Dopo il terzino sinistro dell’Olbia Matteo Cotali, il nostro viaggio tra i giovani talenti della Serie C 2017-2018 prosegue. Dalla Sardegna ci trasferiamo in Abruzzo, precisamente a Teramo. Dove abbiamo fatto due chiacchiere col centrocampista dei Diavoli Lorenzo De Grazia. Nato ad Ascoli Piceno il 1° aprile 1995, De Grazia veste la casacca biancorossa da luglio e per la quale ha firmato un contratto triennale. Con la ferma intenzione di lasciare il segno sulle sponde del Tordino.
Ciao Lorenzo. Grazie per aver accettato il nostro invito. Presentati al nostro pubblico. Quali sono state le tappe della tua carriera finora e quali allenatori ti hanno aiutato a crescere fino a questo momento?
Ciao. Ho fatto tutta la trafila nelle giovanili dell’Ascoli, poi nell’estate del 2014 vado a farmi le ossa alla Maceratese in Serie D, dove contribuisco alla vittoria del campionato. Torno ad Ascoli nel 2015 dove avrei dovuto affrontare il torneo di Lega Pro. Ma i bianconeri vengono ripescati in Serie B (proprio al posto del Teramo, ndr) e io non trovo spazio. Gioco appena due partite. Nell’estate del 2016 torno in prestito a Macerata, in Lega Pro. Con 32 presenze, contribuisco a ottenere una salvezza tranquilla nonostante le peripezie societarie con tanto di stipendi non pagati. Stanco di non ricevere fiducia da parte dell’Ascoli, accetto l’offerta del Teramo dove firmo un contratto triennale. Diversi sono stati gli allenatori che mi hanno aiutato a crescere dal punto di vista tecnico. A cominciare da Chicchi e Castaldi ai tempi delle giovanili dell’Ascoli. Poi Magi nel primo anno di Maceratese, che mi ha insegnato anche a reggere le pressioni in un torneo di D dove eravamo i favoriti e siamo riusciti a vincere e anche lo stesso Giunti lo scorso anno.
Dal punto di vista tecnico, come ti definiresti?
Io nelle giovanili giocavo come esterno offensivo e ho anche agito da seconda punta. Poi, dai tempi della prima esperienza a Macerata sono arretrato a centrocampo come mezzala. Qui a Teramo, complice anche l’infortunio occorso ad Amadio, mister Asta mi sta adattando come regista dove provo a conferire sia qualità che quantità alla squadra.
A tal proposito, hai la fortuna di essere allenato da un tecnico che da calciatore è stato un ottimo centrocampista in piazze importanti come Torino e Napoli. Quali consigli ti sta dando nello specifico Asta?
Per un centrocampista come me, essere allenato da un allenatore come Asta è davvero una fortuna. Il mister sta insegnando a me e agli altri mediani tutti i movimenti che questo ruolo impone. Poi è un grandissimo motivatore dal punto di vista emotivo e caratteriale. Tutta la cattiveria agonistica e l’aggressività che metteva in campo, la trasmette anche adesso da tecnico e la trasferisce anche alla squadra. Non è certo un caso che in ben 2 volte su 8 partite abbiamo acciuffato il risultato positivo allo scadere (contro Mestre e Bassano Virtus, ndr).
Quale obiettivo ti prefiguri di ottenere in stagione sia con il Teramo che dal punto di vista personale?
Con il Teramo l’obiettivo è quello di disputare un torneo tranquillo, poi vedremo da qui alla fine se possiamo puntare a qualcosina in più. Personalmente voglio fare bene sia nel mio ruolo ma anche in zona gol. Voglio chiudere la stagione con 4-5 reti all’attivo.
Per quanto riguarda i gol, sei già a quota 1 (siglato col Ravenna). Mentre nella vittoria con il Padova sei stato decisivo con un assist. Da questo punto di vista, ritieni l’assist importante come il gol per un mediano?
Sì, l’assist per un centrocampista vale quanto il gol. D’accordo che ora il centrocampista moderno deve essere in grado di fornire un contribuito di 6-7 reti, però pure l’assist è una grande gioia. Io l’ho provata sabato scorso quando ho fornito l’assist per il gol di Varas. Spero di continuare a contribuire alle fortune del Teramo anche in tal senso.
Sei partito esterno e sei diventato mezzala prima e poi regista. Quanto conta la duttilità tattica in un calciatore?
Penso che sia fondamentale. Un calciatore che è in grado di giocare in un solo ruolo non può certo averne beneficio nel proseguimento della carriera.
La tua trasformazione tattica è simboleggiata anche dalla scelta del numero di maglia. Hai optato per il 4, numero tipico del mediano basso. Come mai?
In realtà la scelta del 4 non è avvenuta proprio per questo. Lo scorso anno a Macerata optai per il 7 che mi ha portato abbastanza fortuna. In questa stagione ho scelto il 4 perché è lo stesso numero di maglia di Radja Nainggolan, che è il calciatore al quale mi ispiro.
Dall’ispirazione al sogno. Quale è il tuo per il proseguimento della tua carriera?
Ti risponderei giocare in Serie A, ma risulterei essere perfino banale. Quello più realistico è di disputare un campionato da protagonista in Serie B con 25 presenze all’attivo. Poi si vedrà. Spero di avere presto una nuova occasione in cadetteria, dato che l’Ascoli non me ne ha date tante di possibilità.
Hai già affrontato diverse squadre in campionato. Quale ti ha impressionato di più e quali ritieni favorite per la vittoria del torneo?
Premesso che questo girone è davvero equilibrato e che tutti possono vincere – e conseguentemente anche perdere – con tutti, la squadra che più mi ha impressionato tra quelle che abbiamo incontrato finora è il Pordenone. Ritengo i friulani una delle formazioni favorite assieme alla Sambenedettese, al Vicenza e allo stesso Padova che abbiamo battuto sabato scorso.
E se dovessi chiederti il nome di una delusione?
Mah, potrei risponderti il Gubbio, anche se gli umbri si stanno riprendendo dopo il cambio di allenatore.
In conclusione, ora sei in una piazza che due anni fa patì una delusione pazzesca, con la Serie B conquistata sul campo tolta a tavolino per i motivi che sono oramai noti. Ritieni che Teramo abbia assorbito il colpo o si fanno ancora sentire le scorie di quanto successo?
Sinceramente quando ho scelto Teramo non ho pensato a cosa accadde due anni fa. Mi sento partecipe del progetto fin dal primo giorno nel quale ho firmato e la tifoseria ha fatto la stessa cosa, facendomi sentire subito a casa. Sono assolutamente felice della mia scelta.