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Immagine tratta dalla Pagina Ufficiale Facebook del Team Bahrain Merida

Uno dei giochi che vengono amabilmente definiti “vecchi come il cucco”. Quello del “se fossi…”. Alzi la mano chi non si è mai calato, almeno una volta nella vita, nei panni di un altro e abbia detto: “Se fossi te, io quella cosa la farei così“, “se fossi te, un pensierino a quella casa sul mare…“, “se fossi te, quell’investimento in quelle azioni non l’avrei mai fatto…” e così via. Di esempi e situazioni similari ce ne sono a iosa.

Noi ne aggiungiamo amabilmente un’altra, di situazione similare. Ci mettiamo nei panni di Vincenzo Nibali. E ce lo immaginiamo seduto nel divano del suo salotto, pronto per pianificare gli impegni sportivi del 2018. Sul tavolino, il trofeo del Giro di Lombardia 2017, vinto da fenomeno appena ieri. Un trofeo che fa il paio con quello conquistato – sempre alla Classica delle Foglie Morte – nel 2015. E ce lo immaginiamo con in mano il profilo altimetrico dei Mondiali di Ciclismo Innsbruck 2018. Già, perché il fulcro del prossimo anno per il messinese non può non essere la prova iridata in terra austriaca che si disputerà il 30 settembre 2018.

Un circuito che pare essere un abito cucito su misura per Nibali. Un circuito che comprende sette passaggi sulla salita di Igls, lunga 7,9 chilometri con pendenza media del 5,7% e nel finale lo strappo secco del Gramartboden, 2,8 chilometri con pendenza media dell’11,5% e punte addirittura del 25%. E, se fossimo lo “Squalo”, per arrivare ben preparati all’appuntamento iridato, opteremmo per una gestione tipo Rio 2016. Gestione che – se non fosse stata per quella maledetta caduta nella discesa finale – si sarebbe rivelata vincente. Gestione che, sintetizzata, significherebbe correre il Tour de France per la classifica e la Vuelta a España senza obblighi di graduatoria ma solo per rifinire la preparazione verso l’Austria.

Certo, questo vorrebbe dire niente Giro d’Italia. Ma a qualcosa Nibali – che a novembre, non ce lo dimentichiamo, compirà 33 anni – dovrà anche pur rinunciare. Ma l’assenza alla Corsa Rosa verrebbe compensata da una primavera dove il siciliano potrebbe puntare a due Classiche Monumento che potrebbero rimpinguare la sua già preziosa bacheca. In primis, la Liegi-Bastogne-Liegi, sfuggitagli per un niente nel 2012 quando venne raggiunto e superata sul St.Nicholas da Iglinskiy. E, perché no? Uno con la sua fantasia potrebbe sparigliare il copione della Milano-Sanremo. Nibali è già salito sul podio della Classicissima nel 2012, dietro a Gerrans e Cancellara, ma da allora non ci hai mai provato con convinzione. Però se avesse sul Poggio le stesse gambe che ha avuto al Tour 2014 nella tappa di Sheffield e/o alla Vuelta 2017 in quella di Andorra, potrebbe davvero centrare il jolly.

Questo il nostro “se fossimo Vincenzo Nibali…“. Pochi giorni, e sarà lo stesso “Squalo dello Stretto” a dirci se…abbiamo fatto bene a indossare i suoi panni.

 

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