Il coraggio di cambiare quando sei costretto a cambiare
L’ennesimo KO di qualche giorno fa, alla Sardegna Arena contro il Genoa, è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso, l’ennesimo passo falso di un avvio di stagione tribolato per il Cagliari. La decisione era nell’aria e stamattina è arrivata, nemmeno troppo puntuale per la verità, perché molti se la aspettavano già dalla serata di domenica: Massimo Rastelli non è più l’allenatore dei rossoblù. E con lui salutano anche l’allenatore in seconda, Nicola Legrottaglie, e il collaboratore Dario Rossi.
La brutta prestazione della squadra domenica pomeriggio contro il Grifone non è passata inosservata. Il primo tempo, specialmente, ha messo in evidenza tutti i limiti di questo Cagliari: squadra spaesata, intimorita, senza idee, senza un vero e proprio piano di gioco, quasi in affanno anche sul piano fisico. Risultato: Taarabt e Gălăbinov tagliavano in due la difesa sarda ogni volta che ripartivano, con Cragno che, ancora una volta, ha dovuto limitare i danni; mentre Barella e compagni facevano uno sterile possesso palla, senza mai trovare la giocata giusta, senza riuscire a dare un pallone decente a Pavoletti e dando l’impressione, di fatto, di non sapere cosa fare con la sfera tra i piedi. A tutto questo, aggiungiamo il fallimento assoluto nella scelta del tecnico di schierare l’olandese van der Wiel, all’esordio con la maglia del Cagliari. Il terzino ex PSG è sembrato un pesce fuor d’acqua, non ha mai messo piede negli ultimi trenta metri, ha toccato pochissimi palloni ed è stato mestamente sostituito all’intervallo.
Fischi a non finire da parte del pubblico della Sardegna Arena (già durante la lettura delle formazioni prima dell’inizio della gara), che la flebile reazione della ripresa non hanno cancellato. Il risultato finale (il 3-2 sta persino stretto al Genoa, che ha sfiorato il gol a più riprese) non ha fatto altro che ampliare il malcontento che già da diverse settimane imperversava in città. Buona parte dei tifosi, tra l’altro, non abituata a convivere con un allenatore per così tanto tempo (due anni e mezzo in panchina proiettano Rastelli fra i tecnici più duraturi della storia recente del Cagliari Calcio), voleva la testa del mister già dalla passata stagione. La conferma da parte della dirigenza, però, inizialmente è sembrata saggia, almeno nelle intenzioni di volere dare continuità al progetto. Dalla gara contro il Sassuolo in poi, però, la posizione del tecnico di Torre del Greco si era fatta sempre più in bilico.
Male contro i neroverdi di Bucchi, peggio qualche giorno dopo contro il Chievo di Maran. Senza contare che la trasferta del San Paolo è stata per certi versi deprimente (ci sta perdere, ma l’atteggiamento passivo dall’inizio alla fine è inconcepibile per una squadra di Serie A). Il Genoa all’orizzonte, sfruttando la pausa delle nazionali, era l’ultima spiaggia per Rastelli. Occasione fallita. Tommaso Giulini si è trovato quasi costretto a interrompere il rapporto lavorativo con l’uomo della promozione dei record e della salvezza tranquilla della passata stagione. Pressato dalla piazza, sconcertato dalla risposta del campo, convinto forse dai volti scuri dei giocatori domenica sera e soprattutto dall’atteggiamento dell’allenatore, che per la prima volta da quando è arrivato nel capoluogo sardo si è presentato alla stampa quasi rassegnato. Il presidente, che aveva vissuto un primo anno a dir poco tribolato (Zeman, Zola, Zeman bis, Festa: quattro tecnici per una retrocessione scritta da tempo) e che forse ha avuto paura fino all’ultimo di ripetere gli errori del passato, ha dovuto ufficializzare una decisione divenuta inevitabile.
L’impressione è che a questa squadra servisse una scossa, a prescindere da chi sarà il sostituto di Rastelli (i nomi più gettonati sono quelli di Oddo, Iachini, Guidolin, López e Beretta, che già lavora per il settore giovanile della società sarda). All’orizzonte la trasferta off-limits dell’Olimpico contro la Lazio e, tre giorni dopo, la gara della Sardegna Arena contro il Benevento. Rastelli fa già parte del passato, il Cagliari deve guardare al futuro e reagire, per evitare di stagnare nelle sabbie mobili della zona retrocessione.