Editoriali

Ma che Italia è?

Non è questa la Nazionale che ci piace. Non è questa l’Italia che vogliamo. Prendeteci per populisti e arringatori, ma non è un azzurro che ha brillato, quello visto in questi giorni. Ok perdere con la Spagna: è più forte, ci sta, nonostante anche in quel caso l’atteggiamento degli azzurri non è che sia stato proprio impeccabile. Bisognava voltare pagina, no? Bisognava inseguire la Furia Roja e piazzarci appena dietro; invece siamo secondi grazie al Belgio, e teste di serie per un liscio difensivo di Agolli. E via con le pacche sulle spalle.

Ora, senza scendere nei tatticismi, nei tecnicismi, e senza sottolineare la carenza qualitativa di una nazionale in cui Buffon, a 39 anni, è il calciatore con più classe, limitiamo l’analisi all’atteggiamento. L’esperienza della vita umana sulla terra è fatta di paragoni, no? Ogni cosa va valutata secondo un termine di paragone migliore o peggiore. Ecco: l’Italia di Conte, uscita ai rigori con la Germania, ai quarti di finale degli scorsi Europei, tecnicamente non era affatto migliore dell’attuale nazionale. Le scelte dell’ex ct furono contestate (“Pellé? Sturaro?? Zaza??? Ogbonna????”) ma alla fine quella Nazionale piacque a tutti. Per la grinta, il carattere, la sostanza che aveva. Non aveva qualità? Ci metteva dentro polmoni e cuore.

Nel giro di quattro giorni, invece, questa Italia il cuore chissà dove l’ha gettato: di certo, non oltre l’ostacolo. Che neanche era così alto, da superare: diamine, avevamo contro Macedonia e Albania, che con profondissimo rispetto non sono potenze incredibili del calcio mondiale. Bisognava scendere in campo con una fame nera, sviscerare la rabbia a quattro mani, esplodere di potenza ed energia per eliminare nella memoria la delusione con la Spagna, agguantare un secondo posto amaro, attendere con ansia la preda da azzannare ai Playoff, e riempire di nuovo il petto d’orgoglio. Macché.

Macché.

Uno a uno con la Macedonia, playoff in bilico, poi il Belgio – già qualificato – batte la Bosnia il giorno dopo (!) e ci manda agli spareggi. “Attenzione che la trasferta albanese mica è facile” si è iniziato a dire nel weekend, perché mettere le mani avanti serve sempre, no? Beh, che non fosse facile era scontato, lo era un po’ meno il fatto che gli azzurri scendessero in campo in maniera così disordinata, capaci di passare grazie a un gol di Candreva che ha avuto il solo merito di essere stato freddo su un colossale buco difensivo avversario.

No, decisamente non è così che devono andare le cose. E per favore, ancora una volta, non parlateci di schemi e tattiche, perché non c’è 4-2-4 o 3-5-2 che tenga; questa Italia potrebbe giocare anche con la Bizona di Oronzo Canà: finché in campo si scenderà dimenticandosi di indossare una maglia blasonata, e pensando che sia più importante far risplendere il capello lucido nell’obiettivo del grandangolo, saremo costretti a vivere altre serate tragicomiche. Quelle in cui le gioie, semmai dovessero capitare, sarebbero qualcosa di così prezioso e raro da ringraziare il cielo.

Ma che Italia è?

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Alex Milone