Primo Piano

Un aeroplanino trasportato dal vento

Un’istantanea: il viso impallidito con lo sguardo terrorizzato di Montella dopo il gol del 2-2 segnato dal Rijeka. L’impressione che si ha da fuori è che il tecnico del Milan stia attraversando una fase di confusione totale. La pressione che l’allenatore napoletano inizia a subire in questa stagione ha già raggiunto picchi mai così alti in tutto lo scorso anno. La nuova proprietà esige risultati, esige almeno il quarto posto, gradirebbe un bel gioco per fomentare l’entusiasmo ritrovato nella tifoseria. Fino a questo momento, però, il Milan non è stato in grado di dimostrare alcunché: tralasciando i successi in campo europeo che lasciano il tempo che trovano per la pochezza degli avversari, i rossoneri hanno convinto solo nei primi 45 minuti di campionato a Crotone. In quell’occasione, anche se agevolati dalla superiorità numerica, i ragazzi di Montella hanno dimostrato grandi qualità di fraseggio e una notevole incisività in attacco. Dopo quei 45 minuti, il nulla. O quasi.

Se il secondo tempo di Crotone poteva tranquillamente essere archiviato come una tranquilla gestione del vantaggio ottenuto, la brutta prova a San Siro contro il Cagliari doveva già essere un campanello d’allarme. Il tonfo con la Lazio ha segnato la svolta tattica (il passaggio al 3-5-2) e, di conseguenza, il vero passo falso di Montella. Invece di proseguire con la sua idea di calcio, l’aeroplanino, probabilmente perché preso dal panico dopo una tale batosta, ha ben pensato di salire sul carro dell’opinione pubblica, che acclamava a gran voce la difesa a tre come se fosse la panacea di tutti i mali. La scusa per non aver intrapreso prima tale strada è stata presto servita, ossia l’assenza di Romagnoli, unico mancino a sua disposizione in difesa. Montella è andato in tilt, ha perso sicurezza nelle sue idee e si è creato l’alibi per non aver fatto prima questa mossa.

La verità è che con questo modulo l’allenatore del Milan ha depotenziato incredibilmente la sua squadra; i veri punti forza di questo sistema di gioco, Bonucci leader difensivo e la coppia Conti-Rodríguez sulle fasce, è andata presto a farsi benedire: l’ex Juve è incappato in una serie di errori imperdonabili (seguìto fedelmente dai suoi compagni di reparto) e Conti si è rotto il crociato, compromettendo gran parte della sua stagione. Per chi sosteneva che Bonucci avesse bisogno della difesa a tre per rendere al meglio: Bonucci è fenomenale sia a tre che a quattro, a patto che sia in forma; in queste prime sette giornate non lo era e si è visto con entrambi i moduli. Capitolo Conti: al Milan non c’è un giocatore in grado di svolgere il lavoro che può fare lui, e su questo non ci piove. Il problema è che nel 3-5-2 i due esterni sono troppo importanti per potersi permettere di improvvisare per 4-5 mesi.

Ma passiamo all’analisi del Milan con il 3-5-2: due vittorie stiracchiate a San Siro con Udinese e SPAL, con una produzione offensiva insufficiente. I rossoneri hanno creato pochissimo in queste due gare, giocando in modo prevedibile e noioso. Contro i biancazzurri, per esempio, sono stati necessari due calci di rigore per trovare la via del gol. Con la Sampdoria le occasioni da rete non ci sono proprio state. Uno dei problemi principali è stata certamente l’involuzione di Suso: impiegato da seconda punta, lo spagnolo si è ritrovato spaesato e non ha mai offerto spunti di qualità. Con la Roma il Milan si è reso leggermente più pericoloso, probabilmente anche grazie ai due attaccanti di ruolo schierati in campo, che davano più profondità alla squadra. Ma qui si arriva al nocciolo della questione: com’è possibile che Montella tenga in panchina Suso e Bonaventura, i due giocatori di maggiore qualità dell’intera rosa, in una partita fondamentale come quella di domenica? Semplice, con il nuovo modulo non c’è spazio per loro, quantomeno non per entrambi, quantomeno non nelle posizioni a loro più congeniali.

Rinunciare agli unici due giocatori in grado di saltare l’uomo, di creare superiorità, di mettere in porta il proprio compagno, il tutto per rimanere fedele a un modulo deciso dalla stampa: è questo che ha fatto Montella, né più, né meno. Nessuno trae beneficio dal 3-5-2, se non gli attaccanti, che vedono raddoppiare le loro opportunità di scendere in campo. E questo è indispensabile per una squadra che non ha un bomber da 25 gol, siamo d’accordo con Montella: per giocare a tre punte servono esterni da 12-15 gol e/o un centravanti da Scarpa d’Oro, ma si può giocare con due punte centrali anche con una difesa a quattro. Rodríguez ha dimostrato di poter crossare 10 volte a partita ed essere puntuale nelle diagonali difensive anche da terzino, mentre il trio di centrali Bonucci-Musacchio-Romagnoli potrebbe essere gestito meglio con una linea a quattro (tradotto, uno a turno potrebbe riposare senza che in campo si debba vedere Zapata). Il vero salto di qualità starebbe però nella composizione del centrocampo: con Kessié e Biglia centrali, Montella potrebbe schierare Suso e Bonaventura sugli esterni, dove lo scorso anno hanno dimostrato di saper fare la differenza. Sarebbe una squadra con moltissime soluzioni offensive, con gli uomini posizionati nei ruoli a loro più congeniali e con un modulo (il 4-4-2) adatto a rendere compatta una squadra in difficoltà, essendo il modulo più scolastico che ci sia.

La parte difficile viene adesso, per Montella: ci vuole coraggio per sconfessare la scelta del 3-5-2 e cambiare modulo nuovamente. Significa ammettere di avere sbagliato ed essere sicuri nel cambio di rotta che si vuole effettuare, perché un eventuale ulteriore fallimento tecnico non sarebbe ammissibile, perché un ulteriore ripensamento sul modulo scadrebbe nel ridicolo: in poche parole, non si potrebbe più tornare indietro. Molto più facile sarebbe seguire il vento e incaponirsi nel riproporre il 3-5-2, insistendo su testerno del centrocampo a cinque (che per carità, con la Roma non ha sfigurato ma non è né Conti né tantomeno Cafu) e Suso seconda punta, sperando nell’improvvisa trasformazione di giocatori messi fuori ruolo. Per Montella è arrivato il momento di dire “ora si fa come credo io” e di schierare una formazione leggermente più spregiudicata, è vero, ma con tanta classe in campo, disposta nel modo giusto. Per un allenatore che ha fatto del bel calcio il suo principale vanto non dovrebbe essere difficile; per un tecnico confuso e preoccupato come è l’attuale Montella, però, la scelta è tremendamente complicata.

Aeroplanino, ti decidi a spiccare definitivamente il volo?