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Consumismo maximo: Ancelotti-Milan? Solo perché sbagliare non è più concesso

L’esonero di Ancelotti dal Bayern apre ufficialmente il toto-allenatore in casa Milan. Ne abbiamo già parlato di recente del fatto che Montella sia già adesso, dopo sole sei giornate, accusato di colpe che – dai – sono esagerate. Ma a chi importa? Dopotutto, nel calcio, chi allena sa di non avere il posto assicurato, perché il pericolo di finire come capro espiatorio della situazione è sempre in agguato, se non si ottengono i risultati sperati.

Ancelotti al Milan, effettivamente, stuzzica la fantasia. Il problema è che, se da un lato è vero che bisognerebbe approfittare del fatto che uno dei tecnici migliori al mondo sia clamorosamente libero, è vero dall’altro che sono stati fatti tanti discorsi e apprezzamenti, fino a pochissimo tempo fa, relativamente alla fiducia conferita a Montella dalla dirigenza rossonera, e che all’improvviso è svanita solo perché si son perse due partite. Sconfitte pesanti, ci mancherebbe, ma ce lo ricordiamo, tutti, che questo Milan è completamente nuovo? La squadra è stata rifatta ex novo, la presidenza e la dirigenza sono cambiate, sono stati spesi (tanti) milioni per avviare un progetto* e Montella ha perfino deciso (giustamente? Ingiustamente?) di cambiare parte del suo staff per provare a mutare qualcosa sotto l’aspetto atletico; evidentemente, per l’Aeroplanino, i problemi derivano da una preparazione non ottimale, e non riguardano tattiche o mentalità. Magari è così, e sicuramente il preparatore atletico Marra – la testa caduta – avrà le sue responsabilità, ma è ovvio che non sia da escludere che anche questo sia stato un sacrificio, e che sia stato tristemente necessario per dare un segnale e per evitare che di testa ne cadesse qualcuna più grossa.

Eliminato il problema, risolta la situazione? Sì, ma fino all’esonero di Ancelotti. Che come dicevamo, ha aperto il capitolo del “lo vorrei al Milan”, pensiero comune di gran parte (se non della totalità) dei tifosi rossoneri, in queste ore. D’altronde, la memoria che predomina nel calcio è quella a breve termine, e i due stop contro Lazio e Sampdoria devono essere gettati alle spalle, no? Devono essere dimenticati. Non è consentito analizzarli, studiarli, per capire cosa si sia sbagliato e procedere con un lavoro che riesca a correggere gli errori commessi e migliorarsi. No. Consumismo maximo, anche nel mondo del calcio: qualcosa si rompe? Si sostituisce, non si ripara. Si danno giudizi e sentenze, si puntano le dita e si trovano colpevoli, anche quando i colpevoli non ci sono.

Esistevano gli “sbagli” una volta, oggi ci sono solo le colpe. Modern times. E la cosa paradossale è che nonostante tutti sappiamo che sia un modo di pensare del tutto sbagliato, ci rendiamo conto anche che purtroppo, a chiunque, oramai, piace sempre più agire così.

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*avviare un progetto = non serve cercare su Google per venire a conoscenza che ci voglia tanto tempo per riuscirci