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Cellino non aspetta, Boscaglia è il capro espiatorio

Cellino non si smentisce: il presidente del Brescia, vulcanico com’è sempre stato, non ha voluto più aspettare e di ritorno da Londra ha deciso di esonerare Boscaglia, reo secondo lui di essere un allenatore troppo provinciale. In pole per la successione è Pasquale Marino.

I rapporti tra i due non sono mai stati idilliaci, ma dopo il cambio di proprietà Cellino aveva comunque puntato sul tecnico di Gela provando negli ultimi giorni di mercato a costruirgli una squadra che potesse puntare a un campionato tranquillo. Dopo l’eliminazione nel secondo turno di Coppa Italia contro il Pescara il campionato dei lombardi è stato più che discreto fino al recupero di Terni.

Con una partita in meno il Brescia avrebbe potuto balzare in piena zona promozione, ma al Liberati la squadra ha rimediato soltanto un pareggio che non è andato giù a Cellino soprattutto per la mentalità con la quale la squadra è scesa in campo (meglio un punto restando sulla difensiva piuttosto che rischiare per qualcosa in più).

La sconfitta poi di domenica a Chiavari (un sonoro 3-0 contro la Virtus Entella) ha di fatto incrinato insanabilmente il rapporto Cellino-Boscaglia, ma nonostante il tecnico ha continuato a dirigere gli allenamenti senza nessuna sensazione di un possibile esonero. Esonero che però è arrivato nella giornata odierna (manca soltanto l’ufficialità) e che ha spiazzato un po’ tutti, giocatori compresi.

10 punti in 8 giornate non sono così bastati a Boscaglia per mettere a tacere le voci che ogni giornata lo volevano esonerato; in un campionato cadetto equilibrato come non mai il Brescia ha quindi deciso di puntare su Pasquale Marino che l’anno scorso ha centrato le semifinali play-off con il Frosinone, eliminato dal Carpi.

Sicuramente tutte le colpe non sono dell’allenatore: Boscaglia è stato scelto dalla vecchia dirigenza dopo l’ottimo campionato disputato all’ombra del Cidneo due stagioni fa quando con una squadra mediocre era riuscito a salvarsi senza patemi. Cellino però non voleva accontentarsi soltanto di una salvezza tranquilla, ma voleva fin da subito puntare a qualcosa in più non considerando che la squadra non è certamente attrezzata per ambire a risultati.

Le rondinelle sono ancora aggrappate ai gol di Caracciolo che a 36 anni non può tirare la carretta ogni partita e ha bisogno di riposo, ma con Torregrossa bloccato ai box da un lungo infortunio e Rinaldi (acquisto di Cellino) che non pare pronto, l’unico giocatore messosi in risalto è Dimitri Bisoli, autore di tre gol e secondo capocannoniere della squadra nonostante di professione faccia il centrocampista.

L’età molto giovane della squadra è stata migliorata dall’esperienza di Gastaldello che, Entella a parte, ha sempre orchestrato molto bene la difesa composta anche da Meccariello e Somma, mentre il centrocampo tutto sommato a sprazzi ha lasciato intravedere ottimi spunti da Machin, Furlan e Ndoj.

Ma si sa, quando qualcosa non va a pagare per tutti è sempre l’allenatore, anche se in questo caso grosse colpe non le ha: la posizione di Boscaglia è sempre un po’ stata da separato in casa costretto ad obbedire ad alcune scelte discutibili della società (panchina corta e alcuni acquisti sempre in campo). Cellino non ha mai speso una buona parola in difesa del proprio tecnico e alla prima occasione non si è fatto pregare due volte per esonerarlo.

La scelta di Cellino resta legittima, ma opinabile per modi e tempi: arriverà Marino che proverà a portare quella mentalità vincente che Boscaglia non aveva, ma ripeto, a mio avviso, l’ormai ex tecnico biancoblu con un po’ di fiducia e continuità avrebbe potuto costruire qualcosa di importante.