Sardegna Arena, all’esonero di Rastelli dopo due anni e mezzo, con il conseguente ritorno del grande ex, già allenatore dei sardi dal 2012 al 2014.

LA REAZIONE – La vittoria di ieri contro il Verona, inutile ribadirlo, è stata un toccasana per l’ambiente, perché ha affossato una diretta concorrente per la salvezza e ha consentito ai rossoblù di portarsi a più 6 dalla zona calda. Il tecnico uruguaiano, ufficialmente al lavoro soltanto da una ventina di giorni, ha raccolto 6 punti in quattro partite, frutto delle due vittorie interne contro Benevento e Verona, appunto, e due sconfitte lontano da casa, contro Lazio e Torino. Ha già fatto meglio del suo predecessore, che aveva racimolato lo stesso bottino, ma con il doppio delle partite a disposizione. Prima che sotto l’aspetto tecnico, López sembra aver lavorato sul piano mentale, perché nonostante lo svantaggio iniziale e la botta psicologica del rigore sbagliato, la squadra ha avuto la forza di reagire, mantenere il pallino del gioco, limitare al massimo le ripartenze avversarie e ribaltare il risultato. Il Cagliari di Rastelli, in svantaggio alla Sardegna Arena contro Sassuolo, Chievo e Genoa, non ci era riuscito o l’aveva fatto solo in parte.

LA DIFESA A TRE – La medicina principale della cura López, probabilmente, è stata il cambio del modulo: dal 4-3-1-2 rastelliano, a un 3-5-2 decisamente più accorto. La difesa a tre assicura una maggiore protezione della porta e consente agli esterni di giocare con minori compiti difensivi. Il primo a trarne beneficio è stato indubbiamente Paolo Faragò: gol e assist nel 2-1 al Benevento, gol a cinque minuti dal novantesimo ieri contro il Verona. Di fatto, ha deciso lui una gara che si stava incanalando verso l’1-1. Il recupero di Pisacane durante la pausa, poi, garantirà al reparto maggiore dinamicità, visto che Andreolli ci è sembrato ancora troppo lento e macchinoso. Menzione a parte per Filippo Romagna: il ragazzo ha personalità, aggredisce gli spazi, è bravo nell’anticipo e ha qualità anche nella costruzione del gioco. Con gli insegnamenti di un ex difensore di livello come Diego López non potrà fare altro che migliorare di partita in partita.

UN BARELLA IN FORMATO SUPER – Il centrocampo è ancora in evidente fase di rodaggio. Contro gli scaligeri, note positive da Faragò e Padoin, è chiaro che ora l’obiettivo è quello di valorizzare Miangue a sinistra e rispolverare van der Wiel per la corsia di destra. Con questo schieramento tattico l’olandese può rivelarsi utile: i rifornimenti dalle fasce sono fondamentali, specialmente quando davanti hai un centravanti forte di testa come Pavoletti. Al centro, però, c’è ancora tanto da fare: Cigarini, al di là del rigore sbagliato, ci è sembrato ancora lento e impacciato, quasi col timore di prendersi le responsabilità richieste dal suo ruolo. Pure Ioniță può e deve dare di più, praticamente inesistente negli inserimenti, spesso “nascosto” e impreciso, sicuramente deve crescere dal punto di vista fisico per dare il meglio di sé. Dulcis in fundo, però, c’è il fiore all’occhiello di questo Cagliari: Nicolò Barella. Ancora una volta il migliore in campo: corre per tre, recupera palloni, li gioca con qualità, salta l’uomo e crea superiorità. Rispetto al passato è anche migliorato dal punto di vista realizzativo. È veramente forte, l’impressione è che prima o poi lascerà la sua Cagliari.

PAVOLETTI. E POI? – Con il nuovo assetto tattico a farne le spese sono stati soprattutto gli attaccanti. D’altronde, questo è il prezzo da pagare: più compatti, meno imprevedibili. Soprattutto i brasiliani, João Pedro e Farias, sono stati un po’ sacrificati, anche se ieri l’ingresso in campo del primo, nella ripresa al posto di Sau, ha dato maggiore verve al gioco offensivo dei rossoblù. Per il momento può bastare, ma è chiaro che il tecnico dovrà lavorare e pensare a come valorizzare al meglio la qualità dei due. La certezza, per il momento, si chiama Leonardo Pavoletti. Non c’è in rosa un giocatore con le sue caratteristiche (Melchiorri non è proprio un centravanti classico, e poi ha bisogno di tempo per recuperare la migliore forma fisica). Anche ieri, nonostante non abbia segnato, ha lottato contro i centrali avversari, ha preso di testa alcuni cross arrivati dalle fasce e ha fatto da sponda per Faragò in occasione del gol. Dopo un anno di inattività, la strada intrapresa sembra quella buona. Discorso a parte per Sau: ha dato tutto, si è conquistato il rigore, ha messo la sua qualità al servizio della squadra, ma gli manca il gol.

BENEDETTA PAUSA – Nel post partita il tecnico di Montevideo è stato chiaro: la pausa arriva al momento giusto, ci serve tempo per lavorare in settimana. Dobbiamo migliorare, aggredire le partite e chiuderle prima, altrimenti i capelli diventano tutti bianchi”. Il recupero di alcune pedine (Cragno, Pisacane, Capuano, van der Wiel), oltre al lavoro tattico, che finalmente potrà essere svolto con la dovuta calma, sono gli altri obiettivi immediati del gruppo. Al ritorno ci sarà un’altra sfida diretta, contro un’Udinese che ha gli stessi punti dei rossoblù (ma con una partita in meno). I tifosi si aspettano qualche punto anche lontano da casa.