Home » La guerra dei poveri

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La nona giornata della Serie A 2017/2018 verrà ricordata negli annali del calcio per un record stabilito. Niente gol segnati o minuti di imbattibilità però; stiamo infatti parlando di un record negativo. A stabilirlo è stato il Benevento, prima squadra di sempre a perdere le prime nove partite di campionato nella massima serie italiana.

Col 3-0 incassato davanti ai propri tifosi contro la Fiorentina, i giallorossi sono entrati nella storia dalla porta sbagliata. Siamo a fine ottobre e le speranze di salvezza della neo-promossa campana sono già ridotte praticamente allo zero. I numeri infatti sono impietosi: alle sconfitte si aggiungono le appena due reti fatte a fronte delle ventidue subite, per una media di più di due gol incassati a partita finora. Nessun altra squadra ultima nei cinque massimi campionati europei ha fatto zero punti. In Inghilterra il Crystal Palace ne ha raccolti tre, in Germania il Colonia due, in Spagna il Málaga uno e in Francia il Metz tre.

Non vogliamo però “sparare” solo sulla squadra di Baroni, che non ha chiaramente retto il doppio salto di categoria, complice una campagna acquisti non all’altezza. Anche perché capiamo benissimo che agli “Stregoni” una stagione nella massima serie, la prima della storia, sia comunque vada di grande prestigio in termini sia di visibilità che economici. In Serie A ci sono infatti ben cinque squadre che non hanno fatto più di sei punti (Cagliari, Genoa, Udinese, Crotone, Hellas Verona, SPAL e Benevento), mettendo insieme sei vittorie e ben quarantatré sconfitte. Una vera e propria “guerra dei poveri” che rischia seriamente di vedere una quota salvezza sempre più bassa supportando così ancora una volta di più la tesi secondo cui sarebbe meglio riportare il campionato ad avere diciotto squadre.

Crotone e Udinese hanno incassato undici reti in due nell’ultima giornata dimostrandosi poca cosa. Non meglio hanno però fatto il Cagliari e la SPAL, entrambe alla quarta sconfitta nelle ultime cinque sfide giocate. Il Genoa ha dato segnali di vita nelle ultime quattro giornate dopo un inizio da incubo, mentre l’Hellas Verona ha perso il derby dopo aver vinto lo sconto diretto/disperato proprio contro il Benevento.

A oggi il campionato nella parte bassa della classifica risulta già essere spaccato in due. Dalla tredicesima posizione, occupata dal Sassuolo, in giù sarà una lotta a chi farà meno peggio e tutto si deciderà praticamente negli scontri diretti. La speranza è che il campionato resti vivo più degli ultimi anni per almeno le ultime due posizioni, visto che l’ultima sembra ormai essere già destinata al Benevento. Il Cagliari è finora l’unica squadra ad aver cambiato allenatore e questo è un dato in controtendenza con quanto successo nelle recenti stagioni; segno che comunque c’è una volontà di credere in quanto fatto in fase di costruzione della squadra in estate.

L’unico modo per rendere il campionato più competitivo in tutte le posizioni, stile Bundesliga in cui per esempio qualche settimana fa il Friburgo terzultimo ha battuto l’Hoffenheim quarto (cosa al momento impensabile in Italia), è chiaramente la riduzione delle squadre.

A fare la differenza è anche la divisione dei ricavi provenienti dalla vendita dei diritti televisivi. differenza dei tornei rivali. Per esempio la suddivisione in base al merito in Premier League prende in considerazione solo alla stagione in corso, e, siccome non tutte la gare vengono trasmesse in televisione in Inghilterra, una seconda consistente fetta (25%) viene distribuita in base al numero di passaggi televisivi stagionali. Inoltre, la Premier League distribuisce in parti uguali i ricavi internazionali, fattore che permette ulteriormente e in maniera determinante di rendere più equa la suddivisione. Simile il discorso in Bundesliga, in cui da questa stagione hanno benefici anche le squadre che fanno giocare i giovani cresciuti nel proprio vivaio.

Sicuramente anche in Italia dovrebbe esserci una più equa distribuzione dei ricavi tra le prime e le ultime per avere un livello generale più alto. Torniamo ora però al numero delle squadre. Il problema è che nessuna delle società di Serie A che lottano per salvarsi sarà mai disposta ad accettare di avere un anno cinque retrocessioni. La sensazione è quindi che questa possibilità rimarrà un’utopia, così come al momento quella dei diritti televisivi, e che si andrà sempre di più verso le diciotto/diciannove squadre “virtuali”. A pensarci bene infatti, il Benevento quest’anno come il Pescara l’anno scorso, l’Hellas Verona due anni fa e il Parma tre anni fa dal punto di vista statistico veleggiano nel campionato come “navi fantasma”: ci sono, ma senza fare punti.