Editoriali

Io sto con l’Aeroplanino

Tutta colpa del calciomercato. Sì, tutta colpa sua se oggi il tifoso-medio non è altro che l’estrema essenza della polemica, della pretesa, dell’ironia social. Pensateci: nel calcio, se la tua squadra non compra nessuno vuol dire che: a) non ha i soldi, quindi il presidente deve mollare tutto, andarsene, fuggire via, vendere, perché è un mercenario senza passione; b) ha i soldi, ma il presidente deve ugualmente mollare tutto perché se li tiene, e dunque deve andarsene, fuggire via, vendere, perché è un riccone/mercenario/menefreghista senza passione. Se, invece, la tua squadra fa mercato, il tuo presidente si trasforma nella santità scesa dall’alto giunta in terra per trascinare la squadra sull’Olimpo, a patto però che l’allenatore vinca partite su partite sin da subito. Perché, se l’allenatore – putacaso – non vince, vuol dire che: a) non è capace, è un farlocco, un fantoccio messo lì perché raccomandato, è impreparato, inesperto, o semplicemente non capisce un fico secco; b) sarà pure bravo, ma la dirigenza, vuoi mettere? Non gli ha preso i giocatori giusti per il suo modulo, quegli sfaticati, burattini, mezze seghe, teste di legno, incapaci.

Ecco, dunque: tutta colpa del calciomercato, se oggi la gran parte di noi (giornalisti, tifosi, appassionati) guardiamo l’attimo e sentenziamo ogni cosa. Perché se non ci fosse – o se fosse estremamente limitato – parecchie cose sarebbero diverse, e dopo vi dirò il perché. Dunque: la descrizione di cui sopra, cerchiamola di rosso e coloriamola di nero; improvvisamente, quel diagramma esprime la situazione attuale di un Milan che:

  • ha cambiato società;
  • ha cambiato dirigenza;
  • ha speso veramente tanto;
  • ha rivoluzionato completamente la squadra;
  • ha rimediato due sconfitte preoccupanti in sei partite;
  • pensa già di dover cambiare l’allenatore.

Già, cambiare l’allenatore, dopo sole sei giornate: giuro, si parla di Mazzarri, che utilizza il 3-5-2, modulo che con (indovinate cosa?) il mercato fatto dal Milan va a pennello. La notate l’incongruenza? Ve la devo descrivere? Vi sembra normale il tutto? No: per me non è normale, non lo è per nulla. Mettere in discussione Montella dopo sei partite e una rosa che gli hanno stravolto in estate, è pura follia. Il tecnico rossonero avrà i suoi limiti, ma è la pazienza che produce frutti, è la calma che dà risultati, ed è il tempo che premia il lavoro. A dirla tutta, non è neanche fortunatissimo, l’aeroplanino: si trova sotto pressione, con Roma e Inter da affrontare una dopo l’altra, con una sosta nel mezzo, e la Juve fra qualche giornata. In sostanza, non gli è concesso sbagliare, in questa corsa a ostacoli in cui i primi che trova sul suo cammino sono alti sei metri.

Dicevamo, dunque, che “è tutta colpa del mercato perché se non ci fosse, molte cose sarebbero diverse”. E per dimostrare ciò, soprattutto quest’anno, non c’è neanche bisogno di tirare fuori assiomi o teoremi: basta guardare cosa sta facendo il Napoli, che ha blindato i fondamentali, ha sviluppato gli innesti presi con calma, negli anni (da Ghoulam a Zieliński, Da Diawara a Rog), ha comprato ragazzi da far crescere secondo il proprio stile, e i dettami di Sarri (Ounas, Inglese). E fa nulla se in Champions c’è stata una sconfitta, alla prima: bisogna iniziare a vincere in Italia. Poi, pian piano, si passerà all’Europa. Tanto il tempo vola in fretta e per fortuna – nonostante in molti non se ne accorgano – ti dà sempre una possibilità.