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L’azzurro inglese è una particolare colorazione tessile che gli antichi romani ereditarono, a partire dal 43 a.C., dalle popolazioni della Britannia appena conquistata. Mi piacerebbe fosse così, ma fra le infinite sfumature cromatiche possibili, quelle che potete trovare all’ultima pagina di alcuni dizionari, non ce n’è nemmeno una che si chiami azzurro inglese. Maledizione. E allora iniziamo duemila anni dopo a parlarne: l’azzurro inglese è un colore forte fisicamente, alto un metro e ottantasei ed è ottenuto da una pietra molto molto grezza.

Nel 1991 venne rinvenuta a Lucera una cava di di una pietra particolare, inizialmente incolore, ma una volta lavorata nello stabilimento della Polisportiva Giovanile Salesiana di Vasto, in Abruzzo, la polvere che ne uscì assunse diversi colori, senza mai brillare. Ebbe qualche rarissimo luccichio biancorosso il 28 aprile 2015, quando il Carpi venne promosso in Serie A. Poi il colore si spense e mutò in un timido gialloblù; il nuovo accostamento cromatico si accese presto, progressivamente più sgargiante e più bello da vedere.

Ora ne conosciamo tutte le caratteristiche: si mormora che nel periodo di gennaio, se si riescono a mantenere le condizioni giuste, quel colore gialloblù riesca radicalmente a cambiare in un passionale azzurro, ma capita talvolta che l’Inglese non aspetti e diventi azzurro già dai primi di ottobre. Un azzurro ancora più bello, un azzurro amato da tutti gli italiani.

Forse non bastano i due gol firmati fino a oggi in campionato per giustificare la chiamata in Nazionale di Giampiero Ventura, ma Roberto Inglese ha l’opportunità della vita per dimostrare che l’azzurro, sia del Napoli o sia dell’Italia, gli dona. La concentrazione per adesso era tutta per il Chievo che lo ha lanciato in Serie A, ma sembra che le sfortune altrui gli stiano spianando la strada: il secondo crociato di Milik apre la pista per la punta gialloblù a Napoli già a gennaio, mentre l’infortunio di Belotti gli spalanca una porta in cui fino a due anni fa difficilmente avrebbe potuto credere di entrare.

Vengono ripagati il suo impegno, i suoi tanti stage in Nazionale, la disponibilità alla squadra che dimostra ogni domenica. I gol, è vero, non sono tanti (15 in 67 partite di A), ma Inglese rimane comunque il riferimento offensivo dell’armata da salvezza più forte del campionato. Viene ripagato anche il ChievoVerona, che per anni ha cercato disperatamente un erede di Sergio Pellissier (tra parentesi: il capitano ha fatto 9 gol l’anno scorso, non è per niente morto), per poi trovarselo lì come un mezzo sconosciuto.

È giusto che ognuno faccia la propria strada. Sono pochi i calciatori che se la sentono di rimanere lì nonostante le offerte di grandi squadre, li omaggiamo senza dubbio, ma un Inglese che va a Napoli non è certo da biasimare. E chi-se-ne-importa dell’ombra partenopea di Pavoletti: ognuno fa la propria strada. Alcune volte basta anche solo un gol per cambiare la propria storia, non ne servono trentasei. Inglese l’ha cambiata con il gol alla Samp il 2 novembre 2015, ripagando la fiducia di Maran che si era opposto all’ennesimo prestito.

Magari la cambierà nuovamente a Napoli, ma forse riuscirà a farlo prima. Ci sono Macedonia e Albania sulla strada azzurra di questo ragazzo, ci sono tanti compagni davanti e c’è un Italia comunque scettica. Ma sì, dai, parliamo pure del colore dello scetticismo. Lo scetticismo tende al buio, ma ha scatti di arcobaleno. Perché in fondo tutti, quando Antonio Conte chiamò Pellè in azzurro, sperammo di vederlo segnare e fummo premiati, ma eravamo scettici. Amiamo questo genere di convocazioni e facciamo il tifo per chi deve dimostrare qualcosa pur essendo piccolo piccolo.

Inglese è un outsider in tutto e per tutto, non gioca in una grande squadra, deve dimostrare di meritare la Nazionale, non è mai stato nemmeno in una selezione giovanile dell’Italia, non è del vecchio corso ma non è nemmeno uno dei giovani di Ventura. Già, a scanso d’equivoci, Inglese va per i ventisette anni. Ma non è mai tardi per dimostrare di essere azzurro.

Si mormora che a gennaio quel colore gialloblù diventi azzurro, ma capita talvolta che Inglese non aspetti e si prenda l’azzurro già dai primi di ottobre. L’azzurro, in questo caso, della Nazionale Italiana.