Il 2017 potrebbe segnare la parola fine all’attività agonistica di Stefano Pirazzi, il ciclista di Alatri fermato a maggio dopo essere risultato positivo a un controllo antidoping. L’Unione Ciclistica Internazionale ha squalificato l’ex atleta della Bardiani per quattro anni, fino al 3 maggio 2021. L’atleta potrà fare ricorso al TAS contro la sospensione.
Pirazzi era stato fermato insieme al compagno di squadra Nicola Ruffoni alla vigilia della partenza del Giro d’Italia. Gli esami infatti avevano evidenziato la presenza di GHRPs, un ormone peptide. Una vicenda che ha segnato un duro colpo per il movimento a due ruote italiano. Presenza fissa al Giro dal 2010, il ciclista frusinate aveva ottenuto buoni risultati nella corsa rosa arrivando fino alla vittoria della classifica scalatori nell’edizione del 2013.
L’anno dopo conquistò anche la sua prima tappa, quella con arrivo a Vittorio Veneto, finita sui giornali non solo per il successo sportivo, ma soprattutto per il gesto dell’ombrello che l’atleta fece all’arrivo in tono polemico verso chi lo dava per finito. Una rabbia agonistica, eccessiva, poso signorile, ma con qualche giustificazione. Pirazzi era il personaggio che si sposava alla perfezione con il giro, la capacità di saper far affezionare i tifosi e di scatenare i giornalisti del dopo corsa. Un vero peccato che alla soglia dei 30 anni sia arrivata questa pesante macchia sportiva per uno scalatore che come tale deve essere abituato a saper convivere con le difficoltà.