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NCAA FOOTBALL – “Upset” e spera: sconfitte inattese per Wolverines e Sooners

Foto: Twitter @Michigan_State

Il termine inglese “upset” può essere tradotto in diversi modi: nella forma di aggettivo prende il significato di “turbato”, “emozionalmente distrutto”; nella forma nominale, invece, ha la medesima valenza dell’italiano “sconfitta”. In entrambe le eccezioni, comunque, è questo il termine che gli americani usano nel college football per descrivere l’insuccesso di una squadra del ranking (con importanti ambizioni per la stagione in corso) contro un avversario di livello nettamente inferiore.

Gli incroci del calendario del sesto fine settimana di gioco sembravano non dover portare grossi scossoni all’interno della graduatoria di merito; come spesso accade in competizioni emozionali e mai scontate come il football collegiale si è verificato l’esatto opposto, con ben quattro università della Top-25 costrette a cadere fra le mura amiche sotto i colpi degli underdogs (sfavoriti). Se per Utah Utes (#20) e Florida Gators (#21) una sconfitta poteva essere messa in preventivo (Stanford e LSU erano, rispettivamente, avversarie pari grado), per Oklahoma Sooners e Michigan Wolverines bisogna aprire un discorso a parte.

Sette vittorie in nove anni. Questo è il bottino che i Michigan State Spartans hanno racimolato ai danni dei Michigan Wolverines (#7), in un derby che ha sempre visto i secondi figurare per titoli e numeri quali fratelli maggiori. Il recente passato ha però ribaltato le “gerarchie familiari”, portando i verdi di East Lansing a comandare sui blu di Ann Arbor negli scontri diretti.

Puntuale come un orologio svizzero, sabato è arrivata l’ottava gioia per Michigan State, che sbanca “The Big House” con il risultato di 14-10. Con Wilton Speight, quarterback titolare, fermo ai box per la rottura di tre vertebre, i Wolverines sono costretti a schierare in cabina di regia John O’Korn, e la differenza è lapalissiana (tre intercetti e nessun touchdown). Nell’upset, seppur risicato, c’è tutto il momento dei ragazzi di coach Jim Harbaugh: “Quando l’abbrivio era dalla nostra parte, non siamo stati capaci di seguirlo”. Umili e operai invece, gli Spartans si riprendono il Paul Bunyan Trophy e, per un anno almeno, possono considerarsi “padroni” del Michigan.

Foto: Twitter @CBSSportsCFB

La sua posizione al centro della Tornado Alley ha abituato lo stato dell’Oklahoma a convivere costantemente con fenomeni meteorologici distruttivi. La tempesta che si è abbattuta sabato pomeriggio su Norman non ha nulla a che vedere con il tempo atmosferico, ma porta con sé un danno dall’entità comunque elevata. Gli Iowa State Cyclones giocano la partita della vita e spazzano via 38-31 le grandi certezze dei più quotati Oklahoma Sooners (#3). Per rimarcare l’impresa della squadra di coach Matt Campbell, vi basti pensare che la striscia di vittorie consecutive dei Sooners perdurava da quattordici gare (migliore streak della nazione) e che Iowa State non batteva Oklahoma dal 1990.

La storia nella storia è tutta per Kyle Kempt: quarterback dei Cyclones all’ultimo anno universitario e con solo due lanci all’attivo in carriera, Kempt è chiamato a sostituire il partente Jacob Park e lo fa alla grande, chiudendo il referto con 18 lanci completati su 24, 343 yards conquistate e 3 TD. Non basta invece la solita prova di solidità alla stella dei Sooners, Baker Mayfield, per evitare la prima sconfitta stagionale: “Non siamo stati abbastanza cattivi. Non può permetterti di dare per scontata la vittoria anche se sei avanti di quattordici punti”.

Per festeggiare la storica vittoria dei suoi, il defensive back dei Cyclons, Evrett Edwards, decide di conficcare il vessillo dello stato dell’Iowa nel mezzo del rettangolo verde dei Sooners. Dopo aver piantato la bandiera sul campo di Ohio State, Mayfield e compagni sono quindi costretti a subire la stessa sorte inflitta ai Buckeyes qualche settimana fa. “Chi di spada ferisce, di spada perisce”. Ora a Norman lo sanno bene.

Gli upset subiti da Oklahoma e Michigan non spegnono comunque la speranza di centrare i playoff di gennaio; sono infatti molte le squadre della Top-25 ad aver già perso una gara in campionato. Il cammino si complica, questo è vero, ma l’attitudine alla vittoria e il talento in campo su cui possono fare leva i due programmi fanno ancora di Sooners e Wolverines due serie pretendenti reginette al ballo di fine anno.