Il trequartista e Spalletti, un binomio non sempre immediato ma, alla fine, fatto sempre di lieto fine: perché il tecnico toscano è uno di quelli che l’uomo sulla trequarti lo vorrebbe sempre, nei suoi schemi, e se la dirigenza non glielo trova sul mercato, se lo procura lui stesso, cambiando qualcosa qua e là.
Tanti nomi, dicevamo, nessuno però adatto, perlomeno adesso. A partire da Candreva, che di tecnica ne ha e quello del trequartista è un ruolo che ha nelle corde, seppur non nella versione spallettiana del termine. Perché l’uomo tra centrocampo e attacco, per Spalletti, è un uomo che non costruisce soltanto; quello lo fa il regista basso (alla Roma era Pizarro); il trequartista, per Spalletti, deve inserirsi, e tirare, e inventare, e proporsi, e creare spazi, e muoversi senza palla. Serve un uomo che sappia giocare in maniera specifica e particolare alle spalle degli attaccanti e davanti ai centrocampisti: uno come Perišić, perché no, date le sue caratteristiche e la sua duttilità; l’idea in fondo c’è, Spalletti proverà a concretizzarla, anche perché scorrendo il dito sulla lista dei nomi in rosa, quello del croato è l’unico che si avvicina, per caratteristiche, allo stile di gioco del trequartista spallettiano. Gli altri, tutto fumo: Joao Mario non ha quantità né spinta, e Borja Valero, dal ruolo di playmaker, non lo puoi togliere. E con la finestra di mercato lontana ma non troppo, la soluzione, Spalletti, finirà per trovarla, adesso, di nuovo dall’interno.