Io sto (ancora) con l’Aeroplanino, anche se…
Non proprio il periodo migliore per essere in crisi. Persa la prima delle due super-sfide consecutive, Montella ha due settimane di tempo per riorganizzare le idee e lavorare per garantire al Milan un futuro dignitoso. Non solo: c’è anche da consolidare la propria posizione, dato che tre sconfitte in sette partite sono effettivamente tante, anche per una squadra totalmente rivoluzionata e una dirigenza che ha speso parecchio, sul mercato. Con l’Inter da affrontare dopo la pausa, e la Juventus poco più in là in calendario.
Il ko con la Roma ha incrementato la delusione, nella piazza rossonera. In città, la stragrande maggioranza del tifo milanista punta il dito contro l’Aeroplanino, reo di non conferire carattere e ordine alla squadra, colpevole di non aver dato in questo suo periodo al Milan un’identità al gruppo. Dimenticandosi che a Casa Milan ogni cosa è nuova, non tirata a lucido: nuova, e sia chiaro che nessuno sta difendendo Montella a spada tratta: è solo che se un mese fa lo si riteneva idoneo per iniziare un progetto, non è possibile che tutte quelle certezze siano svanite all’improvviso per colpa di un avvio difficile. Poteva fare meglio? Sicuramente. Cambiare adesso, migliorerebbe le cose? No. Anzi: rallenterebbe lo sviluppo della squadra, perché il Milan ha bisogno di continuità, di lavoro e di risultati. Non di un allenatore nuovo che arriverebbe a campionato appena iniziato e si metterebbe a cambiare le carte in tavola, sentendo il doveroso bisogno di tempo per adattarsi, e rodare i meccanismi, e renderli efficaci.
In tutto questo, l’esonero di Ancelotti dal Bayern ha fatto – e farà ancora – rumore, in città. Con Montella obbligato a tenere a bada anche le (tante) voci che spingono Carletto verso il ritorno a Milano; voci pericolose, perché in un momento delicato come questo, ciò di cui avrebbe bisogno il tecnico rossonero sarebbe soltanto tanta calma con cui lavorare. Invece, anche la remota possibilità di arrivare ad Ancelotti ha aperto la voragine, da cui sta uscendo in queste ore quel mare di voci – esagerate e fuori luogo – relativo al futuro del tecnico del Milan e alla sua effettiva utilità alla causa rossonera. E se l’ombra di Ancelotti si allunga sulle spalle di Montella, nei giorni scorsi lo ha timidamente fatto anche quella di Mazzarri, il cui rapporto con Fassone è da sempre più che ottimo, e il cui schema prediletto (il 3-5-2) sembrerebbe adattarsi a pennello analizzando i giocatori in rosa. Personalmente, però, non ritengo Mazzarri adatto a questo Milan: nessuno mette in discussione le capacità dell’ex Napoli, Inter e Watford, ma è palese che, per stile e concezione di calcio, un suo approdo a stagione in corso non sarebbe una garanzia di svolta.
In sostanza, per adesso, il Milan è meglio che rimanga con Montella: sette giornate sono ancora troppo poche, per una bocciatura. Si ha tempo per migliorarsi, per risolvere i problemi, per risalire la china. La pausa sarà utilizzata per riordinare le idee, dicevamo, poi un derby pesante come un macigno sulle spalle dell’ex allenatore della Fiorentina. Si è parlato tanto di “progetto”, negli scorsi mesi, ed è stato fatto un mercato altisonante: al Milan c’è bisogno di pazienza, e dunque sento di ribadirlo: sì, io sto con l’Aeroplanino. Ma con riserva; nel senso, che cambiare adesso sarebbe inutile, sì, però la fiducia non è eterna: una sconfitta con l’Inter, e una mancata vittoria col Genoa, sarebbero qualcosa di davvero pesante, e a quel punto le giornate trascorse sarebbero nove. Né tante, né poche: forse quelle giuste per prendere una sensata decisione.