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Dalla prima alla sesta. Sei cambi di rapporto, sei velocità diverse, sei protagonisti e sei chiavi di lettura.

1) Hamilton. Sessantaduesima vittoria e settanduesima pole position in carriera. Quinto successo su un tracciato dove, eccezion fatta per Vettel nel 2013, ha vinto sempre e soltanto lui. Cinque primi posti ed un secondo  nelle ultime sei gare disputate. Il vantaggio mondiale salito a +66 e in Messico si può già chiudere per il quarto titolo iridato. Quando si è trattato di accelerare in questa stagione, Lewis ha cominciato a spingere a tavoletta.

2) Vettel. Dopo tre gare, qualche polemica e molti interrogativi la Ferrari numero 5 torna sul podio. Gara regolare, con poche ambizioni concrete di impensierire Hamilton e la sua Mercedes. Mondiale ancora aggrappato alla matematica, ma l’undicesimo podio stagionale dimostra che la competitività c’è e, riso amaro, c’è sempre stata.

3) Mercedes. Quarto titolo costruttori in bacheca con tre gare d’anticipo. Che stia simpatica o no, interpretazioni e numeri sono quelli di una squadra che sta dominando la Formula 1 dell’ultima generazione. Ha raccolto l’eredità della Red Bull e prima ancora della Ferrari,  sia nelle statistiche che nella concezione. Bravo Toto (Wolff). Bravissimi ingegneri e meccanici.

4) Verstappen. Pretendere un week end senza intoppi per il figlio d’arte più promettente delle quattroruote appare, ormai, un’utopia. Cambio della power unit e penalità di quindici posizioni in griglia. Rimonta adrenalinica e terzo posto strappato a Kimi Raikkonen ad una curva dal termine, prima che i commissari giudichino irregolare il sorpasso ai danni del finlandese e lo retrocedano quarto. Il talento è già dalla sua, il carattere lo diventerà.

5) Ocon. Quinto sesto posto stagionale, e la conferma che dietro i top driver ci sono soprattutto lui e la sua Force India. Il francesino classe ’96 porta in dote talento, simpatia e carattere da vendere. Tre mesi fa ha dichiarato che senza l’aiuto (economico) di Toto Wolff oggi lavorerebbe in un fast food. Meglio così Esteban, fidati. Un po’ per tutti.

6) Renault. Nel week end in cui Mercedes brinda al suo quarto titolo costruttori, nel muretto francese va in archivio un altro Gran Premio con più bassi che alti. La prima di Carlos Sainz jr nell’abitacolo francese si congeda con un buon settimo posto finale, ma a deludere è ancora una volta Nico Hulkenberg. Un nuova unità termica e un nuovo turbo-compressore lo relegano nelle ultime posizioni della griglia di qualifica, prima dell’ennesimo ritiro in gara. Da SPA in poi all’ex prodigio tedesco non ne è andata bene una.