“La partita di andata degli ottavi di Uefa Women’s Champions League fra Brescia Calcio Femminile e Montpellier, prevista per mercoledì 8 novembre, si giocherà alle ore 15, e non alle 20.30 come inizialmente previsto, presso lo stadio Tullio Saleri di Lumezzane.”
Con queste poche parole il Presidente del Brescia Calcio Femminile Giuseppe Cesari ha messo definitivamente la parola “fine” ad una polemica che è divampata in questi giorni quando si è scoperto che il Brescia non avrebbe giocato la gara di andata della Women’s Champions League contro le francesi del Montpellier di nuovo allo stadio Rigamonti, storico impianto del calcio bresciano. E questo per un motivo molto semplice: perchè il Presidente Cellino del Brescia Calcio SpA maschile non ha voluto.
Facciamo un passo indietro per capire bene questo concetto e parliamo proprio dello stadio, ovvero l’oggetto del contendere, e della sua gestione: il Rigamonti è sì di proprietà del Comune di Brescia ma di fatto il Comune ha a sua volta dato in concessione al Brescia Calcio Spa maschile la sua gestione e quindi la squadra di Cellino sostiene tutti i costi relativi al mantenimento dell’impianto. Per l’incontro di ritorno dei sedicesimi di finale contro l’Ajax il Presidente Cesari aveva raggiunto un accordo con il Presidente Cellino che prevedeva la concessione dell’utilizzo dell’impianto ma solo per quella gara.
Il Brescia Femminile è riuscito a passare il turno con l’Ajax e si è trovato nella situazione di non sapere dove giocare la gara di Champions League visto che Cellino ha negato, come da accordi, un nuovo utilizzo del Rigamonti: il Presidente del Comitato Lombardia Baretti si è subito attivato per trovare una soluzione e ha proposto lo stadio Giovanni Zini della Cremonese ma Cesari ha rifiutato chiedendo la possibilità di trovare un altro impianto che fosse almeno nella provincia di Brescia.
A quel punto gli unici due stadi disponibili che rispettasse tutti i severissimi standard richiesti dalla UEFA erano: lo stadio della Feralpisalò e quello del Lumezzane. Avendo avuto disponibilità da entrambe le società, Cesari ha quindi optato per il “Tullio Saleri” di Lumezzane.
Qui finisce la nuda cronaca dei fatti. Ma la storia è ben lungi dall’essere finita, se il Presidente Cesari ha ritenuto doveroso fare una precisazione per tutte quelle persone che, in questa diatriba, hanno pensato che il Brescia Calcio Femminile abbia preteso di utilizzare gratuitamente lo Stadio Rigamonti: “La nostra Società si è sempre fatta carico di tutte le spese relative alle gare disputate presso lo stadio M. Rigamonti. Spese che si aggirano intorno ai 20/25.000,00 euro per ogni incontro e che coprono le spese quali costo della stampa dei biglietti, gestione led del campo, ambulanze, sistemazione del campo di gioco, pulizia delle tribune, spogliatoi e tutte le stanze impianto di illuminazione A2A, affitto generatore A2A con relativo costo del loro personale per assistenza tecnica, stampa della cartellonistica, steward, cassiere e vigili del fuoco (questi ultimi solo per precisare esigono il pagamento con bonifico anticipato almeno 5 gg prima della gara altrimenti non danno la loro disponibilità e nonostante ciò non mandano nessun addetto alla riunione tecnica con il delegato UEFA). Quindi la nostra società ha sempre pagato di tasca sua tutti i costi e la nostra tengo a precisare non è una società di professionisti ma dilettantistica. Di fatto la nostra Società non ha un impianto per giocare le partite in casa.”
Per chi si chiedesse in questi giorni come alcuni presidenti di squadre di calcio maschile abbiano a cuore le sorti delle loro compagini al femminile, questa può essere una risposta. Pessima, ma pur sempre una risposta.