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Esonerato Craig Shakespeare: il Leicester City caccia il “bardo del Re”

Cantore ramingo, giullare sì ma dotto, il bardo narrava gesta e leggende di cose realmente accadute. Nella Britannia medievale i lord gradivano la loro compagnia presso il proprio “dais” (il piano rialzato dove il lord sedeva). Il bardo finiva così con l’essere anche un consigliere, che, non potendo viaggiare, trovava sempre utili l’esperienza e le conoscenze che pervenivano dall’esterno della corte.

Craig Shakespeare fu tutto questo per Ranieri e l’omonimia con il ben più famoso William di Stratford-upon-Avon ha semplicemente facilitato il parallelismo storico. Vice, spalla e mentore di King Claudio, Shakespeare è stato uno degli attori principali delle gesta del leggendario Leicester City Campione d’Inghilterra 2015/16.

Il calice avvelenato, servito dalla dirigenza delle Foxes lo scorso febbraio al tecnico nostrano, si è nuovamente concretizzato, questa volta sulla tavola di Shakespeare. La notizia dell’esonero (il secondo quindi, a distanza di pochi mesi) è arrivata ieri pomeriggio su tutti i canali ufficiali del Leicester City. Il primo a parlare è stato il vicepresidente del club, Aiyawatt Srivaddhanaprabha:

Craig [Shakespeare] è stato un grandissimo professionista – sia come assistente che come capo allenatore – e per questo a Leicester sarà sempre ricordato e sarà sempre il benvenuto. Ha svolto un lavoro magistrale, raddrizzando una stagione storta come quella appena trascorsa. Ma le circostanze di questo inizio di campionato non coincidono con le aspettative della dirigenza e per questo siamo costretti a dividere le nostre strade“.

Fatale per la panchina di Shakespeare è stato l’ultimo Monday Night pareggiato 1-1 in rimonta contro il West Bromwich Albion. Sei punti e una sola vittoria in otto giornate di campionato hanno attestato il Leicester City al terzultimo posto della Premier League; davvero troppo poco per una squadra che appena sei mesi fa si giocava la semifinale di Champions League contro l’Atletico Madrid.

Per i soldi, l’ambizione e la spietatezza della direttivo thailandese è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Nemmeno il triennale proposto a Shakespeare a inizio estate e gli 80 milioni spesi sul mercato sono bastati alla famiglia Srivaddhanaprabha per rivalutare la decisione.

Vittima delle circostanze, il bardo (al pari del suo re) si è ritrovato suo malgrado nella spirale della cosiddetta “intossicazione da piani alti”. Vallo a spiegare ad una dirigenza, inebriata dalla possibilità di competere ad oltranza ai vertici del calcio inglese, che il Leicester City è e rimane pur sempre una squadra di provincia. Shakespeare ci ha provato, ma non c’è riuscito.

[Sipario]